2024-12-18
Milano sprofonda e Sala si dà al gin tonic
Il sindaco di Milano Giuseppe Sala (Getty Images)
In un recente video diffuso sui social il sindaco racconta della sua passione per i cocktail, preparati nella sua casa al mare. Nulla di male, ma inquieta che un primo cittadino balbetti di fronte alle rivolte etniche e poi si dilunghi in ricette da barman.Milano precipita nella classifica delle città in cui si vive meglio e schizza in quella dei centri con il maggior numero di reati? Il sindaco del capoluogo lombardo ci beve su e si consola con un gin tonic. Negli anni Beppe Sala ci ha abituato a discorsi con cui nega l’evidenza, come quella volta che parlando di sicurezza spiegò che si trattava di percezione e non della realtà. Tuttavia, nessuno poteva immaginarsi che mentre le graduatorie segnalano un arretramento della metropoli in termini della qualità della vita, lui si trasformasse in barman, spiegando come si prepara un cocktail. Nei giorni scorsi, su Instagram, il sindaco ha confidato di essere «un mago del gin tonic e di una serie di altri cocktail». Per lui il massimo della vita non è risolvere i problemi della città che gli elettori gli hanno affidato otto anni fa, ma fare il bartender. Seduto nel salottino damascato di Palazzo Marino, sede del Comune, ha confessato che «la libidine vera è uscire sul retro della cucina della sua casa in Liguria», dove ha una pianta di limoni e una di rosmarino, e prepararsi un gin tonic. «Per me è un rito», ha raccontato al suo astemio interlocutore.Ovviamente non abbiamo nulla contro il rito degli aperitivi e men che meno vogliamo impedire di rilassarsi con il bicchiere in mano (augurandoci che poi non ci si metta al volante, visto le multe introdotte dal nuovo codice della strada). E però forse ci piacerebbe che invece di parlare di come si mesce il gin e si preparano scorze di limone, Sala ci spiegasse come intende risolvere i problemi della città. Nonostante da anni faccia spallucce e risponda con supercazzole, tipo quelle sciorinate dopo i disordini scoppiati in uno dei quartieri di Milano in seguito alla morte di un giovane immigrato (»i problemi sono complessi», «nelle case popolari vivono persone disagiate»), da un sindaco ci si aspetterebbe che prima o poi affronti gli argomenti, decidendo come risolverli, non che si prepari un gin tonic dal gusto un po’ esotico usando distillati giapponesi. Ma Sala, il primo cittadino che piace alla gente che piace, è fatto così. Lui alle scelte radicali preferisce quelle radical chic, alla vita in trincea la dolce vita, all’efficienza l’avvenenza, che in inglese si traduce con glamour, proprio come lui. Per questo ama farsi fotografare con il calzino che occhieggia al movimento Lgbt e sul sellino di una bicicletta: molto cool. Per la stessa ragione si sottopone alle interviste sulla panchina, convinto che sedersi in piazza o in un parco equivalga a mettersi allo stesso livello dei cittadini.È a forza di stare all’aperto che dev’essergli venuta l’idea di vietare il fumo sulla pubblica via, multando fino ad un massimo di 240 euro chiunque non stia alla larga dal prossimo per almeno dieci metri. Gli spacciatori e gli scippatori possono circolare liberamente, anche avvicinarsi ai milanesi, perché sono soltanto una percezione. Ai fumatori invece è concesso il diritto di passeggiare, ma in libertà vigilata e nel caso si approssimino troppo a qualche altro essere umano ecco pronta la sanzione. Come ebbe a dire tempo fa, il sindaco del capoluogo lombardo si sente verde. A dire il vero lui è verde quando serve, giallo se tira aria di una rifondazione grillina con Luigi Di Maio, e democristiano all’occorrenza, nel caso si renda necessario un centro che faccia da stampella alla sinistra. In ogni caso Sala è un federatore. Di che cosa non si sa, forse di sé stesso. Probabilmente vorrebbe federare gli elettori, per riuscire a fare qualche cosa appena sarà costretto a lasciare la poltrona di Palazzo Marino, al termine del suo secondo mandato. Al momento, tuttavia, nessuno sembra dargli molto credito, al punto che nelle ultime interviste il sindaco glam-dem-green e lib si è mostrato spazientito. Prima con il Pd, reo di aver qualche dubbio sulla legge ad personam che dovrebbe salvare i pasticci urbanistici della sua giunta. La Procura di Milano ha indagato costruttori e funzionari, per grattacieli tirati su senza concessione edilizia. E siccome il rito ambrosiano che consentiva di trasformare garage in edifici di dieci piani oggi è sul banco degli imputati, con oltre 150 cantieri fermi, serve una sanatoria, che qualcuno ha ribattezzato «Salva Milano», ma nei fatti è solo una «Salva Sala». Visto però che nel Pd e a sinistra di votare il maxi-condono non hanno voglia, il sindaco ha alzato la voce, definendo «inaccettabili» i dubbi. Del resto, questo è il suo modo di ribaltare la realtà. Se i pm indagano tecnici comunali e assessore per la morte di una ciclista, sostenendo che le piste dedicate alle due ruote sono pericolose, Sala non se la prende con chi le ha progettate esponendo i cittadini ai rischi, ma con chi indaga, spiegando che se questo è l’atteggiamento dei magistrati non si faranno più piste ciclabili. Per altro è quel che ha detto anche per i cantieri: se si devono ottenere delle concessioni edilizie per riqualificare la città, lo sviluppo della metropoli si ferma. Purtroppo, di questi tempi tutto sembra andargli di trasverso, perfino il traffico, che nonostante aree C e aree B, pagate a caro prezzo dagli automobilisti, continua ad aumentare, proprio come l’inquinamento. Sì, a Milano tira proprio una brutta aria. Sarà per questo che il sindaco ci beve su? In attesa che qualche cosa si muova – magari una candidatura per un importante incarico adatto al suo livello – si fa un gin tonic. Ma mi raccomando, scrutando il tramonto dalla collina che dirada verso il mare. Molto chic. Anzi, molto radical chic.
Jose Mourinho (Getty Images)