2025-06-14
Mediobanca, caos di esposti e querele. Ma all’assemblea sarà un testa a testa
Alberto Nagel (Imagoeconomica)
Consob attiva per controllare eventuali concerti. Lunedì affluenza attorno all’80%.Esposti, querele e di nuovo la spaccatura tra la finanza del Nord e quella romana. In mezzo la Consob, che dopo anni a occuparsi di cripto valute, torna a muoversi sui dossier bollenti. Il tutto a pochi giorni dall’assemblea di Mediobanca che dovrà dire la sua sull’Ops per l’acquisizione di Banca Generali. Negli ultimi giorni è stata smentita sia da Unicredit che da Piazzetta Cuccia la notizia secondo cui sarebbero stati depositati esposti per denunciare un possibile concerto tra il gruppo Caltagirone e Delfin, la società che fa capo alla famiglia Del Vecchio. I rumor erano però anticipatori della notizia uscita nella serata di giovedì. Aperta una inchiesta per possibili irregolarità nella gestione della cessione del 15% di Mps da parte del Tesoro. Un fascicolo che si andrebbe a incrociare con una querela depositata da Alberto Nagel dopo un articolo pubblicato da Il Giornale. Dentro il fascicolo, secondo le indiscrezioni di stampa, sarebbero finite una ricostruzione di parte mirate a mettere in fila pressioni e informazioni mirate a screditare Piazzetta Cuccia. D’altra parte il polverone sollevato dall’eco dell’inchiesta non può far scordare altri due elementi fondamentali per capire a partita in atto. Da un lato la decisione (non solo legittima ma opportuna) di Banca Generali di dire no in questo momento a un accordo di lungo termine sui temi del wealth managent e sulla bancassicurazione con Generali e Mediobanca. L’istituto guidato da Gian Maria Mossa ha così ricordato di essere oggetto di Ops e come tale non può muoversi da parte attiva in nessuna decisione. Secondo aspetto l’interessamento da parte di Consob, che ha rivolto un elevato numero di quesiti agli interessati, sul rapporto tra Mediobanca e Generali dopo l’annuncio dell’Ops. a colpire il mercato è stata infatti il cambio di strategia di Nagel. Dopo aver sostenuto la lista di Philippe Donnet, ha deciso - a distanza di pochi giorni - di puntare su Banca Generali e con lo scambio di azioni di uscire dalla compagine del Leone. Allora perché scrivere nel prospetto che un’alleanza di lungo termine è consustanziale alla nuova scelta? Si capirà più avanti. Resta il fatto che l’appuntamento assembleare di lunedì è decisivo per le sorti delle Ops incrociate e in un certo senso per il futuro di Generali. Il ventilatore però non dovrebbe intaccare la situazione e al momento la partecipazione non dovrebbe superare l’80%. Non una buonissima notizia per Nagel. Così si prefigura il testa a testa. Non è dato a oggi sapere che cosa deciderà Delfin. Potrebbe astenersi e a quel punto il non voto equivarrebbe comunque al «no» all’Ops su Banca Generali. La possibilità che la compagine attorno a Caltagirone (assieme ai «no») arrivi vicino al 40% è molto elevata. Di conseguenza l’altra squadra si posizionerebbe o lì in prossimità o poco sopra. Sarebbe una vittoria per Nagel nel breve termine. Ma questa partita si misura sul medio e lungo termine. Ecco perché il risultato di lunedì decreterà i contrappesi dentro Mediobanca e quindi anche come in una sorta di specchio gli effetti dell’Ops di Mps su Piazzetta Cuccia. Si comprende dunque anche il caos delle ultime ore. Mentre un intervento a gamba tesa della magistratura su una società quotata e su una partita gestita direttamente dal Tesoro sarebbe un evento di forte rottura. Non che la storia giudiziaria italiana non ci abbia preparato a tali eventualità, ma stavolta sarebbe una frattura irreparabile. Che si andrebbe a sommare alla sentenza attesa per il 9 luglio. In quell’occasione sarà il Tar a dire la sua sul golden power imposto dal governo sulla mossa di Unicredit contro Banco Bpm. Un tema si sicurezza nazionale nelle mani di giudici amministrativi. Cose mai viste.
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