2023-05-31
Preso minorenne pro Isis: «Stava per agire»
Arrestato a Bergamo un ragazzino italiano di origine straniera che si era radicalizzato online e si preparava per un attacco. Ora che la guerra in Ucraina distrae il mondo, lo Stato islamico si è riorganizzato. E fa proseliti per tornare a seminare morte.La radicalizzazione online, il selfie per il giuramento con la kefiah bianca e rossa a coprirgli il volto, l’addestramento e poi la propaganda, da duro e puro, con foto e video dei combattenti con le bandiere nere. Finché non si è sentito pronto per l’azione. E, stando agli investigatori della Digos e del Servizio per il contrasto all’estremismo e al terrorismo esterno della Direzione centrale della polizia di prevenzione, che lo hanno fermato su disposizione della Procura per i minorenni di Bergamo, stava progettando di mettere in atto, non distante dall’abitazione della sua famiglia, un attacco esplosivo incendiario. In nome del Califfato. E delle idee estremiste che si era ficcato nella testa. Il baby jihadista, minorenne, italiano d’origine straniera, era residente in provincia di Bergamo. È indagato per associazione con finalità di terrorismo, addestramento, apologia e istigazione a delinquere aggravate. Gli investigatori, grazie anche al contributo dell’ingelligence, sono risaliti a lui mentre indagavano su una rete di giovani internauti sostenitori del Daesh, alcuni dei quali arrestati nelle scorse settimane tra l’Europa e l’America. L’attività investigativa ha analizzato il rapido processo di radicalizzazione violenta del ragazzo, che ha subito cominciato a pubblicare sui suoi social video di stampo jihadista riconducibili all’Isis. Su pc e smartphone conservava contenuti prodotti dalla macchina della propaganda dello Stato islamico, tra i quali video di esecuzioni e manuali per l’uso delle armi e per il confezionamento di ordigni, che diffondeva anche sulla rete, esortando le nuove leve del Califfato a passare all’azione. Poi, si è scoperto, avrebbe elaborato nei minimi dettagli il progetto di un attentato incendiario nella zona in cui vive, con tanto di mappa con la geolocalizzazione degli obiettivi. L’azione di propaganda dell’Isis sulle giovani menti continua a raccogliere frutti.Sempre a Bergamo, nel 2015, era stato fermato in aeroporto, mentre era in partenza per Malta, un ragazzino siriano di 15 anni con documenti falsi che attestavano la maggiore età e con un telefono cellulare zeppo di foto e video della propaganda jihadista. Con lui c’era un connazionale trentenne, che poi è stato condannato per il possesso dei documenti falsi e per ricettazione. La provincia di Bergamo è da tempo considerata dall’intelligence italiana un’area particolarmente calda per il rischio di infiltrazione del terrorismo islamico. Soprattutto in un momento delicato come quello attuale. Lo scorso febbraio, nella Relazione annuale sulla politica dell’informazione per la sicurezza, si evidenziava in Italia «il persistere di fattori di rischio, esogeni ed endogeni, legati all’estremismo sunnita». Il rapporto inoltre metteva in risalto come «la destabilizzazione delle infrastrutture securitarie, in quei teatri di crisi all’estero dove più radicato è il terrorismo jihadista», alimenterebbe «l’incognita di possibili infiltrazioni da parte di soggetti controindicati, intenzionati ad approfittare dell’intensificarsi delle spinte migratorie lungo le rotte marittime e terrestri in direzione del nostro Paese». Approfittando dell’emergenza pandemica prima e della guerra in Ucraina poi l’Isis si è riorganizzato nel Siraq dove controlla nuovamente piccole aree di territorio. I cambiamenti hanno interessato anche la catena di comando nonostante le continue uccisioni dei suoi leader e comandanti locali. Lo sforzo più grande però è stato fatto nel costruire una nuova narrazione utile a fanatizzare sbandati musulmani di ogni tipo e grandissima attenzione viene riservata ai giovani e giovanissimi ai quali vengono di continuo mostrati video di loro coetanei che decidono di immolarsi per la causa jihadista. I risultati nell’ultimo anno in Europa non sono certo mancati tanto che sono decine i casi di minorenni sospettati e talvolta arrestati per reati legati al terrorrismo. Lo scorso 7 aprile nel villaggio di Rosenau (Alto Reno) la Direzione generale della sicurezza interna francese (Dgsi) ha fermato un ragazzo di soli 14 anni sospettato di voler preparare un’azione violenta in nome dell’Isis. A causa della sua giovane età la sua custodia è durata solo 48 ore, ma il ragazzo abilissimo con le sostanze chimiche, stava per entrare in azione. Un mese prima ad Anversa quattro giovani (due minorenni) erano stati arrestati perché sospettati di preparare attacchi e in particolare il loro obiettivo principale era quello di assassinare il sindaco di Anversa Bart De Wever (N-va) e attaccare gli uffici di polizia. Clamoroso invece l’arresto di sette giovani radicalizzati, alcuni dei quali appena diventati maggiorenni il 18 novembre 2022, a Strasburgo, tutti sospettati di aver preparato un’azione violenta. La propaganda jihadista corre sulle strade digitali del Web, con i canali Telegram, le chat riservate su Whatsapp, su Facebook, Twitter e persino su Tik Tok. Una volta attirato nel circoli jihadisti per il giovane scatta l’incontro con il «cattivo maestro» che gli mostra la strada che lo porterà alla gloria e che passa necessariamente dal martirio. A proposito di giovani radicalizzati, in pochi ricordano la storia di Victor Kristensen ventenne di Aarhus (Danimarca) che fu uno dei primi foreign fighters a morire in un attentato suicida per lo Stato islamico in Iraq. Si era convertito all’età di 17 anni. Un’età delicata. Sulla quale l’Isis, grazie alla potentissima azione di propaganda messa in campo, sta puntando per reclutare, anche in Europa, le nuove leve della guerra santa.
Tedros Ghebreyesus (Ansa)
Giancarlo Tancredi (Ansa)