2021-08-14
Anche i medici contro la puntura ai minori
Sono già 1.300 i sanitari e le associazioni di categoria ad aver richiesto una moratoria sulla profilassi di bambini e adolescenti: «Gli effetti gravi possono colpire un vaccinato ogni 167». L'esperto inglese: «L'immunità data dall'infezione può proteggerli di più».Per fortuna non c'è solo Francesco Vaia, direttore sanitario dell'istituto Spallanzani, a chiedere prudenza nel vaccinare i bambini. «Hanno avuto zero decessi per Covid. Prima di utilizzare un preparato anti Sars per l'età infantile aspetterei il conforto di ulteriori studi», ha detto il professore, mentre gli arcieri della punturina agli under 12 occupano tutti gli spazi sui giornali e nei talk show. In primis il coordinatore del Cts, Franco Locatelli, che pensa di rassicurare a parole: «I benefici sono maggiori dei rischi che risultano quasi inesistenti». Sono preoccupati, invece, e tanto, i numerosi pediatri che assieme a colleghi della gastroenterologia, dell'ematologia, della medicina preventiva, della neuropsichiatria infantile, già un mese fa hanno sottoscritto la Proposta di moratoria sulla vaccinazione dei bambini contro la Covid-19. I firmatari, in continuo aumento (attualmente sono 1.300 sanitari e varie associazioni di categoria), dichiarano di non avere conflitti di interessi, di non volere essere «strumentalizzati da posizioni antivacciniste», e chiedono «un confronto scientifico e istituzionale» nel merito di specifici vaccini e strategie vaccinali, che invece tarda ad arrivare. Con queste importanti precisazioni, pediatri come Eugenio Serravalle, Sergio Bernasconi, Sergio Conti Nibali spiegano perché chiedono una sospensione della vaccinazione antiCovid-19 di bambini e adolescenti. Innanzitutto ricordano che «in Italia i minori di 18 anni hanno una probabilità di contagiarsi più bassa rispetto alla popolazione generale», e che quando succede «presentano in genere manifestazioni lievi o sono asintomatici». Ridotto è il rischio che finiscano in ospedale e se purtroppo muoiono «si tratta di regola di bambini con altre patologie». Una volta vaccinati, invece, sono esposti a reazioni avverse che possono essere gravi nello 0,6% dei casi, cioè uno ogni 167 vaccinati dai 12 a 15 anni. Il documento riporta altri dati su eventi avversi, disabilitanti o che potranno presentarsi a medio e a lungo termine, citando numerosi studi. Ricordano inoltre che per l'Oms «vaccinare i bambini non è una priorità e che il rientro a scuola deve avvenire a prescindere dalla vaccinazione». Medici attivi sul territorio sostengono, dunque, che dare dosi a tutti non sia la soluzione migliore, soprattutto se si crede di bloccare il contagio «sacrificando» i minori. In una pandemia sicuramente grave e pericolosa, è necessario vaccinare anziani, malati cronici e soggetti ad alto rischio professionale, sempre che siano d'accordo, ma nessuno studio ha dimostrato che serva vaccinare giovani e soggetti a basso rischio per bloccare la circolazione del virus. Le ultime rilevazioni del ministero della Salute di Israele, uno degli Stati dove più dosi sono state somministrate, hanno dato risultati di protezione dall'infezione del 39-41%, mentre nelle prime settimane dopo la vaccinazione si parlava di oltre il 90%. È chiaro che il vaccino perde di efficacia nel tempo, lo verificheremo a breve anche in Italia. Come ha affermato Cyrille Cohen, consigliere per le vaccinazioni del ministro della Salute israeliano, ne usciremo se comprendiamo che «esposizione naturale al virus, più i vaccini per prevenire malattie gravi sono le soluzioni, come per ogni altro virus». Non dando il vaccino ai bambini. Ieri, il New York Times scriveva che «nel Regno Unito, dove la variante delta ha travolto la popolazione prima di diffondersi negli Stati Uniti, per gli esperti non ci sono prove certe che stia facendo ammalare i bambini». Riportava anche il commento di Elizabeth Whittaker, specialista in malattie infettive pediatriche e immunologia presso l'Imperial College di Londra: «C'è stata un'ondata, c'erano bambini che si sono ammalati. Ma non nel tipo di “Oh, mio Dio, questo è molto diverso, questo è preoccupante"». Nel Regno Unito i vaccini ai bambini da 12-15 anni sono sconsigliati; in questa fascia d'età invitano al vaccino solo gruppi ad alto rischio per patologie pregresse. «Dato il basso rischio di Covid per la maggior parte degli adolescenti, non è immorale pensare che possono esser protetti meglio dall'immunità naturale generata dall'infezione piuttosto che chiedere loro di correre il possibile rischio di un vaccino», ha dichiarato sul Fatto Quotidiano Robert Dingwall, del comitato congiunto per la vaccinazione e l'immunizzazione del governo inglese. Per Annamaria Staiano, presidente della Società italiana di pediatria, «i bambini costituiscono i serbatoi delle nuove varianti, sostengono la circolazione del virus», convinzione molto cara pure a Locatelli. In 79 studi analizzati dalla rivista scientifica The Lancet, nessuno ha trovato virus vivi oltre il nono giorno. La maggior infettività è nei due giorni che precedono i sintomi fino al quinto dopo la comparsa, quindi un bimbo sarà contagioso una settimana in un anno. Non a caso, sempre Dingwall ha rassicurato: «Gli anziani vaccinati non devono avere paura dei bambini e i bambini non devono avere paura di infettare gli anziani vaccinati. Non c'è motivo di adottare misure eccezionali di cautela che non sarebbero state considerate nel 2019 per controllare qualsiasi altro virus respiratorio».