2020-10-13
«Minori libere di abortire e di farsi del male»
Francesco D'Agostino, presidente emerito del Comitato nazionale per la bioetica, boccia la pillola dei cinque giorni dopo: «Spinge le ragazze a comportamenti sessuali pericolosi e le carica della responsabilità della contraccezione. Sottovalutato il rischio biologico».Anche le minorenni potranno fare scorta, senza ricetta, della pillola dei cinque giorni dopo. Comoda, a portata di mano, fuori da ogni controllo medico. L'Ulipristal acetato, principio attivo di un farmaco noto con il nome commerciale di Ellaone, definito impropriamente per la contraccezione di emergenza mentre influisce sull'impianto dell'ovulo fecondato e diventa quindi, a tutti gli effetti, un abortivo, è stato presentato come uno «strumento etico», da Nicola Magrini, direttore generale dell'Agenzia italiana del farmaco. Perché «consente di evitare i momenti critici che di solito sono a carico solo delle ragazze», ha spiegato il numero uno dell'Aifa. L'utilizzo di un concentrato di ormoni che impedisce all'embrione di annidarsi, può davvero avere una valenza morale? Lo chiediamo a Francesco D'Agostino, presidente emerito del Comitato nazionale per la bioetica.Professore, è corretto definire etico l'acquisto di un farmaco che rende l'utero inospitale per l'essere concepito?«Meno si parla di etica da parte dell'Aifa, un'agenzia di carattere tecnico scientifico, meglio è. Gli scienziati dovrebbero essere sempre molto prudenti prima di penetrare e sentenziare in questo ambito perché esiste un Comitato nazionale per la bioetica. Bisogna rispettarne le competenze, anche se questo avviene molto di rado».Sulla questione non sarebbe auspicabile un vostro intervento?«Certo, ma siccome faccio parte del comitato fin dalla sua fondazione, so benissimo che su temi di questo tipo difficilmente si raggiungerebbe l'unanimità di posizioni. Da molti anni il Cnb si divide e adotta una metodologia che disapprovo. Si limita a dire che alcuni membri la pensano in un modo, altri in maniera differente senza verificare la consistenza delle motivazioni addotte, perché ritiene che non debbano esserci maggioranze o minoranze in ambito etico». In questo modo però non vengono date risposte.«Infatti, le uniche eccezioni riguardano tematiche che rientrano nel “politicamente corretto", per le quali si forma subito una maggioranza compatta e non è ammesso dissenso. Viene a dir poco esecrato. Mentre su mille altre questioni di etica sociale non c'è convergenza nel comitato. Il risultato è che chi vuole parlare di etica ne parla in totale confusione e inquinamento linguistico. I modelli vanno tutti bene, secondo l'ideologia dell'autodeterminazione».Che non è un'idea di libertà.«No, è uno dei massimi equivoci della cultura contemporanea. Sotto questo paradigma si accettano stili e scelte di vita - pensiamo al consumo degli stupefacenti, all'uso improprio delle arti marziali - a volte paurosamente contraddittori e conflittuali tra di loro. Anche se pochissimi saranno d'accordo, dico che la vera autodeterminazione è quella per il bene: l'unica che merita di essere proposta, sostenuta e tutelata, perché se tolgo il riferimento al bene diventa arbitrio. Il grande problema di oggi è che se faccio una scelta arbitraria, questa può portarmi all'abisso. Bisognerebbe dirlo a gran voce».Torniamo all'aggettivo usato dal direttore dell'Aifa. Se vogliamo, il paradosso è ancor più grande perché un farmaco viene generalmente denominato «etico» quando per comprarlo in farmacia è obbligatorio presentare la prescrizione.«La ricetta non dovrebbe garantire l'eticità del farmaco bensì la relativa innocuità delle sostanze che lo compongono».Proprio per questo sarebbe doveroso ed etico una corretta informazione sui farmaci e dei rischi che comportano.«Sicuramente. Ma accanto al rischio biologico di questa pillola andrebbe valutato il rischio di abortire, cui potrebbero andare incontro le adolescenti. Mi lacera vedere il braccio di ferro tra quanti facilitano l'uso dell'Ulipristal e chi lo contrasta».Non è che le minorenni si sentano più libere di assumere comportamenti sessuali a rischio, tanto c'è la Ellaone?«Non solo. La decisione dell'agenzia scarica ancora una volta sulle donne il problema della contraccezione che, in un contesto di etica presa sul serio, dovrebbe essere valutata e condivisa all'interno della coppia. Il profilattico maschile è ancor oggi la tecnica meno invasiva eppure il consumo è in calo».La 194 consente di liberarsi del figlio indesiderato. È una legge che riconosce il diritto di essere o non essere madre, ignora i diritti del non nato, non si pronuncia sull'eticità della pratica abortiva. «Credo che sia importante ricordare che la 194 non garantisce un diritto all'aborto. Non è vero che consente a ogni donna di abortire. Esiste una procedura che dovrebbe essere sempre governata e illuminata dall'articolo 1 della legge in cui si afferma che lo Stato “tutela la vita umana dal suo inizio". In realtà la 194 dovrebbe giustificare una proibizione all'aborto, quando la donna che ne fa richiesta non motiva adeguatamente le sue ragioni di salute fisica o psichica e non ne discute con un medico. Di fatto, oggi le donne chiedono l'aborto rivendicandolo come diritto perché l'interpretazione di questa legge è stata fatta in chiave completamente libertaria».Visto che si parla di una pillola con un potenziale abortivo che nessuno si prende la briga di contabilizzare, le chiedo: interrompere una gravidanza è eticamente accettabile?«La maggior parte degli aborti sono futili perché potrebbero essere evitati. Il Movimento per la vita da decenni afferma che la legge in vigore andrebbe applicata correttamente, ma nulla viene fatto politicamente e culturalmente. Il Parlamento, in cattiva coscienza, non ha mai provveduto a ritoccare la 194. Nulla decide per aiutare economicamente le donne che si trovano ad affrontare questi tremendi dilemmi. Gli aborti fanno crollare il tasso di natalità in Italia e noi ci mettiamo una pezza con l'immigrazione. Una follia. La battaglia in difesa della vita oggi è purtroppo di assoluta retroguardia».