2024-05-29
Meloni a De Luca: «Sono la stronza». E apre il centro sportivo del riscatto
Vincenzo De Luca e Giorgia Meloni
Il premier ha salutato il governatore dem della Campania usando lo stesso insulto che lui le aveva rivolto durante lo show di Roma. Il prete anticamorra, don Patriciello: «Grazie Giorgia, sembrava impossibile».«Salve, sono quella stronza della Meloni...». L’occasione, per il presidente del Consiglio, era di quelle troppo ghiotte, e difatti non se l’è lasciata sfuggire. Tutti ricordano infatti quando, lo scorso febbraio, in un video rubato nel Transatlantico di Montecitorio il «ras» campano Vincenzo De Luca aveva apostrofato pesantemente il premier, che a sua, volta aveva stigmatizzato chi manifestava contro l’Autonomia differenziata, non risparmiandole il citato insulto. Ne seguì una polemica durissima, con critiche bipartisan rivolte a De Luca per il linguaggio usato. Da quel momento, però, non c’era stata un’occasione istituzionale in cui i due protagonisti dello scontro si trovassero di persona. Cosa che è successa ieri mattina a Caivano, dove Giorgia Meloni è andata a inaugurare, assieme ad altri membri dell’esecutivo, il nuovo centro sportivo inaugurato in tempo record, sulle macerie di quello abbandonato che era stato teatro di un terribile fatto di cronaca, che aveva visto due cugine di 10 e 12 anni ripetutamente violentate dal branco.Che l’incrocio con De Luca potesse essere ad alto tasso di tensione lo si poteva dedurre anche dalle recenti polemiche portate dal governatore contro l’esecutivo per la prosecuzione dell’iter del ddl Calderoli sull’Autonomia differenziata, prossimo all’approvazione definitiva alla Camera, e ad alcune esternazioni decisamente sopra le righe, come quella che ha coinvolto il prete anti camorra, don Maurizio Patriciello, parroco della locale parrocchia, sbeffeggiato pubblicamente dal presidente campano, che lo aveva definito un «Pippo Baudo con la frangetta». Tossine, quelle immesse da De Luca nel dibattito politico, che hanno fatalmente finito per riversarsi contro di lui, che evidentemente non ha saputo cogliere l’opportunità di apprezzare un’opera di riqualificazione e di risanamento materiale e morale in un territorio dove le istituzione locali non erano intervenute e che assume un alto valore simbolico.E così, prima ancora che Meloni lanciasse la sua frecciata nel faccia a faccia con De Luca, rimasto visibilmente in difficoltà, lo stesso presidente del Consiglio aveva richiamato nel suo intervento, altre frasi polemiche pronunciate sempre dal governatore, come quelle in cui definiva una «passeggiata elettorale» l’arrivo del premier a Caivano. «Al presidente della Regione che ieri ha detto che questa era una passeggiata del governo», ha affermato, «dico che se tutte le volte che la politica passeggia porta risultati come questo, avremmo più fiducia dai cittadini. Passeggeremo ancora, porteremo questo modello altrove, avremo molte altre Caivano, faremo vincere lo Stato. È quello», ha concluso, «che gli italiani si aspettano da noi». Ancora in difficoltà, De Luca ha tentato di giustificarsi affermando che non aveva intenzione di polemizzare direttamente col premier: «Mi ero permesso di prendere in giro Durigon ieri per la passeggiata che abbiamo fatto al Molo Beverello», per poi contrattaccare: «Ci sono esponenti di governo che non hanno molta ironia, sono molto nervosi in questo periodo».Una mattinata dura da digerire, politicamente, per De Luca e per la sinistra in generale: il progetto di riqualificazione era stato presentato pochi mesi fa a Palazzo Chigi dal sottosegretario Alfredo Mantovano, dopo le violenze alle due cugine, risalenti alla scorsa estate, e la tempistica di consegna alla cittadinanza è stata pienamente rispettata. «Avevamo detto», ha affermato il premier nel suo discorso, «che lo Stato avrebbe reagito a Caivano, avrebbe gettato le basi per una storia diversa, e abbiamo dimostrato che il degrado e l’abbandono non sono un destino ma una scelta, e come tutte le scelte si possono ribaltare. Abbiamo riportato a Caivano lo Stato», ha proseguito, «le istituzioni, le forze dell’ordine, abbiamo detto alle persone perbene che potevano fidarsi delle forze dell’ordine, che saremmo stati al loro fianco, che spaccio e traffico di droga sarebbero stati perseguitati con determinazione. Questo vuol dire accendere la speranza in un territorio dove troppo spesso le istituzioni hanno pensato che la speranza non potesse esserci. Faremo vincere Stato sulla criminalità organizzata, sul degrado, sull’abbandono e la rassegnazione. E faremo di Caivano un modello per la nazione intera». «Con il decreto coesione», ha detto ancora Meloni, «abbiamo investito 3 miliardi di euro di fondi europei per le periferie di 14 città metropolitane e 39 città medie del Sud, su un programma finalizzato alla rigenerazione urbana, al recupero delle aree disagiate e degradate. Significa», ha concluso, «che avremo molte altre Caivano». A completare il quadro della debacle del governatore, l’emozionato ringraziamento al presidente del Consiglio e a tutto il governo da parte di don Patriciello: «Il 25 agosto 2023 scrivo; “Giorgia ho il cuore lacerato, sono tutti ragazzini, per favore vieni, facci sentire italiani, vieni a portare lo Stato”. Non avrei scommesso un euro che 8 giorni dopo mezzo governo sarebbe arrivato. Giorgia», ha concluso, «te lo dico in madrelingua, stamattina ‘o veco e nun ‘o crero».
Roberto Burioni (Imagoeconomica)
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