2022-06-20
«Le relazioni tra Roma e Washington passano anche dall'aerospazio»
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Matteo Bianchi (Imagoeconomica)
Il deputato leghista, Matteo Bianchi, membro della delegazione dell’intergruppo parlamentare per lo Spazio e della Commissione Esteri alla Camera sul tema dell’aerospazio: «Essendo un settore strategico anche per il comparto della difesa, l’Italia non può prescindere dal cooperare in maniera salda con gli Stati Uniti».Il rafforzamento delle relazioni tra Italia e Stati Uniti passa (anche) attraverso l’aerospazio. È questo il senso più profondo della visita effettuata la scorsa settimana a Roma dal capo della Nasa, Bill Nelson. Una visita in cui, oltre a incontrare specialmente i ministri Giancarlo Giorgetti e Vittorio Colao, ha tenuto anche un meeting con una delegazione dell’intergruppo parlamentare per lo Spazio e della Commissione Esteri alla Camera. Della delegazione fa parte il deputato leghista, Matteo Bianchi, che La Verità ha deciso di intervistare. Matteo Bianchi, che cosa significa questo incontro dal punto di vista tecnico?«Dal punto di vista tecnico, la visita di Bill Nelson testimonia la centralità italiana nel comparto dell’aerospazio. Il fatto che la Nasa presti così attenzione alle industrie italiane di questo comparto è un qualcosa che ci deve riempire d’orgoglio. È anche un segnale al governo, in quanto si deve investire in questo settore».E le ripercussioni geopolitiche?«Per quanto riguarda le dinamiche di natura politica, questa visita testimonia il legame e la vicinanza tra Italia e Stati Uniti. Soprattutto nel contesto geopolitico di attuale tensione internazionale, è un legame che deve essere ogni volta rinsaldato e mai dato per scontato. Un legame che deve passare attraverso queste azioni di partnership di natura industriale». Su che cosa vi siete concentrati maggiormente?«Il focus è stato sul settore dell’aerospazio, inteso come prospettive delle nuove esplorazioni spaziali. Ci siamo occupati del tipo di ricadute che esse possono avere sul tema dei cosiddetti voli commerciali. Quindi la partnership tra il settore privato e gli enti governativi che si occupano di aerospazio. Parliamo di una nuova maniera di approcciarsi all’esplorazione spaziale. Questo è un aspetto che tutto il comparto italiano deve considerare. Le ricadute sul tema della difesa sono note: chi investe nel settore dello spazio ha la primogenitura del controllo di alcune infrastrutture cruciali».Mi pare di capire che questa visita rinsaldi le relazioni tra Washington e Roma, mettendo il nostro Paese ulteriormente al riparo da eventuali sbandate filocinesi. «Assolutamente sì. Tant’è che ne è testimonianza l’attenzione del ministro Colao e del ministro Giorgetti su questi aspetti. Non è un caso che Nelson abbia fatto visita a entrambi. È la testimonianza di una collocazione ben salda del nostro Paese anche sulle tematiche di natura geopolitica, anche perché l’esperienza che ho potuto fare per due anni all’Assemblea parlamentare della Nato dimostra che, quando cominciai nel 2018, la minaccia principale dell’Alleanza atlantica era riconducibile alla Federazione russa. Nel 2019, la minaccia si è spostata sulla Repubblica popolare cinese. In quegli anni, con l’amministrazione Trump si è visto come gli Stati Uniti percepivano il tema dell’esplorazione spaziale: con un’accezione, cioè, anche in termini di ricadute sui dossier della difesa, come un dossier su cui i cinesi non potevano competere con gli Usa. L’amministrazione Biden ha confermato con tempi e modi diversi gli investimenti sul tema dell’aerospazio. Essendo un settore strategico anche per il comparto della difesa, l’Italia non può prescindere dal cooperare in maniera salda con gli Stati Uniti». Quali sono i principali vantaggi per il tessuto produttivo italiano?«Si dice che per ogni euro investito nella space economy ne ritornano a terra sette. Questo è un comparto molto promettente per il settore industriale. Io arrivo dal territorio della provincia di Varese e della Lombardia, dove il cluster aerospaziale è un asset strategico importantissimo. Abbiamo per esempio sul territorio Leonardo e Augusta Westland. È un comparto che dà da lavorare a circa 5.000 persone e genera indotto per le piccole e medie imprese».