2019-12-24
Minacce di morte contro il questore che mette al fresco i killer di Pamela
Antonio Pignataro è stato nominato capo della polizia di Macerata dopo il caso della diciottenne massacrata dai pusher nigeriani. La mala ha riempito la città di scritte minatorie, che il Comune di sinistra non cancella. Tocca a Matteo Salvini - ad Ancona per iniziare la conquista delle Marche alle elezioni della prossima primavera - pronunciare parole di solidarietà per il questore di Macerata, Antonio Pignataro, bersaglio - ormai da quasi due anni - di continue minacce, anche di morte. Con lui ce l'hanno gli spacciatori, ce l'hanno i gestori dei negozi di cannabis light che (primo esponente delle istituzioni in Italia) ha fatto chiudere, ce l'ha con lui quel sottobosco che si nasconde dietro la movida universitaria e fa transitare da Macerata e provincia un fiume di droga. Con lui ce l'hanno, anche se non escono allo scoperto, i portabandiera dell'immigrazione incontrollata (con la quale da queste parti in parecchi hanno fatto buoni affari). Anche la sinistra guarda di traverso Pignataro. È un questore scomodo perché con gli arresti, i sequestri e la lotta dura contro i pusher extracomunitari ha rotto l'incantesimo della provincia di sinistra solidale e politicamente corretta. Ogni mese, da quasi due anni, sui muri di Macerata compaiono scritte del tipo: «Pignataro muori», «Pignataro mafia». Le ultime: «Pignataro uguale Casamonica», non sapendo che il questore, a Roma, è stato il primo nemico del clan. Paolo Arrigoni, senatore e commissario della Lega nelle Marche, ha dichiarato: «La Lega sostiene convintamente Pignataro». Forse non gli ha reso un buon servizio, perché dopo questa dichiarazione dal comune non è arrivato un fiato. Il sindaco Romano Caracini, peraltro accomunato a Pignataro in uno dei manifesti contro i «cacciatori di droga», tace. Continua a sostenere che a Macerata non ci sia un pericolo droga: sono le destre «ad alimentare la paura». Ciò che non va giù a Carancini - il Pd non lo ama più e sta per finire i suoi due mandati - è che dopo il delitto Mastropietro e il raid di Luca Traini la Lega sia passata dal 4% al 38% in città e abbia puntato l'indice contro una politica d'immigrazione - per anni - fuori controllo. La provincia di Macerata è terza in Italia per spaccio di droga e la Dia (Direzione Investigativa Antimafia) continua a scrivere nei rapporti che qui s'è radicata la mafia nigeriana. Le minacce contro Pignataro sembrano eterodirette, messe insieme da chi ha interesse a cacciare questa sentinella della legalità arrivata a Macerata dopo gli spari di Luca Traini, dopo l'orribile fine di Pamela Mastropietro. Pignataro fu spedito in città per ristabilire l'ordine all'indomani di quel delirio. È arrivato il 12 febbraio del 2018, quattro giorni dopo che Andrea Orlando (Pd) allora ministro della Giustizia, nulla disse su Pamela, la diciottenne fatta a pezzi da Innocent Oseghale - nigeriano che sta scontando l'ergastolo - però in visita ai feriti impallinati da Luca Traini sentenziò: «Non ho sentito la solidarietà ai migranti». Pignataro ha agito col piglio di chi, fino al giorno prima, dirigeva a Roma la centrale nazionale antidroga. In meno di due anni ha fatto centinaia di arresti, sequestrato quintali di stupefacenti, scoperto che Innocent Oseghale dirigeva insieme a due suoi complici (Lucky Awelima e Desmond Lucky, prima comparsi poi espunti dall'inchiesta sulla Mastropietro) una vasta rete di spacciatori, tutti nigeriani. Lo disse appena arrivato, accolto da una sinistra speranzosa che invece si è trovata con un questore scomodo: «Dopo Pamela e Traini la città è cambiata, ma io non darò tregua agli spacciatori». E lo ha ribadito anche due giorni fa: «Nessuna minaccia può ostacolare il mio impegno contro lo spaccio e ogni forma d'illegalità. Tali scritte rappresentano un motivo maggiore al fine di salvare qualche giovane vita dalla tossicodipendenza ed evitare alle famiglie dolori e tribolazioni. Il male dei nostri giorni, lo dico con le parole del capo della polizia Franco Gabrielli, è l'indifferenza, per questo continuerò a svolgere il mio lavoro con disciplina e onore per tutelare le giovani generazioni». Uno degli obiettivi di Pignataro, che dopo l'indagine su Oseghale ha scoperto che a Macerata c'era un altro filone di narcotraffico gestito da nigeriani (12 arresti, tra cui anche un richiedente asilo, Happines Uwagbale, che si sospetta sia elemento di spicco del clan), è colpire gli spacciatori davanti a scuole e supermercati. Ci sono arresti ogni giorno. È uno stillicidio e uno schiaffo alla sinistra che governa la città. La prova? Quando Giorgia Meloni - a Macerata una settimana fa - ha lanciato la sua campagna antidroga, l'hanno accolta con cartelli di scherno sul caso della mafia nigeriana. Mentre sui muri dai Macerata nessuno ha ancora cancellato quelle scritte «Pignataro muori».