2023-12-03
Mediterranea parla di bugie ma non dice quali
L’Organizzazione di Luca Casarini minaccia azioni legali dopo i nostri scoop senza inviare rettifiche per chiarire la sua posizione. Anzi, evoca oscuri complotti laddove si tratta di semplici atti d’inchiesta. Chi non ha nulla da temere non scappa e non querela.«Menzogne». Così dice Mediterranea, l’Ong fondata da Luca Casarini al centro dell’inchiesta sui migranti di Panorama e della Verità. La società armatrice di Mare Jonio aggiunge di aver già dato «mandato ai propri legali di procedere legalmente per denunciare i responsabili dinnanzi alle competenti autorità giudiziarie». Premesso che i legali hanno tutto il diritto di procedere legalmente, la legge dice che chiunque ritenga di essere stato diffamato da un articolo a mezzo stampa ha la possibilità di inviare una rettifica per ristabilire la verità. Ma al momento, non ci risulta che né Mediterranea né l’ex capo dei disobbedienti abbia inviato alla nostra redazione alcuna precisazione in merito alle notizie rivelate dai nostri articoli.Al contrario, Casarini e compagni si sono dati da fare per far pubblicare da altre testate un comunicato in cui parlano genericamente di manipolazioni e falsità, senza specificare in che cosa consistano le manomissioni e le bugie. Nella nota inviata ai giornali, e ripresa prontamente da tutti gli organi di stampa che fino a ieri avevano ignorato la nostra inchiesta, si accusano Panorama e La Verità di aver messo in atto un’operazione volgare e vergognosa, adombrando l’intervento di apparati riservati. Ci pare di capire che, secondo Mediterranea, contro di loro sarebbero scese in campo le spie e la magistratura deviata, e forse anche la massoneria. Gente abituata a pescare nel torbido che avrebbe avuto accesso a intercettazioni e mail i cui contenuti sono tutelati dal segreto istruttorio. In pratica, l’Ong che traghetta i migranti dalle coste libiche a quelle italiane respinge il sospetto di aver ricevuto soldi dalle diocesi italiane (operazione che, non costituendo un reato, di certo non può essere ritenuta diffamatoria, a meno che Casarini e compagni ritengano che il loro accostamento ai vescovi sia un insulto) accampando fumose speculazioni e misteri. Tuttavia, qui c’è poco o nulla di tenebroso, perché fino a ieri sono stati gli stessi compagni di Casarini a esibire le relazioni speciali con il mondo della Chiesa. L’ex capo dei disobbedienti, dopo aver dismesso la Tuta bianca usata negli scontri con la polizia, era talmente assiduo alle sagrestie da sembrare pronto a indossare la tonaca nera dei parroci, chiamando tutti fratelli e sorelle e non più compagni e compagne. Dunque, che cosa c’è di oscuro in questa faccenda? Che a Casarini facesse piacere farsi ritrarre con i monsignori è cosa arcinota, così come è risaputo che l’ex contestatore convertito sulla via di Lampedusa ora stravede per papa Francesco. Sì certo, la cosa più sgradevole della vicenda resta quella dei soldi, cercati e inseguiti con insistenza per far fronte alle esigenze di bilancio della Ong e, a quanto pare, anche domestiche. Ma pure in questa caccia al denaro non c’è nulla di segreto o artefatto, sta tutto nelle chat che Casarini e compagni si sono scambiati per settimane, agli esordi della loro missione. Essendo finiti al centro di un’inchiesta della Procura di Ragusa per favoreggiamento dell’immigrazione clandestina (il 6 dicembre si terrà l’udienza davanti al giudice delle indagini preliminari), le conversazioni del gruppo di ex contestatori sono state regolarmente trascritte dagli inquirenti. Succede spesso quando c’è un’indagine, e anzi sono stati per anni gli stessi compagni a difendere il diritto di auscultazione delle Procure. Ricordate quando la banda di contestatori scese in campo al grido: «Intercettateci tutti»? Alla sola idea di limitare le captazioni degli inquirenti, la sinistra unita, moderata e radicale, insorse come un sol uomo, dicendo che si volevano favorire i ladri. Risultato, ogni volta che il pm avvista un potenziale reato firma il decreto di intercettazione e così a quanto pare è successo anche con Casarini e i suoi pari. Essendoci uno strano passaggio di denaro, da una compagnia danese a Mediterranea, con il sospetto di un favoreggiamento dell’immigrazione clandestina, la Procura ha aperto un’indagine e dunque eccoci qui, a raccontare, unici nel deserto dell’informazione, i retroscena di un’operazione «umanitaria». Dalla trascrizione delle chat, si scoprono interessi ultraterreni che non hanno nulla a che fare con i propositi spacciati dalla combriccola di ormai anziani contestatori? Non è una faccenda che ci riguardi. Noi ci limitiamo a registrare ciò che Casarini, i suoi sodali, e il cappellano della Mare Jonio si dicevano e se parlavano di soldi, di trame vaticane e di ambizioni politiche sulla Cei non è colpa nostra. Da anni raccontiamo che dietro il mondo dell’accoglienza si celano propositi assai meno nobili in cui a volte finiscono, in buona fede o meno, anche enti e organizzazioni che si prefiggono scopi ideali. Credo che non ci sia Procura in Italia che non abbia aperto un fascicolo sul sistema dell’accoglienza, un’industria che - Salvatore Buzzi insegna - sfrutta la buona fede per trasformarla in buoni affari.Quanto poi all’amore, che Mediterranea nel suo comunicato contrappone a un nostro presunto odio nei confronti delle Ong, ricordiamo a Casarini e compagni che chi ama non querela. Come dice papa Francesco, non dobbiamo avere paura del dialogo. Dunque, perché gli ex disobbedienti hanno timore di ciò che scriviamo? Se non hanno nulla da nascondere, è sufficiente che ci concedano un’intervista e noi riporteremo le loro risposte. Se invece così pensano di tapparci la bocca, beh, hanno sbagliato indirizzo.
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