2023-02-04
Meloni a Scholz: cautela sugli aiuti. E chiede flessibilità sull’uso del Pnrr
Giorgia Meloni e Olaf Scholz (Ansa)
Nel bilaterale a Berlino il premier ha ribadito lo scetticismo sulle modifiche al regime Ue dei sussidi statali alle imprese e la necessità di indirizzare le risorse del Piano al caro energia. Pressing pure sul nodo migranti.Lo sfondo è lo stesso, ma la scena è decisamente differente. A 100 giorni dalla «benedizione» berlinese del cancelliere tedesco Olaf Scholz al segretario del Pd Enrico Letta in campagna elettorale, che suscitò polemiche e proteste soprattutto dell’allora leader dell’opposizione Giorgia Meloni per l’indebita intromissione nella politica interna di un altro paese dell’Ue, la stessa Meloni è stata accolta ieri con gli onori militari alla Cancelleria di Berlino da Scholz, in qualità di presidente del Consiglio italiano. Mentre del leader dem nel frattempo si sono perse le tracce. E non si può dire che la prima missione ufficiale in alcune capitali europee per il premier non sia stata un successo: certamente per l’importanza dei dossier messi sul tavolo dell’omologo tedesco ma soprattutto per il tono con cui i media del Paese più ricco d’Europa hanno trattato il suo arrivo in Germania. Toni molto distanti da quelli sprezzanti e ironici con cui la stampa teutonica è solita trattare persone e vicende di casa nostra. Quanto al merito del bilaterale Meloni-Scholz, che ha seguito quello tra il nostro Capo del governo e il premier svedese Ulf Kristersson (attualmente titolare del semestre Ue) avvenuto a Stoccolma in mattinata, si è trattato di un incontro preparatorio del Consiglio straordinario europeo previsto per il 9 e il 10 febbraio, che dovrà affrontare temi su cui, come di consueto, le posizioni in seno ai 27 sono eterogenee e sarà difficile trovare una mediazione. In cima all’agenda, un argomento periodico su cui il pressing di Roma si è fatto più intenso col governo di centrodestra come il contrasto all’immigrazione illegale e alle scorribande degli scafisti, e uno più recente, vale a dire il possibile allentamento degli aiuti di Stato, dopo l’introduzione in Usa dell’Inflaction reduction act, che potrebbe nuocere gravemente alla concorrenza. \Questioni su cui il nostro presidente del Consiglio sta cercando di smussare gli angoli, perché al di là della cordialità e di alcuni imprevisti attestati di stima, gli interessi di Roma e Berlino non collimano. La liberalizzazione degli aiuti di Stato, infatti, sarebbe un regalo all’economia dei Paesi più ricchi (leggi Germania-Francia), mentre è arcinota la poca sensibilità di Berlino alla piaga dei continui sbarchi sulla rotta mediterranea e tanto meno alle attività delle Ong che battono bandiera tedesca. Sul fronte economico, Meloni ha affrontato il tema degli aiuti con entrambi i suoi interlocutori: dopo l’incontro con Kristersson ha chiesto «flessibilità dei fondi esistenti», con un chiaro riferimento alla rimodulazione delle risorse previste dal Pnrr, e la costituzione un «fondo sovrano per aiutare le imprese europee in questa particolare situazione». Nella conferenza stampa congiunta con Scholz, il nostro premier ha ribadito il concetto più diffusamente: «Stiamo aprendo - ha detto - la definizione dei fondi collegati al Repower Eu, abbiamo il tema del Pnrr che può essere meglio indirizzato, penso all’emergenza energetica. Più queste risorse che ci sono possono essere utilizzate per le priorità, più si riesce ad agire velocemente». «Serve un livello di competitività uguale per tutti - ha proseguito -, una risposta comunitaria ma anche cautela sul regime degli aiuti di Stato». Cauto Scholz, che dall’allentamento dei vincoli sugli aiuti di Stato trarrebbe un vantaggio competitivo non indifferente: «Occorre un’intesa con gli Usa, perché non tutti sono in grado di reggere una gara di sussidi».Sul fronte immigrazione illegale, il presidente del Consiglio ha ripetuto un mantra che per ora pare poco ascoltato a Bruxelles e nelle altre cancellerie continentali, tra le quali non fa eccezione la Germania, la cui bandiera sventola su molte imbarcazioni delle Ong operanti nel Mediterraneo in barba a leggi e regolamenti. Meloni ha chiesto «sostegno nella difesa dei confini esterni dell’Ue» e ha spiegato che «sulla questione migratoria, la posizione italiana riguarda la necessità di operare con i Paesi di origine e transito per contrastare il traffico di esseri umani. Più quote di immigrazione - ha aggiunto - sono coperte da chi entra illegalmente e meno possibilità ha chi vuole entrare legalmente». Vaga la replica del Cancelliere, che ha parlato di «sfida che in Europa possiamo superare solo insieme» e di «giusto equilibrio tra solidarietà e responsabilità». Il presidente del Consiglio, inoltre, ha fatto presente che nell’attuale contesto bellico la questione dei flussi illegali non si può scindere da quella della sicurezza, perché esistono forze che potrebbero approfittare del caos per i propri fini. Per tutte queste ragioni, Meloni si è augurata che «il Consiglio Ue operi con pragmatismo e concretezza». Ineludibile, dunque, il tema della guerra in Ucraina, dove le posizioni dei due sono concordi: dopo aver espresso la speranza di andare a Kiev «prima del 24 febbraio», Meloni ha ribadito che «aiutare l’Ucraina è l’unico modo per portare gli attori al tavolo ed è quello che sto cercando di fare».