2018-08-17
Mediaset rimuove il Renzi show dai palinsesti
Sfumata la trattativa con il produttore Lucio Presta per acquistare la serie storica su Firenze da mandare su Rete 4. Il Comune concederà piazza Duomo, chiusa ai turisti. Verrà impiegato anche un drone. Ora la speranza del Bullo è Netflix, ma c'è già un certo Barack Obama...Doveva essere l'ennesimo indizio, se non la prova maestra, che nonostante la fregatura presa da Silvio Berlusconi con l'elezione di Sergio Mattarella, il patto del Nazareno è ancora vivo. Poteva essere l'opportunità per coronare un corteggiamento reciproco che, dopo una campagna elettorale spesa più per contestare i grillini che l'uno contro l'altro, va avanti a colpi di sempre più plateali dissociazioni dagli ex alleati (la sinistra massimalista da un lato e la Lega di Matteo Salvini dall'altro). E invece, la vicenda del docufilm su Firenze di Matteo Renzi rischia di rivelarsi un'occasione politica mancata, oltre che un flop commerciale. Come ha rivelato l'altro ieri il Corriere della Sera, infatti, sembra che alla fine Mediaset abbia chiuso la porta in faccia al senatore semplice, negando di essere in contatto con Lucio Presta, titolare della società Arcobaleno Tre, che ha prodotto il documentario. Smentite dunque le voci che volevano il Biscione di Piersilvio Berlusconi interessato all'acquisto dello show di Renzi per trasmetterlo su Rete 4 . Il progetto messo in cantiere dall'ex premier toscano prevede la registrazione di otto puntate in cui Renzi dovrebbe illustrare la storia e le bellezze di Firenze. Le riprese partiranno il 19 agosto da Palazzo Medici, per spostarsi il 21 in piazza Duomo, affittata, blindata e sorvolata da un drone con telecamera. Il Bomba ha nobilitato la sua impresa presentandola come «una grande battaglia contro la demagogia, il qualunquismo e la paura. Bellezza contro odio, apertura contro protezionismo, Rinascimento contro oscurantismo». Siamo perciò tutti ansiosi di conoscere come l'ex segretario pd, sonoramente bocciato alle urne, non perché abbia mai sbagliato qualcosa ma ovviamente per colpa delle fake news diffuse sui social network dagli hacker russi, riuscirà a utilizzare i Medici, Michelangelo Buonarroti, Sandro Botticelli e Giotto per dimostrare che gli italiani hanno fatto male a punire lui premiando i malvagi populisti.L'unica vera bomba, però, rischia di essere il cachet di Renzi: si parla di centinaia di migliaia di euro, anche se in parte la cifra dipenderà dal successo di pubblico della serie. Sarà per questo che lui ci ha tenuto a sottolineare di non volersi trasformare in uno «showman di provincia»: quale anchorman da sagra paesana riuscirebbe a guadagnare tanto? In fondo, non sarebbe la prima volta che il capoluogo toscano offre a uno dei suoi figli opportunità di lucro: basti pensare alle polemiche sul milione e 600.000 euro che Roberto Benigni avrebbe dovuto ricevere dalla Rai per leggere la Divina Commedia in piazza Santa Croce.Sull'ultima impresa dell'ex sindaco fiorentino si è espresso anche un professionista del settore quale Piero Angela, uno che ha messo al mondo un figlio che come conduttore di documentari ha ben pochi eguali nel mondo. Interpellato dal quotidiano Il Tempo, Angela ha concesso ampio credito a Renzi: «È uno che la sa lunga e ce la potrebbe fare», ha commentato il volto storico di Super Quark, «anche se non credo si occuperà di divulgazione scientifica». Dopo il no di Mediaset, tuttavia, la strada per il docufilm dell'ex premier si presenta in salita: Renzi è convinto di poterlo piazzare sui circuiti internazionali, ma stentiamo a credere che agli abbonati di Netflix, avviluppati nel circuito di serie cult come Black Mirror o La casa de papel, possa interessare qualcosa di Renzi che illustra il patrimonio artistico di Firenze. Riesce pure difficile figurarsi in quale categoria finirebbero le otto puntate: tra i documentari o tra le commedie italiane? Senza contare che Netflix, che ha ospitato My Way, il documentario di Alan Friedman su Berlusconi e il film su Beppe Grillo, ha già un contratto con un politico di respiro internazionale: l'ex presidente americano Barack Obama. Ritaglierà uno spazio anche per il senatore semplice?Resta infine da capire da cosa sia dipeso il due di picche del Biscione. Suggestioni nazarene a parte, non è un mistero che Berlusconi ha sempre intravisto in Renzi un talento televisivo, tanto che nel 2016 ammise che, se avesse potuto, lo avrebbe assunto come presentatore. Magari il Cavaliere non vuoledare l'impressione che ci sia davvero in atto un idillio con un leader il quale, nonostante la crisi, controlla ancora il Pd. O, più semplicemente, Piersilvio avrà fatto due conti, immaginando la reazione spontanea dell'italiano medio di fronte a Renzi in tv: cambiare canale.
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Dopo l'apertura dei lavori affidata a Maurizio Belpietro, il clou del programma vedrà il direttore del quotidiano intervistare il ministro dell’Ambiente e della Sicurezza energetica, Gilberto Pichetto Fratin, chiamato a chiarire quali regole l’Italia intende adottare per affrontare i prossimi anni, tra il ruolo degli idrocarburi, il contributo del nucleare e la sostenibilità economica degli obiettivi ambientali. A seguire, il presidente della Regione Lombardia, Attilio Fontana, offrirà la prospettiva di un territorio chiave per la competitività del Paese.
La transizione non è più un percorso scontato: l’impasse europea sull’obiettivo di riduzione del 90% delle emissioni al 2040, le divisioni tra i Paesi membri, i costi elevati per le imprese e i nuovi equilibri geopolitici stanno mettendo in discussione strategie che fino a poco tempo fa sembravano intoccabili. Domande cruciali come «quale energia useremo?», «chi sosterrà gli investimenti?» e «che ruolo avranno gas e nucleare?» saranno al centro del dibattito.
Dopo l’apertura istituzionale, spazio alle testimonianze di aziende e manager. Nicola Cecconato, presidente di Ascopiave, dialogherà con Belpietro sulle opportunità di sviluppo del settore energetico italiano. Seguiranno gli interventi di Maria Rosaria Guarniere (Terna), Maria Cristina Papetti (Enel) e Riccardo Toto (Renexia), che porteranno la loro esperienza su reti, rinnovabili e nuova «frontiera blu» dell’offshore.
Non mancheranno case history di realtà produttive che stanno affrontando la sfida sul campo: Nicola Perizzolo (Barilla), Leonardo Meoli (Generali) e Marzia Ravanelli (Bf spa) racconteranno come coniugare sostenibilità ambientale e competitività. Infine, Maurizio Dallocchio, presidente di Generalfinance e docente alla Bocconi, analizzerà il ruolo decisivo della finanza in un percorso che richiede investimenti globali stimati in oltre 1.700 miliardi di dollari l’anno.
Un confronto a più voci, dunque, per capire se la transizione energetica potrà davvero essere la leva per un futuro più sostenibile senza sacrificare crescita e lavoro.
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Chi ha inventato il sistema di posizionamento globale GPS? D’accordo la Difesa Usa, ma quanto a persone, chi è stato il genio inventore?
Piergiorgio Odifreddi (Getty Images)