2022-03-13
«Il Micam riparte. Nessuno produce scarpe come le nostre»
Il presidente della fiera Micam e di Assocalzaturifici, Siro Badon (Ansa)
Siro Badon, presidente della fiera e di Assocalzaturifici: «Questo non è soltanto un mestiere, ma una tradizione fiore all’occhiello del made in Italy».«Micam è atteso dagli operatori come momento fondamentale per il business, l’occasione insostituibile per procedere alle contrattazioni degli ordini penetrando i nuovi mercati e consolidando gli esistenti». Chi parla è Siro Badon, presidente di Micam e Assocalzaturifici. La fiera dedicata alle calzature che apre oggi si svolge in parziale sovrapposizione con Mipel, TheOneMilano e Homi fashion&jewels exhibition, fino al 15 marzo a Fiera Milano Rho. Il tasto dolentissimo è il conflitto tra Russia e Ucraina. «Non possiamo non esprimere profonda preoccupazione per le drammatiche conseguenze che le sanzioni economiche causeranno alle vendite delle aziende italiane su questo mercato fondamentale». E continua. «È a rischio l’ennesima stagione, nonostante la volontà di tanti clienti di visitare il Micam».Qual è la situazione?«Venendo da due anni di pandemia, il conflitto tra Russia e Ucraina sembra la ciliegina su una torta amara. Questi due Paesi rappresentano per le nostre esportazioni rispettivamente il 10° e il 24° mercato. Ho visto i dati 2021: 3 milioni di paia in Russia e 400.000 in Ucraina. Per certi territori di produzione rappresentano aree fondamentali per la sopravvivenza. Questo ci preoccupa in maniera terrificante. Comincia a essere difficile immaginare altri Paesi che possano sostituire questi due. Venivamo già dalle sanzioni però la resilienza di noi calzaturieri è tale che abbiamo resistito a quello, alla pandemia e ora speriamo di resistere anche alla guerra, ma la vedo durissima». Secondo lei arriveranno in fiera dei buyer russi?«Lo spero. Prima dello scoppio della guerra c’erano già buyer russi nelle aziende, poi sarebbero venuti in fiera. E invece sono tornati tutti a casa. Questa è la situazione».La fiera comunque va avanti. Come è organizzata?«Questo salone ha messo insieme le calzature, la pelletteria, l’abbigliamento e Homi. Saranno presenti oltre 1.400 brand, 821 per quanto riguarda le calzature, questo dà l’idea di quanto siano importanti le scarpe per noi».Novità?«È di notevole interesse la nuova area, Green zone, al padiglione 7, focalizzata sulla sostenibilità e definita “un laboratorio di idee e un momento di promozione per tante aziende”. La nuova sezione ospiterà una mostra di calzature di aziende espositrici che esprimono “delle provocazioni di sostenibilità secondo i materiali, i sistemi di produzione, il ciclo di vita del prodotto”. La Green zone vedrà inoltre il debutto di Vcs (Verified and certified steps), il marchio di certificazione di proprietà di Assocalzaturifici, studiato per l’industria calzaturiera, che punta ai più alti standard di sostenibilità. La certificazione di sostenibilità può aiutare le aziende sia a mantenere un percorso già avviato sia a iniziarne uno». Quali sono i numeri del settore?«Nel 2021 il comparto calzaturiero italiano ha evidenziato segnali di ripresa, registrando un incremento del fatturato del +18,7% sul 2020, per un totale di 12,7 miliardi di euro, però ancora inferiore all’epoca pre Covid (-11% rispetto al 2019). L’export (+17,5%) ha raggiunto i 10,3 miliardi di euro a consuntivo, ossia il secondo miglior risultato di sempre, anche al netto dell’inflazione. Bene in particolare le prime due destinazioni, ovvero Svizzera (+16,2% in valore sul 2020 nei primi undici mesi) e Francia (+24%), tradizionalmente legate al terzismo. In corsa anche Usa (+42%) e Cina (+37,5%) che ha già abbondantemente superato i livelli di due anni fa. Risale l’attivo del saldo commerciale (+22% da gennaio a novembre), atteso a poco meno di 5,2 miliardi nei 12 mesi. Questa è però una ripresa a macchia di leopardo dove emergono le collaborazioni di lusso ma anche la sofferenza dei piccoli gruppi, in particolare delle aziende con marchio proprio. Siamo ancora sotto di 11 punti percentuali rispetto al 2019». Cosa vede nell’immediato futuro?«La mia considerazione è che chi ci sta rimettendo più di tutti da un punto di vista economico in questo particolare momento è l’Europa, sicuramente non l’America. Questi nostri politici dovrebbero tenerlo in considerazione».Cosa chiederete al governo?«Dovrà assolutamente dare una mano, vedere i danni che sta causando la situazione. L’esecutivo dovrà mettere mano al portafoglio e aiutare queste aziende altrimenti ci sarà davvero la disperazione in certe territoriali, questo glielo posso sottoscrivere immediatamente. Bisogna tenere in piedi industrie che hanno resistito alle sanzioni del 2014, a due anni di pandemia e che sono ancora sul mercato. La calzatura non è solo un mestiere, è una tradizione, un fiore all’occhiello del made in Italy. Le scarpe che riusciamo a produrre noi non le producono in nessuna altra parte del mondo. Questo sia chiaro».