2024-01-02
Mattarella denuncia l’astensione record ma è stato proprio lui ad averla favorita
Quando si insedia un governo tecnico, gli elettori si convincono che votare è inutile. L’uomo del Colle dovrebbe fare mea culpa.Come molti italiani, ho seguito la benedizione che Sergio Mattarella ha impartito a reti unificate la sera dell’ultimo dell’anno. Non mi aspettavo grandi novità, perché da sempre i discorsi quirinalizi sono infarciti di retorica e di frasi ovvie. Infatti, il capo dello Stato ha parlato di guerre, di amore e di lavoro, dicendo ciò che qualsiasi persona di buon senso direbbe, per di più in un giorno in cui si festeggia la fine dell’anno e l’inizio di quello nuovo. Insomma, il saluto del presidente della Repubblica è stato nella norma, cioè non ha sorpreso nessuno, e infatti tutte le forze politiche hanno applaudito, come avviene di solito quando si ascoltano parole scontate. Tuttavia, nonostante il clima di concordia nazionale, mi permetto un paio di riflessioni su alcuni aspetti sfiorati dall’uomo del Colle.La prima annotazione riguarda i costi degli alloggi nelle grandi città, che a quanto pare hanno colpito la sensibilità del capo dello Stato, il quale ha legato il tema del diritto allo studio al problema degli affitti. Credo che il presidente facesse riferimento a Milano, la sola metropoli in cui in effetti un monolocale costa un occhio. Premesso che non è obbligatorio trasferirsi per motivi di studio nel capoluogo lombardo (il diritto all’istruzione dovrebbe essere garantito anche a Campobasso o a Palermo, e forse prima di parlare di affitti Mattarella farebbe meglio a dire due parole sulla qualità degli studi e, soprattutto, su un sistema universitario che consente ancora le baronie accademiche), credo che il presidente dovrebbe riflettere su un fatto incontrovertibile, ovvero che l’integrazione europea non presenta solo benefici, ma anche costi. I nostri vertici istituzionali si rallegrano infatti quando a proposito di Milano si dice che è una metropoli europea, ma non si rendono conto che la crescita della città porta inevitabilmente con sé un aumento dei prezzi. Più il capoluogo lombardo si fa europeo e più salgono le sue quotazioni. Anche immobiliari. La vita è più cara, al ristorante come al supermercato, e di riflesso pure i valori degli alloggi. Non è una questione di diritto allo studio: è una regola di mercato, che Mattarella dovrebbe conoscere bene e a cui il presidente dovrebbe far riferimento, se non vuole illudere gli italiani o instaurare un sistema sovietico, dove gli appartamenti erano distribuiti non in base alle disponibilità dei singoli, ma alla tessera che avevano in tasca.Un’altra questione che mi ha colpito a proposito del sermone di fine anno riguarda la partecipazione al voto. Da anni la nostra è in diminuzione e Mattarella se ne è lamentato. Colpa dei giovani, che preferiscono seguire i social piuttosto che un politico? No, colpa anche degli ultimi presidenti della Repubblica, i quali, in barba al voto degli italiani, di fronte a una crisi di governo, invece di indire nuove elezioni per restituire la parola agli italiani, hanno preferito ricorrere a formule che la Costituzione non ha mai contemplato, ovvero i governi del presidente o quelli tecnici. Il professore Giovanni Orsina, tempo fa sulla Stampa, ha messo a confronto la crescita dell’astensionismo e la nascita dei cosiddetti movimenti populisti con il rifiuto di tornare al voto. Dopo Mario Monti e Mario Draghi, in entrambi i casi sono aumentati gli elettori che hanno scelto di non votare o di votare per un partito anti sistema. Dunque, il capo dello Stato dovrebbe fare mea culpa, invece di criticare gli italiani che scelgono di non votare. Che senso ha ritirare una scheda e apporre la propria croce su un simbolo o un candidato se poi un signore come Giorgio Napolitano può impunemente decidere di spazzar via il premier regolarmente eletto per sostituirlo con un tizio che la maggioranza degli italiani neppure conosce? Come si fa a criticare chi rifiuta di dare il proprio voto se poi al Quirinale c’è un presidente che non perde occasione di fare opposizione al governo che ha il consenso della maggioranza degli elettori? Certo, Mattarella ha ragione a lamentare la scarsa partecipazione dell’elettorato alle decisioni che riguardano il Paese, ma prima di cercare i responsabili in casa d’altri dovrebbe guardarsi allo specchio e trarne le conseguenze.