2024-07-01
        Milano, reporter palpeggiati al pride «Molestie sotto al carro di Schlein»
    
 
        Elly Schlein e Alessandro Zan sul carro del gay pride a Milano (Ansa)
    
Il responsabile si fingeva un addetto alla sicurezza. Il Pd: «Nulla a che fare con noi».«Ho iniziato a percepire una pressione strana sul fondoschiena, da quando mi aveva fatta entrare nel capannello il suo membro non si era mai staccato dal mio sedere». È Chiara Daffini, giornalista di Fanpage, a raccontare per prima nei dettagli la sua giornata di lavoro da incubo al pride di Milano, sabato scorso. «Mancavano pochi minuti alle 15 quando mi sono avvicinata al carro del Partito democratico in via Vittor Pisani». Obiettivo della giornalista, insieme a tanti altri colleghi, era quello di raccogliere le dichiarazioni della segretaria Elly Schlein al punto stampa convocato dai dem. In quel momento si avvicina un uomo, non un manifestante, ma più probabilmente un addetto alla sicurezza, o qualcuno che si fingeva tale. La avvicina facendola passare all’interno di un cordone formato da lui e altri uomini a circondare i cronisti che attendevano la segretaria. In quel momento scatta la molestia. «Dentro di me sapevo che era quello che temevo ma, non potendomene accertare, ho avuto paura a rendere esplicito il mio disagio. Avevo una borsa a tracolla bianca e ho cercato di spostarla sul lato posteriore, in modo da fare da scudo tra me e le parti intime dell’individuo retrostante. Nel frattempo, continuavo a sudare e mi guardavo intorno per capire in quale direzione dirigere la videocamera per riprendere meglio Schlein. La quale, finalmente, qualche minuto dopo è arrivata in prossimità del carro».Il racconto è agghiacciante e se si dovesse trattare di un uomo della sicurezza del carro del Pd renderebbe il tutto ancora più grave. Al partito è infatti deputata la responsabilità di assicurare il buon svolgimento del lavoro dei cronisti accorsi lì per raccogliere le dichiarazioni di Elly Schlein. Cronisti che invece sono costantemente costretti a sgomitare e in questo caso addirittura a dover sopportare delle gravi molestie pur di portare a casa il proprio lavoro. Daffini non è l’unica collega ad esser stata molestata. Sono almeno altre tre le denunce di giornalisti presenti al pride che dichiarano di esser stati abusati. Tre donne e anche un uomo, anche lui giornalista di Fanpage che dichiara di aver subito nello stesso contesto dei palpeggiamenti sempre sul fondoschiena. Il Pd si è affrettato a smentire l’ipotesi che l’uomo appartenesse al servizio d’ordine del partito e ha espresso vicinanza ai giornalisti tramite la segreteria milanese e lombarda. Il Pd «a ogni livello, condanna fermamente l’accaduto ed esprime la più sincera solidarietà ai cronisti. Appresa la notizia, abbiamo contattato i giornalisti coinvolti per esprimere la nostra vicinanza e per fare luce su questa inaccettabile e vergognosa vicenda. L’uomo in questione non ha nulla a che fare con il Partito democratico», si legge nella nota in cui si aggiunge: «Lavoriamo affinché questa denuncia non finisca nel nulla. Siamo tutti affranti, ancora una volta, per l’ennesimo episodio di violenza. Ci battiamo al fianco di chi denuncia e contro tutte le forme di violenza di genere e molestie sessuali». Al di là dei fatti, che andranno accertati, risulta piuttosto grave il silenzio assordante della comunità Lgbt che sui fatti non si è espressa in nessun modo. «Oltre a questo episodio, il pomeriggio del sabato milanese, ha visto anche diversi insulti e urla contro il premier Meloni, l’intero centrodestra, nei confronti di Israele, oltre a cartelloni contro papa Francesco. Di questi gravi fatti, da parte degli Lgbt non è arrivata come al solito nessuna condanna», puntualizza il deputato di Fratelli d’Italia, membro della Commissione d’inchiesta alla Camera sulla Sicurezza e sul degrado delle periferie in Italia, Riccardo De Corato, che aggiunge: «Abbiamo assistito al consueto scenario che avviene ogni anno durante questa manifestazione. Atteggiamenti davvero indecorosi e vergognosi». Non moltissime neanche le dichiarazioni di solidarietà ai giornalisti costretti a lavorare in questo clima. Vicinanza che invece arriva dall’associazione giornaliste italiane: «La nostra associazione è vicina ai quattro colleghi. Ci auguriamo che le autorità competenti possano fare quanto prima luce sulla vicenda».
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