
Il sindaco Giuseppe Sala vuole ridurre le macchine in circolazione. Così pensa di vendere i pass per parcheggiare l’auto anche a chi vive in città.Con la scusa dell’ambiente e dei cambiamenti climatici, sembra che Milano debba per forza diventare una città per pochi possidenti: bici oi scooter elettrici in settimana e macchinone elettrico in garage per il weekend.L’ultima mossa lungo questa strada è far pagare la sosta delle macchine anche ai residenti, anche se ne hanno solo una. L’ipotesi è contenuta nel nuovo Piano generale del traffico urbano e farà discutere, perché definirla impopolare è poco. Ma intanto il Comune guidato da Giuseppe Sala vuol far passare il messaggio che la seconda macchina non conviene, rispetto ai mezzi pubblici, e che anche la prima va quantomeno cambiata. Perché le tariffe del pass saranno ovviamente diverse a seconda di quanto il veicolo inquina (almeno secondo le omologazioni). Per inquadrare il problema, e capire a che cosa punta l’amministrazione cittadina, è utile partire da qualche numero. A Milano l’offerta complessiva di posti auto supera le 380.000 unità, così suddivise: 300.000 posti sulle strade; 39.700 nei parcheggi pubblici e oltre 42.500 in strutture private. Con questa dotazione si possono accogliere ogni giorno 45.000 macchine che vengono da fuori città, ma ne restano fuori 180.000. Una mente semplice direbbe che, almeno in parte, andrebbero costruiti più parcheggi, o ridotti gli arrivi. Almeno finché non si stabilisce che possedere un’automobile, bene che rende assai a Stato ed enti locali in termini di tasse e balzelli vari, è un reato o comunque un grave disvalore.Invece a Milano si pensa di punire i residenti, anche se magari tengono la macchina ferma e non danno fastidio a nessuno. Uno degli obiettivi dichiarati del Piano è proprio ridurre in assoluto il numero delle vetture in circolazione per la bella Milano che ha in mente Sala, tutta smart, light e green. E un po’ costosetta, ovviamente. Così, nel documento, si legge anche questa ipotesi: «Trasformazione progressiva di tutte le autorizzazioni alla sosta su strada in pass onerosi con modulazioni basate sulle caratteristiche dell’utenza e delle classi dei veicoli (…) Tale provvedimento è coerente con l’obiettivo del Piano urbano della mobilità e del Piano aria clima». È bene precisare che nulla è stato ancora deciso e questa è l’ipotesi più estrema. Perché ce n’è anche una che prevede il pagamento della tassa solo sulle seconde macchine, un provvedimento che riguarderebbe 80.000 milanesi. Oggi la sosta è gratis e, per ogni macchina si può avere, un permesso di parcheggio in zona, agganciandolo alla patente di un familiare. Ovviamente l’ipotesi più radicale è quella che allarma di più, anche se par di capire che le tariffe sarebbero in qualche modo modulate su tipo di auto e sugli utenti. Arianna Censi, assessore alla Mobilità, ha provato a minimizzare con queste parole: «È un’ipotesi. Ho chiesto ai tecnici di produrmi tutti gli scenari possibili e tutti i risultati ipoteticamente attendibili: il pass oneroso per la seconda auto, il pass oneroso per tutti e per nessuno. Poi la politica, sulla base dei dati oggettivi, deciderà che strada prendere. Al Consiglio comunale voglio dare tutti gli scenari possibili». Sarà, ma intanto siamo di fronte a qualcosa che è più di un ballon d’essai e la promessa di valutazioni politiche «oggettive» garantisce un bel nulla. Viene anche fatta circolare la considerazione che, insieme ai pass a pagamento, si interverrebbe positivamente sulla sosta dei residenti, magari cambiando e ampliando le strisce gialle, e si avrebbe in generale una gestione più ordinata. Il tutto dimenticando che, contro la sosta selvaggia, la prima arma è quella delle multe e del presidio delle strade. Sempre scorrendo il nuovo Piano, si scopre che il Comune pensa di ampliare gli orari e i giorni della sosta al di fuori della cerchia filoviaria e intende rimettere mano, in qualche modo indefinito, al piano dei parcheggi.L’obiettivo della giunta Sala resta passare in dieci anni da una media di 50 auto per cento abitanti a un numero di 40. Come si vede, mettere a pagamento la sosta dei residenti sarebbe perfettamente coerente. E nello stesso segno, quello di disincentivare l’uso delle macchine, va anche l’estensione sempre maggiore delle aree dove si dovrà guidare a 30 chilometri orari. C’è, infine, da ricordare che dal primo ottobre scorso nell’Area B di Milano non possono più circolare i veicoli fino all’Euro 5 diesel. Insomma, anche il nuovo Piano del traffico sembra andare in una direzione ben precisa, che è quella di aumentare il costo del vivere a Milano, con la scusa di migliorare l’ambiente. Il sindaco Sala aumenta divieti e pensa a nuove tasse. Vuole meno macchine in giro e le vuole tutte elettriche, facendo finta di non sapere che, a parità di modello, una vettura elettrica costa mediamente 10.000 euro in più.E in una città dove ti accoltellano per strada, dove mancano gli asili nido e non sono più garantiti neppure i centri estivi, sembra quasi che il messaggio al ceto medio sia uno solo: andatevene.
Stephen Miran (Ansa)
L’uomo di Trump alla Fed: «I dazi abbassano il deficit. Se in futuro dovessero incidere sui prezzi, la variazione sarebbe una tantum».
È l’uomo di Donald Trump alla Fed. Lo scorso agosto, il presidente americano lo ha infatti designato come membro del Board of Governors della banca centrale statunitense in sostituzione della dimissionaria Adriana Kugler: una nomina che è stata confermata dal Senato a settembre. Quello di Stephen Miran è d’altronde un nome noto. Fino all’incarico attuale, era stato presidente del Council of Economic Advisors della Casa Bianca e, in tale veste, era stato uno dei principali architetti della politica dei dazi, promossa da Trump.
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Martin Sellner (Ansa)
Parla il saggista austriaco che l’ha teorizzata: «Prima vanno rimpatriati i clandestini, poi chi commette reati. E la cittadinanza va concessa solo a chi si assimila davvero».
Per qualcuno Martin Sellner, saggista e attivista austriaco, è un pericoloso razzista. Per molti altri, invece, è colui che ha individuato una via per la salvezza dell’Europa. Fatto sta che il suo libro (Remigrazione: una proposta, edito in Italia da Passaggio al bosco) è stato discusso un po’ ovunque in Occidente, anche laddove si è fatto di tutto per oscurarlo.
Giancarlo Giorgetti e Mario Draghi (Ansa)
Giancarlo Giorgetti difende la manovra: «Aiutiamo il ceto medio ma ci hanno massacrati». E sulle banche: «Tornino ai loro veri scopi». Elly Schlein: «Redistribuire le ricchezze».
«Bisogna capire cosa si intende per ricco. Se è ricco chi guadagna 45.000 euro lordi all’anno, cioè poco più di 2.000 euro netti al mese forse Istat, Banca d’Italia e Upb hanno un concezione della vita un po’…».
Il ministro dell’Economia, Giancarlo Giorgetti, dopo i rilievi alla manovra economica di Istat, Corte dei Conti e Bankitalia si è sfogato e, con i numeri, ha spiegato la ratio del taglio Irpef previsto nella legge di Bilancio il cui iter entra nel vivo in questa settimana. I conti corrispondono a quelli anticipati dal nostro direttore Maurizio Belpietro che, nell’editoriale di ieri, aveva sottolineato come la segretaria del Pd, Elly Schlein avesse lanciato la sua «lotta di classe» individuando un nuovo nemico in chi guadagna 2.500 euro al mese ovvero «un ricco facoltoso».






