2019-01-01
Le Mauritius insistono a fare il paradiso fiscale: tasse al 3%
True
Non solo spiagge e palme, le isole offrono una pressione fiscale quasi nulla e un sistema amministrativo snello. Primo obiettivo sottrarre gettito alle altre nazioni africane. Ma spuntano come funghi anche società che forniscono servizi offshore anche per italiani ed europei. Si tratta di scatole omnibus «per negoziare azioni, valuta, obbligazioni» e per non pagare le imposte nei Paesi di provenienza.«Benvenuti in paradiso». Così le Mauritius ti accolgono, appena scendi dall'aereo. E in effetti tra mare cristallino, spiagge bianche, palme e cascate ci si sente veramente in paradiso. Non si fa fatica a muoversi sull'isola, dato che per molti versi ricalca lo stile europeo. E in effetti dopo essere stata una colonia portoghese, francese e britannica l'impronta europea è nel suo Dna. Quando fu una colonia inglese le Mauritius, così vennero ribattezzate, iniziarono a sviluppare il comparto agricolo, e in particolare la canna da zucchero che nel corso degli anni divenne la coltura principale. Tanto che, adesso, il 90% della superficie coltivata è occupata dalla canna da zucchero. Eppure, nonostante lo zucchero sia stato un punto di riferimento nel corso dei decenni, le Mauritius sono riuscite anche a diversificare con discreto successo la loro economia. Inizialmente si concentrarono sulla produzione di tessuti e abbigliamento, per poi puntare sull'esportazione di gioielli e componenti per orologi (10% delle esportazioni). L'economia delle Mauritius è una delle più forte a livello africano, grazie alla sua crescita costante e inarrestabile, tanto che al momento non sembra avere limiti. «Il miracolo mauriziano», così viene chiamato, è partito nel 1977 e ha proseguito fino al 2009. L'economia ha dunque continuato a crescere nonostante la crisi Lehman del 2007-2008. Nel dettaglio: nel 2015 si è verificata una crescita del Pil dell'1,2%, nel 2006 del 3,9%, nel 2007 del 5,9% e nel 2008 del 5,5%. Dal 2009 in poi si è verificato un "rallentamento" con la crescita che oscillava tra un + 4,1% e un +3.0% (dati Word Bank). Di questa crescita ne ha però beneficiato quasi tutta la popolazione. L'indice di Gini (misura la disuguaglianza di una distribuzione) è infatti calato nel corso degli anni, indicando dunque una riduzione della disuguaglianza tra le varie fasce della popolazione. Oltre alla canna da zucchero, l'abbigliamento e i gioielli le Mauritus da anni hanno iniziato a puntare anche sul settore finanziario e in particolare sull'offrire agevolazioni fiscali alle imprese che vengono a lavorare sul territorio. E non ne hanno mai fatto mistero. Pravind Jugnauth, il primo ministro, ha infatti più volte dichiarato come «siamo una piccola isola che è limitata in molti modi. Non abbiamo risorse naturali. (E) penso che il vantaggio in materia di tassazione sia importante». Questa strategia ha però portato le Mauritius sotto la lente d'ingrandimento dei diversi leader europei, dopo i recenti (e sempre più frequenti) scandali fiscali (Panama Papers, Paradise Papers). Un anno fa inoltre anche la stessa Commissione europea ha preso di mira le Mauritius, considerandolo un paradiso fiscale extra Ue e chiedendogli di cambiare i suoi regimi di favore. Ma abbandonare i vantaggi fiscali, che hanno reso l'isola una perla economica dell'Africa, andrebbe a danneggiare nel breve termine l'economia delle Mauritius a favore di rivali come Dubai. Ma non solo, secondo Pascal Saint- Aimans, direttore dell'Ocse (Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico) le Mauritius in futuro potranno iniziare ad avere dei problemi con diversi Paesi africani, se queste non porranno fine ad alcuni regimi fiscalmente aggressivi. E infatti in questi anni le Mautirus hanno incanalato gran parte dei profitti africani nelle proprie tasche, usando diversi "treaty shopping". Dando cioè la possibilità alle multinazionali di indirizzare gli investimenti attraverso i paradisi fiscali (in questo caso le Mauritius) evitando di pagare le tasse nei Paesi dove operavano. E infatti il Paese è più volte finito all'interno di scandali fiscali internazionali legati all'evasione o elusione fiscale. La tassazione che offrono le Mauritius agli stranieri, che decidono di "fare impresa" sul territorio è molta vantaggiosa, rispetto alle tradizionali economie europee. Sulla carta alle imprese è infatti applicata una corporate tax del 15%, ma le società, fisicamente residenti lì, possono usufruire di agevolazioni fiscali concesse mediante convenzioni. Questo fa sì che molte corporate paghino il 3% se non anche meno di tasse. Se a questi vantaggi fiscali si aggiungono anche l'aver sviluppato un sistema amministrativo snello, si capisce perché le Mauritius continuino ad attrarre capitali dall'estero. Il loro sistema fiscale è però visto come un'opportunità economica per molte società di consulenza che aiutano gli imprenditori ad aprire società o filiali in giurisdizione a bassa tassazione. Facendo una facile ricerca su internet ci si può imbattere nella SFM corporation, società che offre la possibilità di aprire una "Mauritius offshore company" (Una società offshore alle Mauritus). Secondo il sito della società l'isola è ideale per: uomini d'affari che vogliono "espandere i servizi a livello globale o risparmiare sulle esorbitanti tasse imposte dal governo locale e sugli elevati costi operativi, aumentando i margini, oppure – si legge dal sito- se si vuole «aprire una società offshore per negoziare azioni, valuta, obbligazioni, opzioni e/o fondi SFM ha una vasta esperienza nella progettazione di società commerciali e nell'apertura di conti di intermediazione. (D'altra parte) - scrive la società- il 60% di tutti i conti di negoziazione online vengono aperti a nome di una società (omnibus, ndr) perché questo garantisce un maggior livello di segretezza e naturalmente una responsabilità limitata». Infine, la corporate di consulenza fa sapere che costituire «società offshore per la custodia di proprietà immobiliari, indipendentemente dal Paese in cui si trovano i beni immobili, è diventata una pratica comune. Agendo come società di holding estero, l'entità registrata offshore permette ai beneficiari effettivi di usufruire di un miglior regime fiscale». Insomma, l'enorme quantità di denaro che è traghettato in questi anni nell'isola ha contribuito allo sviluppo economico e sociale delle Mauritius. upload.wikimedia.org
Ecco #EdicolaVerità, la rassegna stampa podcast del 10 settembre con Flaminia Camilletti
Margherita Agnelli (Ansa)