
Docente universitario, avvocato, economista, esperto di finanza e fisco, saggista, Emmanuele Emanuele: «La grande emergenza del Paese è la salute».Un tempo lo chiamavano il «barone socialista «per la sua amicizia con Giuseppe Saragat e altri socialisti e socialdemocratici. In realtà gli amici ed estimatori di Emmanuele Emanuele sono stati sempre numerosi, di ogni ceto sociale e di tutti i colori politici. «Barone», non nel senso di barone universitario o della medicina, ma per la sua discendenza da una illustre casata aristocratica, spagnola e siciliana, che risale al 1263. In realtà, aristocratico Emanuele lo è sempre stato per i suoi modi cortesissimi di gestire i rapporti umani nelle sue molteplici professioni e attività: professore universitario, avvocato cassazionista, economista, esperto di finanza, di assicurazioni, di politica fiscale, saggista, poeta… E ci fermiamo qui perché bisognerebbe aggiungere quelle di animatore culturale, di amministratore di aziende ed enti di natura diversa, di filantropo, di sportivo (in passato atleta premiato e in seguito dirigente di società e di associazioni di diverse discipline). E poi dell'«ultimo mecenate del Novecento», come lo ha definito di recente anche La Verità. Dopo aver lasciato, da pochi mesi, la presidenza della Fondazione Roma, Emanuele ha concentrato il suo principale interesse sulla fondazione Terzo pilastro Internazionale, che ha sede in un importante palazzo storico di Roma (Palazzo Cipolla), senza comunque trascurare un'infinità di altre fondazioni, associazioni ed enti, dove ha incarichi di vario tipo, che si occupano di ricerca scientifica, sanità, assistenza e cultura. Ovviamente, senza abbandonare le docenze universitarie, in Italia e all'estero (l'ultimo corso è quello di Arte e finanza alla Iulm), l'impegno professionale e quello filantropico e umanitario. Professore, lei ha trascorso una vita nei consigli di amministrazione di banche, società finanziarie e altre, associazioni, fondazioni, ecc. ma ha sempre dedicato molte energie e tempo alla cultura, con innumerevoli iniziative. Che cosa lo ha spinto in questa direzione? La passione per le arti, il desiderio di compensare vuoti nella sua esistenza o altro? «È stato il grande amore che ho nutrito fin da giovane per il mondo dell'arte in tutte le sue accezioni, e da molti anni anche il desiderio di lenire in qualche modo le amarezze delle problematiche che la mia multiforme esperienza professionale, così articolata come da lei descritto, mi ha costantemente procurato. La cultura e l'arte sono state, se posso consentirmi di citare questo storico libro di Silone, l'Uscita di sicurezza dalla turbinosa vita lavorativa». Ha conosciuto numerose personalità del mondo politico, culturale e della società civile. Chi lo ha colpito, affascinato, interessato di più: Saragat, Nenni, Pertini, Cossiga, Carli, Ciampi? O chi altro? «Ho incontrato nel corso della mia vita - oltre a tutte le personalità da Lei citate - anche grandi protagonisti dell'economia italiana Ad esempio, potrei citare Eugenio Cefis, presidente della Montedison, Tullio Torchiani e Peppino Martelli, rispettivamente presidente e amministratore delegato di Bastogi, il mitico Enrico Cuccia, grande protagonista della finanza nel nostro paese: personaggi che con il loro impegno e la loro grande volontà creativa hanno fatto sì che l'Italia fosse per lunghi anni la quinta nazione industrializzata del mondo. Essi mi hanno onorato della loro stima e da loro ho tratto utili insegnamenti. Non mi pare che, nel corso dei lustri successivi, personaggi di tale spessore siano apparsi sulla nostra scena economica. Per quanto riguarda i politici, ricorderei Mauro Ferri, Pietro Longo e Bettino Craxi, e altri personaggi di quella stagione ispirata dall'idea liberal-socialista che considero irripetibile. Tra gli intellettuali, vorrei ricordare ancora Ignazio Silone, che , oltre che un eccelso scrittore, fu anche uno studioso illuminato e un colto politico». La sfiducia sembra caratterizzare gli imprenditori, anche i più giovani: sfiducia nel rinnovare le imprese, anche in direzione dell'industria 4.0, negli investimenti complessivi (digitale compreso). Lei è un grande conoscitore del mondo delle imprese: che opinione si è fatta adesso? «Mi addolora dover constatare che in questo Paese la grande impresa pubblica, che aveva consentito all'Italia di riprendersi nel secondo dopoguerra, sia sostanzialmente sparita. La grande industria privata latita oppure ha traslocato in altri Paesi, mentre il mondo delle piccole e medie imprese, che costituisce il tessuto produttivo dell'Italia, è oppresso da un fisco eccessivo e da una burocrazia che è in assoluto il danno maggiore, in quanto ostacola tutti i processi di sviluppo economico. L'agricoltura, grande nostra risorsa del passato, langue in mancanza di una riforma radicale; i commerci sono in forte crisi a causa di Amazon e delle piattaforme on-line, e i negozi chiudono. Il mio giudizio sul futuro non è quindi ottimistico e comprendo pienamente il sentimento di sfiducia che il mondo industriale manifesta». Tornando alle sue passioni culturali, in quali settori pensa di privilegiare le sue iniziative future (poesia, arti figurative, editoria, ecc.)?«Affido alla poesia un ruolo di assoluta priorità, in quanto la ritengo la prima forma di arte concepita dall'umanità, che ricomprende e sintetizza tutte le altre; un'arte che peraltro non ha bisogno di alcun supporto o mezzo per manifestarsi. Ad essa, credo tra i primi in questo nostro Paese, ho dedicato fin da 13 anni fa mio impegno pressoché solitario, ideando e realizzando la grande manifestazione internazionale «Ritratti di Poesia», che edizione dopo edizione cresce costantemente per numero di partecipanti e per allargamento degli orizzonti territoriali. Quest'anno, a febbraio, premieremo la poetessa sudafricana Ingrid de Kok, tra le più celebri del suo Paese, e nel recente passato abbiamo conferito il riconoscimento della Fondazione alla portoghese Ana Luisa Amaral, al coreano Ko Un, alla scozzese Carol Ann Duffy, allo spagnolo Jacobo Cortines e a molti altri autori provenienti da tutto il mondo. Questo perché io ritengo fermamente che il valore della poesia sia universale. Poi sto maggiormente sostenendo in concreto, oltre a quello della poesia, le arti visive e la musica. Per quanto riguarda le prime, nei vent'anni di attività del Museo del Corso - da me fortemente voluto - abbiamo realizzato ben 80 mostre temporanee tra Palazzo Cipolla e altre prestigiose sedi museali in Italia e all'estero, tra cui quelle sui favolosi anni Sessanta, sull'artista statunitense Edward Hopper, su Malevič, su Andy Warhol, sullo street-artist per eccellenza Banksy, e ancora sui capolavori della Cina, del Giappone e dell'India… Tutti progetti che, successivamente, sono stati poi replicati da altre realtà in altri spazi espositivi. Per quanto riguarda invece la musica, sosteniamo in forma continuativa le attività dell'Orchestra di Piazza Vittorio, un gruppo di artisti provenienti da tutto il mondo che hanno trovato nella musica la via per il loro riscatto sociale e per dar vita ad uno scambio proficuo di storie, esperienze, culture differenti, tutte sfociate in composizioni originalissime che sto portando, con la fondazione Terzo pilastro, in giro per il Mediterraneo e per il mondo.» Fra le sue iniziative lei ha contribuito a realizzare il «villaggio Emanuele», una struttura pioneristica per persone affette da Alzheimer. Quali finalità ha questa iniziativa? E pensa che possa avere uno sviluppo anche in altre regioni?«Ho avuto una vita ricca di soddisfazioni sin dalla nascita, grazie alla sensibilità intellettuale della mia famiglia, grazie agli studi, alle mie scelte in campi che - ai tempi della mia giovinezza - erano considerati pioneristici, come la finanza. Questa lunga carriera che mi ha impegnato per più di cinquant'anni, è stata coronata con dei risultati oggettivi rispondenti ai miei sforzi, a testimonianza degli obiettivi raggiunti. Quando, nel proseguire di questa vita operosa, ho ritenuto che fosse giunto il momento della - come amo definirla - “fase della restituzione", ho scelto di occuparmi di restituire parte di ciò che la vita mi ha dato attraverso lo strumento della Fondazione, privilegiando questa scelta rispetto ad altre sicuramente più vantaggiose dal profilo economico (penso a banche, assicurazioni, e così via). Ho dunque individuato come primo settore di intervento la salute, la grande emergenza di questo Paese in cui lo Stato latita da anni e in cui, nonostante la disposizione dell'art. 118 della Costituzione, che postula il principio della sussidiarietà orizzontale, e quindi della possibilità dei privati di subentrare al pubblico, questo non accade. E ho cominciato un lungo percorso nel campo, appunto, della sanità, che mi ha visto - tra le altre cose - dapprima realizzare l'Hospice per i malati terminali, e successivamente operare a favore dei bambini meno fortunati, fornendo agli ospedali alcuni dispositivi robotici per trattamenti riabilitativi dei piccoli pazienti affetti da patologie del sistema nervoso e muscolo-scheletrico che interessano gli arti inferiori e superiori (Lokomat e Kirolab), per consentire loro di riprendere le funzionalità e alle madri di tornare a sorridere. Da ultimo, ho affrontato questo grande problema, assolutamente trascurato dallo Stato italiano, che è la patologia dell'Alzheimer, la cui diffusione è esponenziale e la possibile cura ancora ignota: dopo aver vanamente tentato di trovare delle soluzioni all'interno della proposta sanitaria nazionale, sono stato ispirato dal modello olandese realizzato ad Hogeweyk, vicino ad Amsterdam, che ho replicato alla Bufalotta: un villaggio residenziale atto ad ospitare circa 100 pazienti/residenti, a titolo completamente gratuito, che usufruiranno dell'assistenza e delle attenzioni necessarie in modo discreto ma efficace, in un contesto sereno, sicuro e stimolante, che richiama l'ambiente familiare di provenienza. L'altro settore nel quale mi sto adoperando è quello della ricerca applicata alla sanità, in particolare della ricerca sul cancro, attraverso la fondazione Emanuele cancer research foundation Malta istituita presso il Biomedical sciences building dell'Università di Malta, di cui sono vicepresidente e che porta il mio nome. Tutto questo perché, come detto, ritengo quello della salvaguardia della salute un settore prioritario per chi operi nel mondo del privato sociale: un compito doveroso e imprescindibile a favore della collettività».
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