2024-04-06
La statua della maternità è «divisiva». La Milano del gay pride la censura
Beppe Sala. Nel riquadro la statua «Dal latte materno veniamo» di Vera Omodeo (Ansa)
Una commissione del Comune boccia l’esposizione della scultura di una donna che allatta: «Non è un valore universale». Il sindaco Sala si dissocia, ma la decisione è figlia di un’ideologia che lui stesso ha alimentato.Eh, no signor sindaco Giuseppe Sala detto Beppe, così ci delude. Ma come? La commissione Cultura del comune dice no alla collocazione di una statua dedicata alla maternità in una piazza cittadina perché si tratta di «valori non condivisi da tutti, meglio un luogo chiuso» (parole espresse da qualcuno della commissione) e lei dice che non è d’accordo e che la commissione deve ripensare la decisione? Eh no, con tutto quello che lei ci ha detto sulle cose divisive, le manifestazioni a go go da lei benedette tutte a senso unico su questi temi, e poi, sul più bello, ci delude? Lei è un incoerente, mi scusi se glielo dico, ma io sono stato talmente ammirato in questi anni della sua coerenza, pur non condividendo una mazza di quello che ha fatto, che francamente quando ho letto l’agenzia in cui lei si ritrae sono rimasto deluso. Ho detto fra me e me: «Sala non è più Sala, è diventato un salottino (naturalmente con divieto di fumo, se no si inquina)». Sala a parte, occupiamoci di questa commissione, ma soprattutto della maggioranza della commissione che appoggia la giunta Sala, qualcuno avrà pure avuto questa idea di non esporre in pubblico la scultura realizzata in bronzo a grandezza naturale da Vera Omodeo e intitolata «Dal latte materno veniamo». Ma non basta, la commissione di esperti incaricata di valutare le proposte di collocazione delle opere d’arte negli spazi pubblici di Milano ha scritto così: «La scultura rappresenta valori certamente rispettabili ma non universalmente condivisibili da tutte le cittadine e i cittadini, tali da scoraggiare l’inserimento nello spazio pubblico» suggerendo di darla a un istituto privato, ad esempio un ospedale o un istituito religioso, all’interno del quale sia maggiormente valorizzato il tema della maternità qui espresso con delle sfumature squisitamente religiose. Le osservazioni da fare sono poche ma consistenti.La prima. Probabilmente i membri della commissione di esperti e anche quelli della commissione Cultura del comune di Milano sono tutti stati allattati col biberon e quindi freudianamente il distacco è stato dall’arnese e non dalla madre. Evidentemente capiscono male il concetto di maternità perché non sono stati colpiti dal triangolo edipico ma dal cilindro biberonico. E questa è una prima ipotesi. La seconda. Consiglierei al comitato di esperti e alla commissione comunale di visionare tutte le maternità esposte nei diversi luoghi di cultura, chiese, cappelle, cappelline, marginette, musei, pinacoteche per recensire tutte le maternità che vi sono esposte e predisporre un provvedimento comunale col quale si coprono tali immagini, sculture o affreschi con degli appositi teloni bianchi con scritto «immagine coperta perché ritenuta divisiva». Questa è coerenza. Come può essere lasciata visibile, solo ad esempio, la maternità di Gaetano Previati esposta alla Galleria d’Arte moderna di Milano arrivata proprio due anni fa? E cosa dire di quella del Segantini sullo stesso tema? Ohibò, ma siamo tutti impazziti? Vogliamo rendere i musei e le gallerie luoghi di divisione? Vogliamo offendere la sensibilità di qualcuno che pensa che la maternità sia un fatto solo culturale e che forse pensa che i bambini vengano partoriti da enti soprannaturali e non da donne in carne e ossa? Dai, su, muovetevi, togliete questi oltraggi dalla vista di tutti, il sindaco è incoerente ma voi siate coerenti fino in fondo. Vi sarà facile perché il fondo lo avete già toccato. La terza. La maternità è una questione culturale o biologica? Esclusa la tesi del biberon rimane la tesi del cretino, essere, anzi ente, evidentemente mal pensante, meglio pensante male, fino ad arrivare a confondere una statua rappresentante un fatto biologico-esistenziale certo, appurato da secoli, presente anche nella specie animale non razionale, ben prima dell’homo erectus, dicevamo, confondere questo con qualcosa che possa dividere, e dunque emarginare gruppi di persone, in quanto offese dalla visione di un fatto, non di un’idea. Cosa avrebbe dovuto fare Vera Omodeo, tra l’altro scomparsa da poco, per scolpire qualcosa di non divisivo? Mettere un biberon in mano alla figura femminile? Come ci si può dividere su qualcosa di naturale ed evidente? Allora eliminiamo i globi terrestri perché offendono i terrapiattisti. Eliminiamo tutti i dipinti che contengono carne posta in piatti e raffiguranti persone che la mangiano perché sennò offendiamo i vegetariani o i vegani. La quarta. Il lavoro da fare per questa commissione, consistente nel coprire con teli bianchi le varie maternità, è veramente cospicuo. Basti pensare che una madre che allatta al seno la propria creatura, nella Chiesa cattolica, è l’immagine stessa della tenerezza. Nelle chiese si trovano le cosiddette Madonne del latte, nella Brianza e nel Triangolo Lariano si trovano immagini col culto della Virgo lactans o Maria lactans. Qui devono convincere i vescovi che la questione della maternità è una questione divisiva. Non si scoraggino, qualcuno lo trovano di sicuro e potrebbero trovare consensi anche molto in alto.
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