2025-04-24
Milano recupera il 70% delle perdite. Energia, banche e difesa sugli scudi
Piazza Affari si riprende dopo la tempesta creata dai dazi Usa del 2 aprile. Prestazioni inferiori solo a Madrid e pari a quelle di Berlino. Exploit di Enel, Leonardo e Lottomatica. Male Stellantis e i semiconduttori di Stm.Il maremoto innescato dal presidente americano con il «liberation Day» il 2 aprile scorso e l’annuncio dei dazi (ben superiori a quelli attesi dal mercato) ha piegato tutte le Borse mondiali, compresa quella italiana. Il bilancio a metà aprile resta, però, ancora positivo e Piazza Affari si mostra fra le migliori Borse europee dopo quella spagnola e a pari merito con quella tedesca. Milano ha infatti recuperato tra il 60% e il 70% delle perdite subite.In particolare è l’indice principale, il Ftse Mib, a confermare la sua tenuta con una salita di circa il 5,2% da inizio anno, contro il -15% medio delle azioni mondiali rappresentate dall’indice Msci world (la pietra di paragone principale della maggior parte dei fondi e delle gestioni azionarie), dove il peso delle azioni Usa e del biglietto verde quest’anno remano pesantemente contro. Naturalmente non tutto brilla a Piazza Affari e al di là del ritracciamento di diversi titoli, alcuni comparti da tempo sono in forte discesa come quello automobilistico con Stellantis, i semiconduttori con Stm e la maggior parte delle società a piccola e media capitalizzazione, tranne rare eccezioni. «Fra le più grandi delusioni ci sono in particolare le società quotate nel segmento Euronext growth market (ex Aim), che doveva essere il vivaio delle “pepite tricolori”, ma che vedono da molto tempo flussi e investitori in ritirata», dice Salvatore Gaziano, direttore investimenti di SoldiExpert Scf. «Questo, nonostante tutte le idee brillanti dei vari governi che si sono succeduti in questi anni per “rilanciarlo” con trovate fiscali discutibili come i Pir, dove lo Stato ha deciso di rinunciare al gettito fiscale per girarlo sostanzialmente a banche e reti. Va anche notato che, se fino a poco prima dell’intervento parlamentare le aziende a piccola e media capitalizzazione erano il vanto del listino italiano, dopo un po’ di tempo gli effetti su questo comparto sono stati deleteri. Meglio non invocare l’intervento dello Stato in nessun settore se non lo si vuole vedere affossato», continua l’esperto. «Un mercato quello dell’ex Aim che non consigliamo per i bassi scambi e il limitato interesse di molte società, contrariamente a quelle del listino Ftse Mib che operano in mercati con maggiore visibilità e le sorprese negative sono molto inferiori». Fra i titoli migliori a Piazza Affari ci sono le società più legate al mercato interno come Enel, o banche e società come Lottomatica, che da inizio anno vedono le quotazioni salire del 50% grazie all’andamento molto positivo delle scommesse e dell’online. Sempre forte anche quest’anno il titolo Leonardo (+73%), in sintonia con l’andamento dei titoli del settore della difesa che, dallo scoppio della guerra in Ucraina, ha visto le quotazioni salire di oltre il 600%.Fra i titoli che hanno invertito la marcia c’è Ferrari, nonostante bilanci sempre brillanti. In questo caso ha pesato negativamente la vendita parziale dell’azionista di maggioranza, Exor, deciso a riportare sotto il 50% il peso del Cavallino fra le partecipazioni detenute insieme a Stellantis, Cnh, Philips e Juventus, fra le quotate più conosciute.
La maxi operazione nella favela di Rio de Janeiro. Nel riquadro, Gaetano Trivelli (Ansa)
Nicolas Maduro e Hugo Chavez nel 2012. Maduro è stato ministro degli Esteri dal 2006 al 2013 (Ansa)
Un disegno che ricostruisce i 16 mulini in serie del sito industriale di Barbegal, nel Sud della Francia (Getty Images)
Situato a circa 8 km a nord di Arelate (odierna Arles), il sito archeologico di Barbegal ha riportato alla luce una fabbrica per la macinazione del grano che, secondo gli studiosi, era in grado di servire una popolazione di circa 25.000 persone. Ma la vera meraviglia è la tecnica applicata allo stabilimento, dove le macine erano mosse da 16 mulini ad acqua in serie. Il sito di Barbegal, costruito si ritiene attorno al 2° secolo dC, si trova ai piedi di una collina rocciosa piuttosto ripida, con un gradiente del 30% circa. Le grandi ruote erano disposte all’esterno degli edifici di fabbrica centrali, 8 per lato. Erano alimentate da due acquedotti che convergevano in un canale la cui portata era regolata da chiuse che permettevano di controllare il flusso idraulico.
Gli studi sui resti degli edifici, i cui muri perimetrali sono oggi ben visibili, hanno stabilito che l’impianto ha funzionato per almeno un secolo. La datazione è stata resa possibile dall’analisi dei resti delle ruote e dei canali di legno che portavano l’acqua alle pale. Anche questi ultimi erano stati perfettamente studiati, con la possibilità di regolarne l’inclinazione per ottimizzare la forza idraulica sulle ruote. La fabbrica era lunga 61 metri e larga 20, con una scala di passaggio tra un mulino e l’altro che la attraversava nel mezzo. Secondo le ipotesi a cui gli archeologi sono giunti studiando i resti dei mulini, il complesso di Barbegal avrebbe funzionato ciclicamente, con un’interruzione tra la fine dell’estate e l’autunno. Il fatto che questo periodo coincidesse con le partenze delle navi mercantili, ha fatto ritenere possibile che la produzione dei 16 mulini fosse dedicata alle derrate alimentari per i naviganti, che in quel periodo rifornivano le navi con scorte di pane a lunga conservazione per affrontare i lunghi mesi della navigazione commerciale.
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Viktor Orbán durante la visita a Roma dove ha incontrato Giorgia Meloni (Ansa)