2024-02-20
Matteo Aielli: «Nel teatro di ghiaccio del Presena risuonano i violini di acqua e neve»
L’artista che ha raccolto il testimone di Tim Linhart: «L’arena da 200 posti al Passo Paradiso ospiterà ancora un mese di eventi, con strumenti unici al mondo. Poi il sole di primavera scioglierà ogni cosa».Su un passo d’alta montagna chiamato Paradiso c’è un teatro di ghiaccio che attira a 2.600 metri d’altezza un pubblico curioso di ascoltare il suono inconsueto degli strumenti costruiti con acqua mista a neve. Un incantesimo che si ripete ogni anno e che svanisce quando il sole primaverile scioglie il grande igloo, il palco, i violini, le viole e tutto il resto. Sembra una favola per bambini, ma è tutto vero. Siamo ai piedi del ghiacciaio Presena, gigante delle Alpi che sovrasta il confine tra la trentina Val di Sole e la lombarda Val Camonica. Qui, circa sette anni fa, ha fatto la sua comparsa Tim Linhart, un omone abituato a vivere in tenda sulle cime del New Mexico e a realizzare sculture d’acqua ghiacciata, armato solo di scalpello e raschietto. Certo, un conto è dare vita a un angelo trasparente, un altro è fabbricare uno strumento ad arco vero e proprio. Ma la solidità musicale dell’esperimento visionario di Linhart è garantita dal violoncellista Giovanni Sollima, artista che ama uscire dai sentieri già battuti. Rivedere per credere il documentario N-Ice Cello di Corrado Bungaro, che racconta l’irripetibile viaggio di sola andata, da Trento a Palermo, del violoncello di ghiaccio. Un tour che, grazie a un camion frigo e alle bolle refrigerate installate nei teatri, è riuscito a vincere le leggi della fisica. E che ha avuto come epilogo il ritorno dello strumento al suo elemento di partenza: l’acqua del mare, dove si è lentamente inabissato e dissolto.Ora che l’artista statunitense non è più in Trentino, a portare avanti il suo sogno ci sono tre artisti locali: Lino Mosconi, Giorgio Tomaselli e Matteo Aielli. Ed è proprio quest’ultimo a raccontare alla Verità l’evoluzione del progetto. Partiamo dalla costruzione di questi strumenti unici e dagli insegnamenti che vi ha lasciato Linhart, definito da Sollima «lo Stradivari dei ghiacciai».«Prendiamo come esempio il violino. Per prima cosa inizierò a dare forma alle parti piatte, utilizzando acqua e neve. Quando queste strutture si saranno asciugate, con lo scalpello mi occuperò della bombatura e poi inizierò a scavarle dall’interno. Dopodiché dovrò saldare i blocchi di ghiaccio tra di loro e unirli alla struttura di legno: l’osso centrale, che collega la cordiera al manico. È l’unica zona dello strumento che il musicista toccherà, a differenza della parte congelata, che al contatto con il corpo umano si scioglierebbe».Saldare il ghiaccio non sembra un’operazione semplice.«Per farlo bisogna utilizzare la neve appena caduta: è un collante formidabile».La neve fresca è così diversa da quella più stagionata?«Totalmente. Quella vecchia è perfetta per modellare, perché è ormai priva d’aria. Con l’acqua del laghetto forma un impasto perfetto. Dimenticavo, ovviamente siamo costretti a lavorare sempre sottozero».Con questa tecnica, di cui stiamo passando in rassegna solo i concetti fondamentali, quanti strumenti avete realizzato?«Due violini, una viola, un violoncello, un mandolino, una batteria, due bassi, tre chitarre e un digeridoo, che viene dalla tradizione aborigena».La produzione continua a tempo pieno?«No, adesso ci dedichiamo alla manutenzione di questo piccolo arsenale musicale, che per tre mesi viene messo alla prova duramente. Dall’inizio dell’anno infatti è iniziato il festival che prevede due concerti a settimana (tutti i giovedì e i sabati) nella Paradice arena, dove si alternano la Paradice orchestra (con il trio d’archi) e la Paradice band. Anche quest’anno nel cartellone non sono mancati nomi illustri, come Filippo Graziani, Noémie Schellens o Morgan. Fino al 30 marzo si può ancora vivere un’esperienza unica. L’igloo da 200 posti si raggiunge facilmente in cabinovia dal Passo del Tonale».Che tipo di interventi sono necessari dopo i concerti?«Solo il calore del pubblico alza la temperatura di circa 2 gradi, anche se l’aria calda generata dal respiro viene incanalata verso l’alto ed esce dalla Paradice arena attraverso un foro. Spesso queste creature vanno rigenerate perché hanno perso liquido. Altre volte si creano buchi o crepe. Senza contare che il ghiaccio è molto delicato e si può rompere. Il teatro comunque è il rifugio più sicuro per le nostre creazioni, che riposano a 5 gradi sottozero».Questa complicata convivenza tra materiali diversi - l’acqua mischiata alla neve, il legno, il metallo delle corde - non crea problemi di accordatura al variare delle temperature?«È una criticità innegabile che ci ha condotto a fare delle migliorie per avere maggiore stabilità in questo senso. Anche a costo di sacrificare il purismo degli inizi».Sollima ha definito il suono del violoncello di ghiaccio «arcaico» e «siderale». Lei come lo descriverebbe?«Essenziale, unico. Arriva dritto come una lama».
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L'evento organizzato dal quotidiano La Verità per fare il punto sulle prospettive della transizione energetica. Sul palco con il direttore Maurizio Belpietro e il vicedirettore Giuliano Zulin, il ministro dell'Ambiente Gilberto Pichetto Fratin, il presidente di Regione Lombardia Attilio Fontana, il presidente di Ascopiave Nicola Cecconato, il direttore Ingegneria e realizzazione di Progetto Terna Maria Rosaria Guarniere, l'Head of Esg Stakeholders & Just Transition Enel Maria Cristina Papetti, il Group Head of Soutainability Business Integration Generali Leonardo Meoli, il Project Engineering Director Barilla Nicola Perizzolo, il Group Quality & Soutainability Director BF Spa Marzia Ravanelli, il direttore generale di Renexia Riccardo Toto e il presidente di Generalfinance, Boconi University Professor of Corporate Finance Maurizio Dallocchio.