2025-09-22
Meloni: «Chi è libero fa paura»
Il premier ha chiuso la festa di Gioventù nazionale ribadendo: «Kirk pericoloso perché smontava il mainstream. Siamo contro la cultura dell’odio di chi festeggia la sua morte».Subito dopo l’omicidio di Charlie Kirk, il movimento di estrema sinistra Osa-Cambiare rotta ha pubblicato un’immagine vergognosa in cui si vedeva l’attivista Maga a testa in giù e un grande -1 rosso, accompagnato dalla didascalia: «A buon intenditor poche parole». L’obiettivo di quel messaggio criminale, che ovviamente nessuno a sinistra ha condannato (del resto veniva dai «buoni»), non era solo la destra in generale, insieme ai suoi attivisti, ma anche Giorgia Meloni che, dal palco di Fenix, la kermesse di Gioventù nazionale, è tornata a parlare del clima d’odio che sta colpendo il nostro Paese. E da ben prima del terribile omicidio di Kirk, nonostante la sinistra tenda a minimizzare tacciando la destra di vittimismo o, peggio ancora, provando a lanciare la palla (avvelenata) delle responsabilità nel campo avversario (ricordiamo, per dovere di cronaca, le parole pronunciate solamente qualche giorno fa dal consigliere dem di Genova, Claudio Chiarotti, a una collega di Fratelli d’Italia: «Vi abbiamo già appesi per i piedi una volta»). «Siamo fieri di non essere come loro», ha detto il presidente del Consiglio, che poi ha proseguito affermando: «Sono altri che sono stati cresciuti con l’idea che chi è diverso da te andava abbattuto, noi non siamo mai stati così. Era così anche Charlie Kirk, per questo la sua morte ha creato indignazione in tutto il mondo e ha fatto riflettere». Del resto, la stessa kermesse è la dimostrazione pratica di questa apertura: da Fenix sono passati Marco Travaglio, David Parenzo, Alfonso Pecoraro Scanio, Matteo Hallisey e tante altre persone che con la destra hanno poco o nulla a che fare. Ma tutti i militanti hanno ascoltato le loro opinioni, spesso anche applaudendole. Perché - afferma Fabio Roscani, presidente di Gioventù nazionale, durante il suo intervento - «per noi esistono certamente degli avversari politici, ma non dei nemici da abbattere ad ogni costo». È una differenza non da poco. Che ha a che fare con lo stile, con ciò che si è. È quasi una differenza ontologica. Dell’essere. Non si gioisce per la morte di un altro, chiunque esso sia. Non ci si infiltra in un movimento politico giovanile, dove quindi ci sono anche parecchi minorenni, con l’unico obiettivo di sputtanarlo. «Ho visto gente che ha fatto stampare delle magliette con la foto di Kirk, il sangue che scorre dal collo e la scritta “vinci questo dibattito”», ha detto Meloni. «Era pericoloso perché smontava la narrazione del mainstream con la logica. E andava fermato perché era libero, coraggioso e capace, le persone così fanno paura a chi pensa di poter imporre con la forza le proprie convinzioni». Erano davvero questi gli elementi che davano forza a Charlie: la capacità di discutere con tutti, rispettando le idee di chiunque gli si parasse davanti (tranne quando si trovò di fronte un satanista, che venne subito rispedito al mittente con una benedizione). Charlie, semplicemente, difendeva la verità utilizzando la ragione. «Provami che ho torto», diceva quasi con una punta di sfida. Provalo utilizzando argomenti logici. Ed è a questo punto che il pensiero progressista crollava perché era (ed è) irrazionale. Contrariamente a certe ricostruzioni giornalistiche, che hanno distorto alcune sue affermazioni, quando gli si presentava qualcuno che la pensava in modo diverso da lui, e che magari gli confidava di essere omosessuale, Kirk rispondeva in modo chiaro, dicendo cosa pensava ma tenendo bene a mente che di fronte a sé aveva una persona e che, pertanto, aveva dignità. Era, quello di Charlie, un approccio antico sia nelle modalità (il dialogo) sia nella curiosità. Homo sum, humani nihil a me alienum puto, scriveva Terenzio. Sono un essere umano, niente di ciò che è umano mi è estraneo. Ed è così che Kirk si presentava ai giovani. Fino a quando ha potuto. Perché oggi è più facile accodarsi al mainstream, dire quello che tutti dicono, senza magari pensarlo realmente. Perché se difendi certi valori allora vieni automaticamente bollato come omofobo, razzista e, naturalmente, fascista. Non c’è via di scampo. È il pensiero unico, quello del mainstream che controlla gran parte dei giornali e dei media, a dettare la linea. Ti puoi ribellare, come ha fatto Charlie. Ma è necessario avere coraggio e voglia di rischiare. Persino la pelle, come purtroppo ha dimostrato la fine dell’attivista Maga. «Le minacce si moltiplicano man mano che dimostriamo di saper governare questa nazione, ma non abbiamo paura», ha affermato Meloni. Che poi ha concluso, quasi con una profezia, invitando i militanti di Gioventù nazionale a navigare in questo mare in tempesta che è il mondo che ci circonda: «Levate l’ancora, esplorate, scoprite. Ci vediamo nella tempesta».
Ecco #EdicolaVerità, la rassegna stampa podcast del 22 settembre