2019-12-08
Mercatone Uno, niente rimborsi ai clienti
Gli oltre 10.000 acquirenti che avevano versato 4,5 milioni di acconti per arredi e cucine non riceveranno né soldi né merce. Tempi bui per i 1.700 dipendenti. Solo 500 di loro troveranno impiego se sarà presentata un'offerta d'acquisto per i negozi.C'è il caso degli sposini che dovevano arredare casa, quello della signora che voleva rifarsi il salotto e molti altri tra i 10.500 clienti di Mercatone Uno che hanno pagato per della merce che non vedranno mai. Così come non vedranno, se non forse tra molto tempo, i soldi versati anche pochi giorni prima che l'azienda finisse a gambe all'aria (era fine maggio) e quindi quando la situazione di grave difficoltà era nota a tutti. Il curatore del fallimento Shernon Holding srl (la società che fino al fallimento di maggio ha controllato la catena imolese), attraverso l'avvocato Marco Angelo Russo, con una lettera a creditori e consumatori - riferisce il Resto del Carlino - comunica «lo scioglimento dal contratto per l'acquisto dei beni mobili concluso con Shernon Holding Sr». Questo dopo essere stato «autorizzato dagli organi della procedura a sciogliersi dai contratti pendenti con i consumatori». Ora per i clienti c'è la possibilità di insinuarsi nel passivo per recuperare le somme versate, anche se, in quanto creditori chirografari, rischiano di avere poca soddisfazione da eventuali rimborsi. La legge, infatti, prevede che debbano essere pagati in primis i creditori cosiddetti privilegiati e poi quelli chirografari. Il problema è che spesso, quando ciò avviene, non ci sono più abbastanza soldi per pagare i restanti creditori, motivo per cui questi ultimi restano a «bocca asciutta». «La crisi patrimoniale, economica e finanziaria che ha colpito la Shernon», sottolinea l'avvocato Russo, «non ha consentito alla società poi fallita di approvvigionarsi regolarmente della merce necessaria per evadere gli ordini via via ricevuti sicché, sulla scorta delle risultanze inventariali, è risultato impossibile darvi seguito». La merce ancora custodita nei punti vendita di Mercatone Uno sarà venduta in due lotti, il 19 dicembre: il primo da 2,2 milioni di euro, il secondo da 1,395 milioni. La situazione ora sembra in stallo. Da un lato, la Shernon Holding ha fatto sapere che intende «lavarsi le mani» per quanto riguarda la merce acquistata regolarmente dalla clientela, dall'altro, ad oggi, al ministero dello Sviluppo economico, spiegano a Ugl Terziario alla Verità, non paiono esserci nuovi incontri in programma per risolvere la situazione. Come ha spiegato Amedeo Gismondi, segretario regionale Ugl Roma e Lazio alla Verità, «la buona notizia è che i clienti che hanno acquistato merce attraverso un finanziamento si sono salvati. Gli accordi prevedevano infatti che i finanziamenti sarebbero partiti solo a merce arrivata alla clientela».L'ultimo incontro al Mise sul caso di Mercatone Uno c'è stato il 3 dicembre scorso. All'incontro erano presenti il sottosegretario al Mise Alessandra Todde, il vice capo di gabinetto Giorgio Sorial, i commissari Giuseppe Farchione, Luca Gratteri e Antono Cattaneo, (oltre all'avvocato Rosario Salonia che ha curato la cessione di 55 punti vendita a Shernon), i rappresentanti con alcuni assessori delle regioni Veneto, Piemonte, Puglia, Lombardia, Lazio, Emilia Romagna, Friuli Venezia Giulia, Toscana e Marche e, come sigle sindacali, l'Ugl Terziario, Cgil, Cisl e Uil.Come spiega Gismondi alla Verità, durante l'ultimo incontro al ministero è emersa «l'intenzione del Mise di cambiare i membri del comitato di sorveglianza». Una scelta logica dopo che quelli attuali avevano dato il loro benestare a cedere i punti vendita alla Shernon Holding, una impresa creata sei mesi prima dell'acquisto e controllata dalla società di diritto maltese Star Alliance Limited in mano a due soci italo-svizzeri, Valdero Rigoni e Michael Tahlman.Ad ogni modo l'incontro del 3 dicembre è stato piuttosto infruttuoso. I commissari straordinari, riferisce l'Ugl, hanno preferito dare poche informazioni alle sigle sindacali presenti, forse perché temevano «che la potenziale operazione potesse saltare o esserne influenzata». Come spiega Gismondi, «era stato chiesto un incontro informale prima del 3 dicembre con le sigle sindacali, ma alla fine non c'è stato perché la Cgil si oppose perché non voleva assemblee carbonare». In pratica, voleva solo incontri ufficiali. A che punto è, insomma, la situazione della Mercatone Uno? L'attuale comparto aziendale è composto da 1.699 dipendenti. Le offerte con manifestazione di interesse sono state 14 al 31 ottobre 2019. I pilastri richiesti e sollecitati dal Mise erano due. Il riassorbimento dei punti vendita e l'assunzione di tutto il personale. A fronte di ciò i commissari hanno fatto una media ponderata tra questi elementi per capire quale potesse essere l'offerta migliore. La provenienza dei 14 offerenti è molteplice: italiana, europea, extra europea. Le offerte pervenute hanno riguardato un numero variabile di negozi tra 1 e 21 su 55 totali. L'azienda (il nome non è stato reso noto) che si è fatta avanti per 21 punti vendita (quindi l'offerta migliore) al momento è disposta a farsi carico di 500 dipendenti. Ma, mentre diversi punti vendita hanno ricevuto molte offerte, altri non hanno avuto manifestazione di interesse. Si tratta di quelli di Crevaladossola, Caltignana, Serravalle, Villafranca d'Asti, Castegnato, Verdello, Capena e Bari. Il problema è dunque molto grave. Al momento la Cigs per i dipendenti scade il 23 maggio 2020 e potrebbe essere prorogata di un anno. Dopodiché, per i lavoratori per cui non sarà trovata una soluzione scatterà l'indennità mensile di disoccupazione. Ad oggi questo rischio, vista l'offerta migliore, c'è per 1.200 persone.
(Ansa)
Il ministro Guido Crosetto in occasione dell'82°anniversario della difesa di Roma: «A me interessa che gli aiuti a Gaza possano arrivare, le medicine possano arrivare, la vita normale possa riprendere». Nonostante tutto, Crosetto ha ben chiaro come le due guerre più grandi - quella Ucraina e quella a Gaza - possano cessare rapidamente. «Io penso che la decisione di terminare i due conflitti sia nelle mani di due uomini: Putin e Netanyahu».