Come ultima carta Mediobanca spera nel no della Bce a Caltagirone e Delfin

Alberto Nagel, amministratore delegato di Mediobanca, vuol provare a scatenare una tempesta. Con una mossa a sorpresa che sembra tanto la lancia scagliata da un esercito in ritirata ha presentato una segnalazione alla Bce chiedendo di fare chiarezza sulla posizione dei suoi principali azionisti: la Delfin degli eredi Del Vecchio e Francesco Gaetano Caltagirone.
Sono i protagonisti assoluti del risiko bancario in corso. Sono contemporaneamente soci di primissimo piano di Mps che ha lanciato una Ops sulla stessa Mediobanca. Ma occupano anche la ribalta nell’azionariato di Generali di cui la banca d’affari è la presenza di riferimento con una partecipazione del 13%. Insomma, secondo la segnalazione, il mercato sarebbe in presenza di un intreccio tanto fitto da ipotizzare l’esistenza di un’azione di concerto. In questo caso i protagonisti dovrebbero lanciare un’Opa obbligatoria a cascata tanto su Mediobanca che su Generali?
Secondo quanto riportato dal Financial Times, Delfin e Caltagirone hanno già accumulato partecipazioni rilevanti ma non sono riusciti a imporsi sulla governance. Invece sono ai ferri corti con Nagel in Mediobanca e con Philippe Donnet, capo di Generali che vorrebbero sostituire. Una segnalazione ritenuta fonte di conflitti ancora più aspri. Per Mediobanca il tutto renderebbe ingovernabili alcune delle istituzioni finanziarie più importanti del Paese. Al centro della questione c’è il tema della concertazione, ovvero la possibilità che Delfin e Caltagirone stiano agendo in modo coordinato per raggiungere un controllo maggiore senza rispettare le normative della Bce. Secondo le leggi europee, gli azionisti che agiscono di concerto devono notificare la loro intenzione di aumentare la partecipazione oltre determinate soglie. Se non pubblicato, tale comportamento potrebbe portare al congelamento dei diritti di voto. Mediobanca teme quindi che, attraverso questa rete di partecipazioni incrociate, Delfin e Caltagirone agiscano come se fossero un gruppo unico, pur non avendo formalmente dichiarato tale posizione.
Tuttavia, le fonti vicine a Delfin e Caltagirone hanno prontamente negato il coordinamento. Sostengono che in un clima surriscaldato come quello che si è determinato in questo momento nel mondo del credito le segnalazioni alla Bce fanno parte delle schermaglie di mercato.
Lo scontro si sposterà a breve sul fronte di Generali, dove la questione della governance è destinata a entrare nel vivo. Il 24 aprile, infatti, il consiglio di amministrazione della compagnia assicurativa sarà rinnovato, e Mediobanca ha presentato la lista di maggioranza. Anche Caltagirone ha presentato i suoi candidati fra i quali spiccano Flavio Cattaneo, ad di Enel, e Fabrizio Palermo, ad di Acea. A chiarire la governance potrebbero arrivare i fondi. Soprattutto se anche Assogestioni riuscirà a eleggere i propri rappresentanti.
In questo contesto, la tensione cresce, con Generali che sempre ieri ha segnalato all’Ivass e alla Consob i sospetti di un’azione concertata tra Delfin e Caltagirone. Tuttavia, l’organo di controllo ha storicamente richiesto prove concrete di tale concertazione, come accordi scritti, per intraprendere azioni effettive.
A questo punto, non è chiaro se la segnalazione di Mediobanca alla Bce possa essere un potenziale squilibrio di potere che potrebbe minare la governance e la concorrenza nel mercato, o se rappresenti una mossa disperata per indebolire l’Ops di Montepaschi e ostacolare l’ascesa degli investitori coinvolti. In ogni caso, l’accusa di concertazione è una iniziativa delicata che, se non supportata da prove concrete, rischia di essere un boomerang e più un tentativo di screditare gli avversari, piuttosto che una legittima preoccupazione per la stabilità del mercato.
L’intricato gioco di potere tra Mediobanca, Delfin, Caltagirone e Generali è destinato a continuare, con il prossimo incontro del 24 aprile che sarà un banco di prova decisivo per tutti gli attori coinvolti. La questione della concertazione tra azionisti e il controllo delle principali istituzioni finanziarie italiane è ormai un tema centrale del dibattito economico, con implicazioni che potrebbero influenzare profondamente il futuro del sistema bancario e assicurativo del Paese.
Mediobanca, con la sua segnalazione alla Bce, sta cercando di difendere la propria posizione, ma anche di mantenere un ruolo centrale nel gioco delle alleanze e delle partecipazioni. Sarà interessante osservare come si evolverà la situazione e se, alla fine, le autorità di regolamentazione riusciranno a fare chiarezza su queste accuse, o se, come accaduto in passato, queste denunce rimarranno solo una parte del normale caos delle dinamiche di mercato.





