2019-03-02
Minacce di morte al leader del Family day
Azione squadrista dei centri sociali a un incontro pro life a Firenze. Prima hanno esposto uno striscione che invocava una nuova piazzale Loreto per Massimo Gandolfini. Poi l'hanno seguito e insultato. Solo le forze dell'ordine hanno evitato lo scontro fisico.Manifestano contro la violenza, ma inneggiano alla morte di chi non la pensa come loro. Il cortocircuito del pensiero unico, animato da centri sociali, sigle pseudo femministe e il variegato mondo arcobaleno è tornato a mostrare il suo vero volto giovedì pomeriggio a Firenze, dove un gruppo di sedicenti «transfrocie antifasciste» ha contestato l'iniziativa «Ripartiamo dalla famiglia e dalla vita» e alla quale ha partecipato il leader del Family day, Massimo Gandolfini.E proprio il neurochirurgo bresciano a capo del movimento familiare italiano è stato il bersaglio principale della cagnara organizzata fuori dal teatro Remis da decine di esponenti dell'estrema sinistra fiorentina e del femminismo radicale. È successo quindi che un evento di pacifiche realtà pro life e pro family si sia potuto svolgere solo grazie a un discreto spiegamento di forze dell'ordine, alcune delle quali in tenuta antisommossa. Tuttavia nulla ha impedito che uno striscione che invocava la morte di Gandolfini abbia fatto bella mostra di sé per tutta la durata del convegno. La scritta nera e viola su sfondo bianco firmata dalle transfrocie appesa sulle pareti esterne del teatro recitava così: «Contro la violenza di genere e confini, abbattiamo il patriarcato, appendiamo Gandolfini». Forse è inutile spiegare l'evidente riferimento alla «soluzione» piazzale Loreto, tanto cara ai gendarmi del politicamente corretto che considerano un nemico da eliminare fisicamente chiunque si dissoci dai dogmi progressisti. Infatti solo chi è accecato dalla più bieca ideologia può sentirsi impunito e legittimato a minacciare violenza contro qualsiasi avversario. La medesima intimidazione, ma di segno opposto avrebbe provocato lo sdegno di tutte le autorità locali e nazionali, con tanto di interrogazioni parlamentari e azioni repressive delle autorità competenti. E invece no in Italia esistono ancora centri sociali e sigle estremiste che godono di un'agibilità senza pari e usano violenza e prevaricazione come consueti metodi del loro modo di fare politica, soprattutto se si tratta di silenziare chi promuove principi «pericolosi» come il diritto di ogni donna e bambino a non essere merce in vendita. Gandolfini ha inoltre raccontato alla Verità che solo la scorta della polizia gli ha permesso di allontanarsi dalla sala al termine del convegno. Il gruppo di esagitati ha infatti raggiunto il professore anche presso l'uscita secondaria dove gli agenti lo hanno condotto nella speranza di passare inosservati. «Prima di raggiungere la macchina sono stato ricoperto di insulti e solo il pronto intervento della polizia ha evitato che venissi a contatto con i contestatori», ha riferito il leader del Family day. Oltretutto l'evento è stato disturbato durante tutto il suo svolgimento dal rumore di tamburi e cori provenienti dall'esterno. «Dentro il teatro ci siamo chiesti perché veniva tollerato tutto questo e perché non venissero dispersi i centri sociali», ha detto ancora Gandolfini, «probabilmente la polizia ha voluto evitare che il clima si surriscaldasse ulteriormente». Il presidente del Family day si indigna però rispetto all'atteggiamento ipocrita di certi ambienti culturali che esprimono a corrente alternata la loro condanna contro il cosiddetto «clima d'odio». «Pensate se facessimo noi una contestazione con scritto “appendiamo Luxuria", il giorno dopo la magistratura scioglierebbe il Family day», spiega ancora Gandolfini, «quando parliamo di dittatura del pensiero unico intendiamo proprio questo, se uno si esprime nei binari di una certa ideologia allora può dire di tutto altrimenti rischia la galera». L'episodio ha comunque suscitato la reazione di tutte le sigle che compongono il Family day. «Il vergognoso striscione che esorta ad appendere Gandolfini è il miglior esempio di quanta inciviltà, violenza ideologica e intolleranza culturale si celi dietro a certe pseudo battaglie per i diritti civili», hanno commentato Toni Brandi e Jacopo Coghe, presidenti di Pro Vita e Generazione famiglia. «Quale micidiale ictus intellettuale ti porta a scrivere “Appendiamo Gandolfini" subito dopo aver scritto “contro la violenza"», fa notare Filippo Savarese, responsabile di CitizenGo Italia. Queste associazioni chiedono alle famiglie di stringersi attorno a Gandolfini partecipando alla marcia di Verona del 31 marzo che chiuderà il Congresso mondiale delle Famiglie che si terrà nella città scaligera. Solidarietà a Gandolfini arriva anche dalla politica. Il deputato fiorentino di Fratelli d'Italia Giovanni Donzelli, che era presente alla conferenza, sostiene che «i centri sociali dovrebbero essere tutti rasi al suolo». «Adesso sono arrivati anche a minacciare di morte chi si macchia dell'orribile crimine di battersi per i valori della famiglia e della vita». Sostegno e vicinanza sono stati espressi anche dal presidente di Fdi, Giorgia Meloni, che ha usato durissime parole di condanna contro i contestatori: «Se non la pensi come loro e difendi la vita e la famiglia allora meriti di finire appeso. Mi fate schifo». Vicino al neurochirurgo anche il senatore della Lega Simone Pillon: «Queste non sono critiche politiche, ma intimidazioni e minacce di morte per una persona che da sempre si batte per difendere la famiglia e la vita. Questi gesti non trovano alcuna giustificazione: se pensano di intimidirci, si sbagliano di grosso».