2023-03-14
Una sentenza non fa primavera? Mese bollente per Profumo e Mps
Alessandro Profumo (Imagoeconomica)
Una Corte dà torto a una risparmiatrice proprio alla vigilia dell’appello degli ex vertici.La mina californiana è scoppiata proprio mentre il Monte dei Paschi sta cercando di scrivere il capitolo finale di una telenovela che va avanti ormai dal 2007, anno dell’acquisto di Antonveneta considerato l’inizio di tutti i guai dell’istituto di Rocca Salimbeni. L’effetto Svb sui mercati, alimentandone la sfiducia e i timori, potrebbe allontanare la ricerca di un cavaliere bianco da parte della banca senese e rendere ancor più impervia la discesa del Mef dal Monte (che intanto ieri in Borsa ha perso il 7,3%). Non sarebbe, tra l’altro, la prima volta. A maggio 2022 gli ex manager di Mps, tra cui anche l’ex presidente Giuseppe Mussari, erano stati tutti assolti dalla Corte di appello di Milano nel processo sulle presunte irregolarità nelle operazioni di finanza strutturata effettuate da Rocca Salimbeni tra il 2008 e il 2012 per coprire le perdite dovute all’acquisto di Antonveneta. I giudici avevano sposato le tesi difensive secondo cui lo scopo del Monte era quello di diminuire i rischi in una fase di crisi globale di mercato innescata dal crac di Lehman Brothers.E a proposito di processi, restano in piedi anche i filoni giudiziari che vedono coinvolto il successore di Mussari, Alessandro Profumo. Nonostante l’assoluzione di maggio che abbiamo ricordato sopra, il prossimo 31 marzo prenderà il via davanti alla seconda sezione della Corte d’appello di Milano il processo di secondo grado a carico degli ex vertici Profumo, Fabrizio Viola e Paolo Salvadori proprio per la vicenda dei derivati Alexandria e Santorini (in primo grado, il 15 ottobre 2020, l’attuale ad di Leonardo era stato condannato a sei anni di reclusione e 2,5 milioni di multa). Il 12 maggio ci sarà, invece, l’udienza dove lo stesso Profumo dovrà rispondere, insieme con l’ex ad Viola, di false comunicazioni, falso in prospetto e aggiotaggio sui crediti deteriorati. Nel suo caso, però, una sentenza potrebbe far primavera. Vediamo perché. A fine dicembre un giudice ordinario del Tribunale di Milano ha emesso una sentenza nella causa civile promossa nel 2020 contro Mps da una piccola risparmiatrice milanese, Alessandra Saraval, per i presunti danni subiti nell’acquisto di azioni del Monte avvenuto nel 2014 e stimati in almeno 14.517, 42 euro (più interessi). Saraval denuncia che sarebbe stata indotta a investire «dall’assoluta falsità della situazione patrimoniale e finanziaria» dell’istituto. Di qui la richiesta di risarcimento, «per la perdita dell’intera somma investita che non avrebbe mai impiegato per l’acquisto di azioni Mps» e per «la perdita di chance di investimenti alternativi che le avrebbero consentito di realizzare guadagni pari, quantomeno, al rendimento dei titoli di Stato». Ebbene, il 22 dicembre 2022 il giudice ordinario ha rigettato tutte le domande proposte da Saraval e l’ha condannata a pagare alla banca 7.617 euro di spese processuali «per compenso oltre al 15% per spese generali e oneri di legge». Il motivo? «La domanda risarcitoria svolta dall’attrice», si legge nella sentenza, «è priva di fondamento perché avuto riguardo alla scansione temporale delle operazioni di investimento e disinvestimento compiute sulle azioni» Mps «non era configurabile alcuna alterazione decettiva, in relazione ai profili di falsità denunciati, nel quadro informativo fornito dalla banca al mercato nel periodo in cui vi ha operato». Non solo. Nella sentenza viene evidenziata anche «l’ambiguità delle alluvionali difese svolte dall’attrice, aggravata dal tentativo di adattamento in extremis agli esiti e alle risultanze istruttorie dei procedimenti penali in corso sulla vicenda». Negli atti si ricorda anche l’orientamento già espresso per la richiesta dei fondi Alken che avevano agito in giudizio chiedendo 430 milioni di euro di risarcimento danni dopo l’acquisto di azioni Mps tra il 2012 e il 2016. Il Tribunale ha rigettato tutte le domande degli attori, condannandoli alla rifusione delle spese legali, con sentenza del 7 luglio 2021. E da questa, viene aggiunto, «non si ravvisano ragioni per discostarsi». In conclusione, la domanda di Seraval è stata giudicata «priva di fondamento e deve essere respinta perché nel breve lasso di tempo in cui ha investito e disinvestito nelle azioni Mps in occasione dell’aumento di capitale 2014 e successivamente nel mese di ottobre dello stesso anno, le carenze informative che l’avrebbero indotta a confidare in una situazione patrimoniale e finanziaria» del Monte «più promettente erano già state colmate e le circostanze denunciate già ben note al mercato che ne aveva da tempo assorbito il rischio nella quotazione di Borsa del titolo». La perdita da lei subita è dunque «presumibilmente riconducibile all’oscillazione del valore delle azioni propria dei titoli quotati in Borsa di cui l’investitore assume specificamente il rischio».
Leonardo Apache La Russa (Ansa)
Nessuna violenza sessuale, ma un rapporto consenziente». È stata archiviata l’indagine a carico di Leonardo Apache La Russa e l’amico Tommaso Gilardoni, entrambi 24enni, accusati di violenza sessuale da una di ventiduenne (ex compagna di scuola di La Russa jr e che si era risvegliata a casa sua).
Nel riquadro, Howard Thomas Brady (IStock)