2021-01-31
Mattarella insiste con i cocci della maggioranza che non c’è
Mettetevi nei panni di uno straniero che si senta dire non solo che da dieci anni agli italiani è impedito di scegliere da chi essere governati, ma che il presidente della Repubblica ha affidato al presidente della Camera un mandato esplorativo per evitare di tornare a votare. Che potrebbe pensare il suddetto straniero? Che l'Italia è un Paese di pazzi? Oppure che noi non facciamo parte delle democrazie occidentali? Sia nel caso che abbiate scelto la prima risposta che la seconda, sappiate che avete ragione, perché non c'è Stato europeo, ma neppure nord-americano, che di frontealle dimissioni del capo del governo non preveda un ritorno alle urne per restituire la parola agli elettori. I governi tecnici, del presidente o di unità nazionale, sono invenzioni tipicamente italiane, che in nessun altro Paese trovano spazio nelle norme costituzionali. In Grecia, nel periodo in cui Atene rischiò il crack finanziario, i partiti si affidarono al governatore della Banca centrale, ma per soli sei mesi, poi al presidente del Consiglio di Stato affinché traghettasse in un mese gli elettori verso il voto. In Spagna, nonostante dalle urne non fosse uscito un risultato chiaro, di sospendere la democrazia e di affidarsi a un professore, a un banchiere o a qualche giudice nemmeno ci hanno pensato: visto che non si trovava l'accordo fra le forze politiche sono tornati ai seggi. Spiego tutto ciò perché quello che sta succedendo nel nostro Paese ha un che di surreale. Abbiamo avuto quasi 90.000 morti di Covid, il Pil è precipitato, il debito pubblico è alle stelle e decine di migliaia di aziende sono alla canna del gas, ma da due mesi tutto è paralizzato perché Giuseppe Conte e Matteo Renzi litigano. Sì, è dai primi di dicembre, ma forse si potrebbe dire da quando è nato il governo giallorosso, che il Paese è costretto in un limbo, sospeso a mezz'aria in attesa che le forze politiche che fanno parte del governo si mettano d'accordo. Dall'inizio dello scorso dicembre poi, abbiamo assistito a un dibattito che ha dell'incredibile, dove al centro dei discorsi c'era la delega sui servizi segreti e la cabina di regia per gestire i prestiti miliardari che l'Europa ci farà. Nel frattempo, ristoranti, alberghi, palestre e negozi erano costretti ad abbassare le serrande e a sospendere le attività perché nonostante le promesse su vaccini, distanziamenti sociali e potenziamenti ospedalieri si rischiava il collasso. Gli italiani, nonostante tutto, si sono rassegnati a rimanere chiusi in casa durante le feste natalizie, in attesa che si decidesse qualche cosa, per lo meno sotto forma di aiuti per i mancati fatturati. Invece, al posto di varare subito un piano di ristori, la maggioranza ha optato per una crisi di governo, paralizzando qualsiasi decisione. In un Paese normale, preso atto che l'esecutivo non aveva più i numeri per continuare ma che era indispensabile trovare al più presto un nuovo premier, il presidente della Repubblica avrebbe sciolto la legislatura senza se e senza ma. Al contrario, da noi è iniziato il solito teatrino inconcludente per non dare la parola agli elettori. Prima si è discusso se fosse sufficiente una maggioranza relativa o una maggioranza assoluta per tenere in piedi il governo, come se maggioranza relativa non significasse in pratica minoranza effettiva, tanto più che per sostenere l'esecutivo erano stati necessari i senatori a vita, i quali non solo non sono espressione del popolo, ma non sono neppure sempre presenti. Poi, dopo questa pantomima è cominciata una caccia ai volenterosi voltagabbana, cioè ai parlamentari pronti a cambiare casacca. Una compravendita di voti vergognosa, che così com'era iniziata si è conclusa, ovvero nel disgusto. Risultato, il presidente del Consiglio alla fine ha dovuto rassegnarsi e dimettersi. Ma neppure questo ha indotto il capo dello Stato a mettere fine all'indecoroso spettacolo e a sciogliere le Camere. Con un rito fuori dal tempo, soprattutto in un periodo di pandemia, sono cominciate le consultazioni, dove la maggioranza che non c'è e che fino a ieri era composta da persone che si detestavano, forse domani ci sarà, anche se non si sa per quanto. Dunque, anziché concludere che al momento Giuseppe Conte non ha i numeri per governare, Sergio Mattarella ha passato la palla a Roberto Fico, ossia al presidente della Camera, affinché si perda altro tempo. Obiettivo: verificare se non esista un Bostik per rimettere insieme una coalizione andata in pezzi. Le cronache raccontano che dopo aver lasciato il governo, il partito di Renzi voglia sapere se gli ex alleati siano disposti a riaccoglierlo nella maggioranza e a quali condizioni. Traduzione per i comuni mortali: il capo di Italia viva vuole conoscere quanti e quali ministeri intendano dargli e se non sia possibile piazzare qualcun altro a Palazzo Chigi, al posto di Conte. Tutto questo alle spalle degli italiani, con un presidente della Repubblica che assiste senza profferire parola se non quelle banali che gli avete sentito dire. Ecco, ora pensate al nostro straniero: investireste su un Paese del genere o, come fanno molti italiani, mandereste al diavolo la classe politica augurandovi che il prima possibile qualcuno la spazzi via? Per noi, che non siamo stranieri, la seconda che vi abbiamo detto.