2022-05-05
Melillo nuovo procuratore antimafia
Al plenum del Csm, con 13 voti, il capo dei pm di Napoli, ex capo di gabinetto di Andrea Orlando, ha battuto il collega di Catanzaro, Nicola Gratteri. Decisiva Unicost, vero ago della bilancia.Il nuovo procuratore nazionale antimafia e antiterrorismo è Giovanni Melillo, che lascerà la Procura più grande d’Italia, quella di Napoli, per guidare il pool che coordina le Direzioni distrettuali antimafia. Al Plenum del Csm, con 13 voti, il suo nome è passato al primo turno, lasciandosi alle spalle il capo della Procura di Catanzaro Nicola Gratteri, che ne ha incassati sette, e il procuratore aggiunto della Direzione nazionale antimafia Giovanni Russo che ha raccolto cinque preferenze. I tre profili erano stati presentati al Plenum da Alessandra Dal Moro (Area),che ha illustrato curriculum e carriera di Melillo (che è stato anche ex capo di gabinetto del ministro Andrea Orlando quando era alla guida di via Arenula), dal laico pentastellato Fulvio Gigliotti, che ha ricostruito le esperienze nel contrasto alla criminalità organizzata calabrese di Gratteri, e dal presidente della Quinta commissione Antonio D’Amato (Magistratura Indipendente), che ha relazionato sulla possibile scelta interna, ovvero quella di Russo. Durante il dibattito si sono subito schierati con Melillo il primo presidente della Corte di Cassazione Pietro Curzio e il procuratore generale della Cassazione Giovanni Salvi, che ha sottolineato come «da giovanissimo» Melillo aveva «coordinato le indagini successive alle stragi dei primi anni Novanta, mostrando coordinamento con l’ufficio inquirente di Firenze», aggiungendo anche di non avere dubbi «che con Melillo» si sarebbe avverata «l’idea di un ufficio non solo di coordinamento ma anche di forte impulso investigativo». A guidare le barricate per Gratteri, invece, c’era Nino Di Matteo: «Una scelta diversa significherebbe la bocciatura di un magistrato particolarmente esposto al rischio di attentati proprio a causa delle sue indagini e rappresenterebbe una pericolosa presa di distanza nei suoi confronti, foriera di ulteriori rischi. Attenzione a non ricadere negli errori che il Csm ha fatto in passato, quando contribuirono a un isolamento divenuto terreno fertile per omicidi eccellenti e stragi». Non affidare a lui il timone della Dna, ha avvertito prima del voto, invece, Sebastiano Ardita, «sarebbe non solo la bocciatura del suo impegno antimafia, ma un segnale devastante al movimento culturale antimafia». Alla fine, però, oltre ai cinque consiglieri di Area (schieramento di cui fa parte l’ormai ex procuratore di Napoli) Dal Moro, Giuseppe Cascini, Elisabetta Chinaglia, Giovanni Zaccaro, Mario Suriano, e ai due vertici della Cassazione, hanno votato per Melillo anche i due professori indicati dai 5 stelle Alberto Maria Benedetti e Filippo Donati, il laico di Forza Italia Michele Cerabona, noto avvocato napoletano. E i tre consiglieri di Unicost, che erano l’ago della bilancia: Michele Ciambellini, Carmelo Celentano e Concetta Cochita Grillo. Come previsto, invece, hanno votato per Gratteri, oltre a Di Matteo, i tre di Autonomia e Indipendenza Ardita, Giuseppe Marra e Ilaria Pepe, i due laici della Lega Stefano Cavanna ed Emanuele Basile e Fulvio Gigliotti, giurista calabrese di Catanzaro. A Russo sono andati infine i quattro voti di Magistratura indipendente, Loredana Micciché, Maria Tiziana Balduini, Paola Braggion e Antonio D’Amato, e quello del laico di Forza Italia Alessio Lanzi. Mentre le correnti delle toghe si dividono a Palazzo dei marescialli, si ricompattano invece all’Anm, dove la giunta unitariamente ha stabilito la data del 16 maggio come giorno dello sciopero dei magistrati contro la riforma del Csm. Ma da oggi si apre una nuova partita per la poltrona da procuratore a Napoli. E in molti già scommettono su Gratteri.
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