2023-10-21
La Meloni vola al Cairo per mediare. Sul tavolo del vertice profughi e aiuti
Giorgia Meloni e Abdel Fattah Al Sisi (Imagoeconomica)
Premier in missione al summit per la pace con 31 Paesi voluto da Abdel Fattah Al Sisi, che teme l’esodo dalla Striscia. Si lavora anche a un passaggio da Benjamin Netanyahu. Rishi Sunak già presente: «Evitare una escalation regionale».Giorgia Meloni oggi in Egitto gioca una delle partite più importanti della sua esperienza da premier. Il nostro presidente del Consiglio, infatti, partecipa al Cairo al summit per la pace in Palestina, un vertice delicatissimo, al quale prendono parte, su invito del padrone di casa, il presidente egiziano Abdel Fattah Al Sisi, i rappresentanti di 31 Paesi e tre organizzazioni internazionali. Secondo quanto riportato ieri da fonti locali all’agenzia Nova, l’Egitto ha chiamato al summit i leader dei sei Stati del Consiglio di cooperazione del Golfo (Arabia Saudita, Emirati Arabi Uniti, Qatar, Bahrein, Kuwait e Qatar), e quelli di Giordania, Autorità nazionale palestinese (Anp), Algeria, Iraq, Libano. L’invito è stato esteso a Italia, Germania, Norvegia, Spagna, Cipro, Grecia e Turchia. Confermata, oltre alla Meloni, la partecipazione del presidente turco, Recep Tayyip Erdogan (che ha invitato Gerusalemme a fermarsi: «È un genocidio»); del leader spagnolo, Pedro Sanchez; del greco Kyriakos Mitsotakis; del cipriota Nikos Christodoulides; del presidente del Sudafrica, Cyril Ramaphosa; del ministro degli Esteri francese, Catherine Colonna (ieri non era escluso anche l’arrivo di Emmanuel Macron); del ministro degli Esteri tedesco, Annalena Baerbock. Il premier britanico, Rishi Sunak, ieri era in Egitto, ma al suo posto oggi potrebbe esserci il ministro degli Esteri, James Cleverly. Israele non sarà presente, al contrario del presidente dell’Anp, Mahmoud Abbas. Al vertice parteciperanno anche il presidente del Consiglio europeo, Charles Michel, e il segretario generale dell’Onu, Antonio Guterres. Zhan Jun, inviato cinese, potrebbe essere presente, ma ieri non c’erano conferme ufficiali. Assicurata la presenza del capo della diplomazia giapponese, Yoko Kamikawa. L’Ue è rappresentata, oltre che da Michel, anche dall’Alto rappresentante per la politica estera, Josep Borrell. E in serata è arriva anche la notizia della partecipazione del viceministro degli Affari esteri russo, Mikhail Bogdanov.Il presidente egiziano, Abdel Fattah Al Sisi, auspica di «ottenere il sostegno internazionale per respingere l’idea di sfollare i palestinesi di Gaza e, in secondo luogo, per fare pressione su Israele affinché consenta l’ingresso degli aiuti e avvii un nuovo processo di pace».La presenza di Giorgia Meloni è estremamente importante: a quanto ci risulta da fonti di governo, il nostro premier con ogni probabilità si recherà anche in Israele. La guerra a Gaza ha ricadute geopolitiche su tutto il mondo, e in particolare per una nazione come l’Italia, affacciata sul Mediterraneo e Paese di primo approdo, come ben sappiamo, per i profughi che arrivano dal mare. Tenendo conto che sono già un milione gli sfollati di Gaza, rimasti senza casa a causa dei bombardamenti israeliani, 513.000 dei quali accolti per ora nelle strutture delle Nazioni Unite, il rischio di un tragico esodo del popolo palestinese è sempre più concreto, in vista anche della probabile invasione da parte dell’esercito israeliano e dell’ordine di evacuare tutto il Nord della Striscia. La popolazione della Striscia di Gaza, ricordiamolo, è di 2,2 milioni di persone. La presenza dei leader di Cipro, Grecia e Spagna è la conferma di quanto i Paesi del Sud dell’Europa, quelli affacciati sul Mediterraneo, siano preoccupati di quanto sta accadendo anche per le eventuali ricadute dal punto di vista dell’immigrazione, senza dimenticare il rischio di infiltrazioni di terroristi tra le masse in fuga. Il valico di Rafah, al confine tra Striscia di Gaza ed Egitto, è in questo momento sotto i riflettori di tutto il mondo, non solo perché da lì devono transitare gli aiuti umanitari per la popolazione di Gaza (cibo, acqua, medicinali), ma pure perché da questo varco potrebbero essere costretti a scappare i profughi palestinesi, essendo l’unica via d’uscita da Gaza. Profughi che, manco a dirlo, l’Egitto non vuole assolutamente accogliere, e che quindi, in caso di esodo, potrebbero finire per disperdersi sulla costa nord dell’Africa, arrivando in Libia (che confina con l’Egitto) e da lì tentando di raggiungere l’Europa. È già successo con i profughi siriani, alcuni dei quali arrivano in Europa e vengono accolti, mentre la stragrande maggioranza, ben 3,5 milioni di persone, viene trattenuta in Turchia, che in cambio di questo «asilo» riceve dall’Unione europea miliardi e miliardi di euro. L’Egitto non ha intenzione di diventare il campo profughi della Palestina: «Non è solo una questione di intraprendere un’azione militare contro Hamas», ha detto il leader egiziano, Al Sisi, a proposito dell’attacco israeliano a Gaza e della minaccia di un’invasione, «ma un tentativo di spingere i residenti civili a cercare rifugio e a migrare in Egitto. Prendo atto», ha sottolineato Al Sisi al termine di un colloquio con Sunak, «della vostra comprensione dell’importanza di non permettere lo spostamento di civili da Gaza al Sinai, si tratta di una questione estremamente pericolosa, che potrebbe porre fine alla causa palestinese». La Meloni dovrà stare molto attenta. Il rischio che i Paesi arabi cerchino di concludere il summit con una dichiarazione troppo sbilanciata a favore della Palestina è concreto, ma va pure detto che la posizione del governo italiano su questo conflitto è stata finora molto moderata, a differenza di quanto accaduto per quel che riguarda la guerra in Ucraina, sulla l’Italia è una delle nazioni più agguerrite contro la Russia. Sul conflitto a Gaza sia la Meloni che il ministro degli Esteri, Antonio Tajani, sostengono limpidamente Israele contro il terrorismo di Hamas, ma con la massima attenzione alla sorte dei civili palestinesi.