2024-08-25
Davanti alle minacce del nuovo Pci la sinistra resta muta
Maurizio Molinari, direttore del quotidiano «La Repubblica»
I giornali progressisti coprono la lista di cronisti e imprenditori indicati come bersagli. Per loro il problema è il saluto romano.Lista di proscrizione? E va beh. Che cosa volete che sia? Maurizio Belpietro, Paolo Del Debbio, Mario Giordano? Se anche qualcuno li indica come bersagli, dov’è il problema? E poi altri giornalisti, intellettuali, politici, imprenditori? Anche loro nel mirino? Pazienza. Minimizzare, colleghi, minimizzare. La parola d’ordine è: chissenefrega. I (nuovi) compagni che sbagliano del (nuovo) Partito comunista non possono mica essere demonizzati come fossero dei ragazzi di Gioventù nazionale che fanno il saluto romano. Sì, lo sappiamo che questi neo comunisti sono collegati con i Carc, lo sappiamo che i Carc sono già stati condannati per azioni violente, lo sappiamo che indicare qualcuno da colpire ai Carc non è tanto bello perché quelli a volte lo fanno davvero, e sappiamo pure che il linguaggio usato in quel documento somiglia incredibilmente a quello delle Brigate rosse. Ma non vorrete mica dire che è un rischio per la democrazia? Avanti, colleghi, continuiamo a dare la caccia a qualche ragazzino un po’ brillo che fischietta «Giovinezza, primavera di bellezza». Quella sì, una vera minaccia per tutti noi. Vi ricordate i tempi dell’eskimo in redazione, quelli in cui la Brigate rosse erano sedicenti, perché in realtà i terroristi possono essere solo neri, e la violenza che scuote le istituzioni non arriva mai da sinistra, ma solo da destra? Ecco: non è cambiato nulla. Sono mesi che i segugi dell’antifascismo in servizio permanente effettivo vanno a caccia di ogni braccio che si tende anche solo per salutare la mamma sul balcone, trasformandolo in un chiaro segnale dell’avanzata delle legioni in orbace e fez, e generando così scandalo e clamore collettivo. Poi succede che un gruppo comunista che è esplicitamente legato a una formazione come i Carc, da sempre ai confini con l’eversione, pubblica una lista di persone indicandole come «agenti del sionismo» e trasformandole in bersagli mobili, e l’opinione pubblica che conta che fa? Alza le spalle, sbuffa, si gira dall’altra parte. Fa finta di niente. Che cosa volete che sia? Ma su, dai, non esageriamo. Sarà mica da prendere sul serio? Vuoi mettere con il busto di Mussolini in casa di La Russa? Quello sì che è vero pericolo per la democrazia. Mica i Carc che prendono la mira. Questo atteggiamento (parola d’ordine: chissenefrega) è dimostrato dal trattamento ricevuto dalla notizia ieri sui grandi giornali. Tutti muti, o quasi. Il Gran Premio del Mutello è stato vinto a mani basse da Repubblica che ha miracolosamente condensato la lista di 131 nomi in un minuscolo boxino di appena 74 parole. Un vero record mondiale. Per altro le 74 parole (settantaquattro di numero) erano affogate a pagina 10, in mezzo a un profluvio di parole (oltre 2.000) dedicate al caso Acca Larentia, sede di un’associazione di destra comprata con una parte dei soldi della fondazione di An. Il fatto che ad Acca Larentia siano stati uccisi tre giovani militanti del Msi rende il tutto più surreale: Repubblica si scandalizza che i soldi di una fondazione di destra servano a comprare un luogo simbolo in cui la destra ricorda le vittime della violenza della sinistra. E non si scandalizza invece di quella sinistra che la violenza continua a diffonderla. Ho fatto anche il conto in battute: 516 caratteri per le liste di proscrizione del Partito comunista. Oltre 13.000 per il regolare acquisto di una sede da parte della fondazione di An. Ventisei volte di più. E dire che il direttore di Repubblica, Maurizio Molinari, è pure lui nella lista… Il fatto è che è più forte di loro: quando la minaccia arriva dal fronte che si dice comunista, non sembra loro una minaccia. Al massimo, una ragazzata. E così la notizia sparisce. Nel Gran Premio del Mutello si segnalano risultati da podio per Il Messaggero (appena 132 parole per liquidare il tutto) e Avvenire (meglio ancora: solo 91 parole). Il quotidiano cattolico si distingue per altro con un titolo meraviglioso: «Sul Web liste pro Israele». Come se le liste comparissero sul Web di loro spontanea volontà e come se indicare qualcuno come bersaglio fosse un modo per essere «pro». Soprattutto: via dal titolo la parola comunisti, altrimenti che cattolici siamo? In ogni caso sui giornaloni mainstream nessun editoriale, nessun commento indignato, nessuna intervista allarmata. E nessuna notizia in prima pagina, dove trovano invece grande spazio i signori Emma Maria Mazzenga e Angelo Squadrone, campioni della corsa a 90 anni (Corriere), l’imperdibile Sarajevo film festival (Avvenire) e i 30 anni della sitcom Friends (Repubblica). Per loro c’è posto. Per le liste d’odio del nuovo Partito comunista, no. Ora: provate a immaginare che cosa sarebbe successo se a pubblicare un elenco di nomi, indicandoli come possibili bersagli, fosse stato un qualsiasi minuscolo gruppetto di destra. Anche senza i collegamenti con ambienti eversivi strutturati, come sono a sinistra i Carc, e anche senza quel linguaggio da bollettino delle Br che hanno usato i nuovi compagni. Ebbene: che cosa sarebbe successo? Lo sapete: pianti, strepiti, cortei, telegiornali unificati, sincero allarme democratico, manifestazione in piazza, mobilitazione nazionale contro il grande pericolo che corre la democrazia. Ecco, invece oggi niente di tutto questo. Oggi abbiamo il Gran Premio del Mutello e le liste «pro Israele». Non è straordinario? A me verrebbe persin da ridere se non avessi un po’ paura. Delle minacce? Macché. Come ha scritto ieri Paolo Del Debbio non ci spaventiamo certo per la stupidità di chi pretende di fare prescrizioni. Piuttosto, ci spaventiamo per la stupidità di chi pretende di fare informazione.
Jose Mourinho (Getty Images)