2022-09-27
Ma per evitare le trappole Fdi pensa a una manovra «condivisa»
Guido Crosetto pone un tema cruciale: la manovra da scrivere con Draghi. Al nuovo governo, proprio per non cedere sulla linea politica, conviene un approccio cauto che punti alla transizione ordinata. Per controllare le burocrazie e scegliere le proprie battaglie.Abbiamo davanti un bimestre delicato. L’inflazione non accenna a diminuire. Gli aiuti dispensati dal governo Draghi sono riusciti a calmierare un po’ i prezzi delle bollette e della benzina, ma - una volta spesi - non lasceranno alcun beneficio strutturale. Non solo. Aver scommesso su una tassa folle come quella sugli extraprofitti peggiorerà i bilanci. Immaginare di cavare soldi, per giunta contro la Costituzione, da un comparto che a breve dovrà fare i conti con ingenti piani di salvataggi dalle insolvenze energetiche è una presa in giro che solo l’Unione europea di Ursula von der Leyen poteva architettare. Purtroppo i cocci dovranno essere raccolti dal prossimo governo a guida Giorgia Meloni, il quale si troverà pure ad affrontare partite fondamentali per la stabilità del Paese, tutte fino ad oggi infilate sotto il tappeto. Parliamo del Monte dei Paschi di Siena, del futuro di Ita, della rete unica e dei rapporti tra Cassa depositi e prestiti e Tim. Ma anche del futuro dell’industria dell’acciaio e dell’automotive. L’ultimo anno è stato uno stillicidio su tutti e due i fronti. Ma c’è da scommettere che le magagne salteranno fuori soltanto adesso. La cartina al tornasole è stata la dichiarazione di Franco Bernabè, presidente di Acciaierie d’Italia, della scorsa settimana. «C’è poco gas e costa troppo», ha sintetizzato dopo essere emerso da un sonno durato almeno dallo scorso 24 febbraio, quando la Russia ha invaso l’Ucraina. Che significa l’uscita di Bernabé? Semplice: che pezzi delle istituzioni non faranno alcun sconto al prossimo governo, e amplificheranno la gravità dei nodi da sciogliere. Nodi che spesso hanno contribuito a formare assieme a decisioni prese a Bruxelles. Per questo un nucleo di governo e una coalizione di centrodestra conservatrice nei prossimi giorni dovrà cercare di non cadere nei tranelli. Al contrario dovrà tentare di avviare una transizione ordinata. Un concetto, innanzitutto, che si applica bene a un mondo conservatore e soprattutto un concetto che se declinato con cautela potrebbe sminare i tentativi di far saltare il banco. Ieri il cofondatore di Fratelli d’Italia, Guido Crosetto, ha pubblicato un tweet che ha scatenato qualche polemica. In sostanza il presidente di Aiad ha chiesto al premier uscente di collaborare per impostare la Nadef e la prossima manovra. Quando si insedierà il prossimo governo, l’esecutivo in teoria avrà un solo giorno per aggiornare i dati di consuntivo e inviarli all’Ue. Le polemiche sorgono sia a sinistra che a destra. I primi sostengono che chi ha fatto opposizione a Draghi non dovrebbe dialogarci, tanto più che la data di invio della Nadef può essere posposta; gli altri sostengono che in nessun modo ci si debba accostare all’Agenda Draghi. Non abbiamo parlato con Crosetto, ma siamo sicuri che conosca benissimo i tecnicismi e la sua esternazione sia tanto pratica quanto politica. Dunque condivisibile. Una transizione ordinata passa da un dialogo con le istituzioni uscenti e con quelle stabili (il Colle). Immaginiamo che significherà anche studiare la nascita di un veicolo (ad esempio un sottosegretario con specifiche deleghe) che accompagni il Pnrr verso il 2023, lo modifichi nei contenuti ma ne garantisca la forma intonsa. Lo stesso discorso potrebbe essere affrontato dalle parti di via XX Settembre. Non sappiamo chi possa essere il prossimo ministro dell’Economia, ma, a quanto ci risulta, in alcune riunioni di centrodestra si sarebbe discusso di trovare una figura tecnica draghiana e non invisa al Colle. L’obiettivo sarebbe un nuovo Mef, ma non stravolto. Un ministro con delega al Bilancio e l’incarico di rappresentare l’Italia all’Ue. Al tempo stesso una coppia di vice ministri che parteciperanno ai Cdm rappresenterebbe due dei tre partiti della coalizione vincente e darebbe le direttive politiche al ministro. Durante l’ultima conferenza stampa Mario Draghi ha detto la sua sul tema, facendo capire che Daniele Franco potrebbe restare al suo posto. Difficile. Anche perché il suo capo ufficio stampa, Michele Baccinelli, è pronto nei prossimi giorni per un incarico nel gruppo Cdp. Inoltre, spiegare la permanenza di Franco agli elettori sarebbe molto difficile. A meno che si trovi una figura similare ma senza il timbro di appartenenza diretta al precedente governo. Anche il ruolo dell’attuale sottosegretario di Stato, Roberto Garofoli, non è per nulla da sottovalutare. Diversi articoli lo hanno descritto come una sorta di futuro commissario del Pnrr. Tecnicamente sarebbe molto complesso. Sarebbe un incarico in contrasto con la permanenza al Consiglio di Stato e con le norme della legge Cartabia. Ciò non significa ignorare su temi delicati come il Pnrr il concetto di transizione ordinata. Così come non significa non fare spoils system. Al contrario. Individuati i punti su cui si dovrà necessariamente dialogare, a quel punto sarà quanto mai opportuno tagliare con le cesoie là dove soprattutto il Pd ha creato relazioni univoche a partire dal 2011. Mantenere il profilo attento della transizione ordinata consentirà la possibilità di garantirsi il controllo della macchina burocratica. A vari livelli. Non solo i ministeri ma anche molti apparati. Evitando che ci siano funzionari che remino contro e ostacolino una linea. Certo, per farlo servono prima una linea e una politica costruttiva. Serve uscire dal vocabolario della sinistra e dalle polemiche innescate dai figli dei comunisti. Essere e non reagire.
Charlie Kirk (Getty Images). Nel riquadro Tyler Robinson
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