2023-08-19
Massimiliano Romeo: «Se fermi gli sbarchi finisci sotto processo»
Massimiliano Romeo (Imagoeconomica)
Il capogruppo della Lega al Senato: «Salvini ha dimostrato di saper stoppare l’immigrazione. I veri blocchi navali li fece lui, ed è stato messo alla sbarra. Ora il governo è al lavoro per stabilizzare il Nord Africa e facilitare i rimpatri, ci vuole pazienza».Da alcuni giorni i quotidiani, soprattutto quelli di orientamento progressista, insistono sull’insofferenza dei sindaci italiani che si trovano a gestire un maggior numero di stranieri all’interno del sistema di accoglienza. A lamentarsi sono soprattutto (e in maniera decisamente incoerente) amministratori di sinistra. Ma ci sono anche esponenti di Forza Italia e Lega. Senatore Massimiliano Romeo, il malcontento c’è, e ha pure delle giustificazioni.«Certo, questo è evidente. Quello dell’immigrazione è un tema sicuramente difficile da affrontare, soprattutto per noi della Lega, ma alcune considerazioni si impongono». Ad esempio? «Partiamo da un fatto. Poteva piacere o non piacere come metodo, ma chi ha dimostrato con i dati (parliamo del 90% degli sbarchi bloccati) e sul campo di saper fermare l’immigrazione è stato Matteo Salvini. Per questo, e per i risultati che otteneva, è stato sostanzialmente messo sotto processo. Ed è andato sotto processo con il famoso Conte bis, quindi con i voti del Partito democratico, Movimento 5 Stelle, Renzi (che adesso fa tanto il garantista) e Leu. Adesso è chiaro che quei metodi - che potevano essere anche criticabili ma sicuramente erano efficaci - non si possono più utilizzare. E quindi come fermare gli sbarchi? Poi bisogna considerare la situazione della Tunisia, improvvisamente esplosa per via della crisi economica e di altri fattori: non c’è nessuno, nemmeno il Fondo monetario internazionale, che voglia concedere aiuti, perché tutti pensano a imporre le loro particolari condizioni».Sintetizzo così: se mostriamo la faccia dura sull’immigrazione poi finisce male, perché ci mandano a processo o simili.«Certo. Basta guardare le strumentalizzazioni che vengono fatte ogni volta che capita un naufragio, anche quando non c’è alcuna responsabilità del governo. Dunque certi metodi non si possono più utilizzare. L’alternativa qual è? Cambiare strategia, che è quello che il governo in questo momento cerca di fare».Comprensibile. I critici però vi rimproverano di non aver cambiato toni in campagna elettorale: avete utilizzato le stesse parole dure di prima.«Sì, però ripeto: nessuno poteva immaginare che ci fosse un’esplosione così in un Paese come la Tunisia. Adesso poi si è aggiunto anche il Niger…».Quindi ci dobbiamo aspettare un ulteriore aumento delle partenze e dunque degli sbarchi, secondo lei?«Guardi, io penso che ora si debba gestire il momento, che sicuramente non è facile. Per ora - me lo confermano il ministro Piantedosi e il sottosegretario Molteni - riusciamo a gestire tutti questi arrivi. È chiaro che la strategia che il governo ha messo in campo è una strategia di medio termine: non possiamo pensare che da 1.000 domattina ne sbarchino zero. Però le collaborazioni avviate con alcuni Paesi del Nord Africa hanno permesso di bloccare 40.000 partenze».Sono comunque arrivate 100.000 persone.«Vero, ma potevano arrivarne 140.000. Nel tempo, il piano del governo darà i suoi frutti e i risultati si vedranno».In sostanza lei dice - anche ai suoi sindaci - di pazientare e avere fiducia.«In questo momento dobbiamo gestire questa fase - diciamo così - mediana nella quale è chiaro che siamo in sofferenza, è evidente. Si possono comprendere i malumori, bisogna dirlo con estrema chiarezza, ma bisogna anche cercare di fare il possibile per gestire la situazione, sapendo che la strategia a medio termine del governo porterà a dei risultati. È ovvio, ci vuole tempo per stringere collaborazioni con i Paesi terzi, rafforzare i pattugliamenti congiunti… Poi c’è la strategia economica per cercare di aiutare il Nord Africa a prosperare, il piano Mattei della Meloni, si lavora sul coinvolgimento degli Stati Uniti e della stessa Nato, perché se l’Africa esplode diventa un problema anche di sicurezza per tutta l’Europa, per tutta l’alleanza».Volete coinvolgere la Nato nella questione migratoria?«Sicuramente può essere un’idea. La difesa dei confini diventa un problema di sicurezza nazionale, non è più soltanto una questione di accoglienza: l’Europa rischia di essere schiacciata da una parte dalla guerra in Ucraina, dall’altra da un fenomeno migratorio che ha assunto proporzioni molto consistenti. Questo l’Unione Europea non lo ha ancora capito, o fa finta di non capire».Abbiamo capito che il blocco navale ce lo dobbiamo scordare.«Posso dire una cosa? Il vero blocco navale è la politica che faceva Salvini quando era ministro dell’Interno: faceva capire che arrivare in Italia non era facile, perché non si sbarcava. Non è mica detto che se metti 100 navi nel Mediterraneo arrivino meno migranti, anzi magari ne arrivano di più. Io ricordo l’operazione Mare Nostrum: c’erano tutte le navi schierate, ma anziché partirne 100 ne partivano 1.000. Glielo dico proprio fuori dai denti, il vero blocco navale è l’operazione che faceva Salvini quando fermava gli sbarchi».Intanto avete annunciato una stretta per settembre. Di che si tratta?«Una stretta che riguarderà soprattutto la facilitazione dei rimpatri: facilitarli è importantissimo. Dunque bisogna non solo fare accordi bilaterali, ma anche snellire il processo burocratico interno. In questo modo i numeri dei rimpatri si possono aumentare. Come dicevo, da una parte si lavora a medio termine sulla stabilizzazione dei Paesi del Nord Africa e di tutto il Mediterraneo. E nel breve termine si cerca di velocizzare le procedure per i rimpatri. E poi di stabilire alcuni importanti presidi di sicurezza».Ad esempio?«Le faccio un esempio che mi riguarda. Io sono di Monza, e Piantedosi ha annunciato che ritornerà dal primo settembre l’esercito in città per controllare soprattutto la stazione. Avremo un maggior presidio delle forze dell’ordine per cercare di gestire al meglio questa fase».Intanto le polemiche continuano. Da sinistra insistono ad accusarvi di non aver mantenuto le promesse e non aver fermato l’immigrazione di massa.«A sinistra sono in una confusione e contraddizione totali. Se ne accorgono adesso perché sono all’opposizione: improvvisamente si lamentano che arrivano gli immigrati, a cui fino a ieri dicevano “venite tutti qui”. Io posso comprendere l’insofferenza di alcuni sindaci, la difficoltà di qualche primo cittadino della Lega o di centrodestra. Ma non di uno di sinistra, il quale coerentemente dovrebbe dire: “Cari migranti, venite tutti nel mio Comune”. Dovrebbero fare così, visto che sono per l’accoglienza. Ma è il solito giochino, ormai lo abbiamo capito. Quel che dobbiamo fare, seriamente, è cercare di gestire il momento, stando vicino ai nostri amministratori».Non è semplice.«Io sono un dirigente di partito, quindi è il mio compito cercare di far capire che ci vuole un po’ di pazienza e che fra poco la situazione cambierà. Magari il lavoro che si sta facendo ora porterà esiti fra qualche mese. È un momento complicato, ne prendo atto senza tanti giri di parole. Ma alla fine la situazione si stabilizzerà e raggiungeremo i nostri obiettivi».
Alberto Stefani (Imagoeconomica)
(Arma dei Carabinieri)
All'alba di oggi i Carabinieri del Nucleo Ispettorato del Lavoro di Chieti, con il supporto operativo dei militari dei Comandi Provinciali di Pescara, L’Aquila e Teramo, su delega della Direzione Distrettuale Antimafia de L’Aquila, hanno eseguito un’ordinanza di custodia cautelare in carcere nei confronti di un quarantacinquenne bengalese ed hanno notificato un avviso di conclusione delle indagini preliminari nei confronti di 19 persone, tutte gravemente indiziate dei delitti di associazione per delinquere finalizzata a commettere una serie indeterminata di reati in materia di immigrazione clandestina, tentata estorsione e rapina.
I provvedimenti giudiziari sono stati emessi sulla base delle risultanze della complessa attività investigativa condotta dai militari del NIL di Chieti che, sotto il coordinamento della Direzione Distrettuale Antimafia, hanno fatto luce su un sodalizio criminale operante fin dal 2022 a Pescara e in altre località abruzzesi, con proiezioni in Puglia e Campania che, utilizzando in maniera fraudolenta il Decreto flussi, sono riusciti a far entrare in Italia diverse centinaia di cittadini extracomunitari provenienti prevalentemente dal Bangladesh, confezionando false proposte di lavoro per ottenere il visto d’ingresso in Italia ovvero falsificando gli stessi visti. L’associazione, oggi disarticolata, era strutturata su più livelli e si avvaleva di imprenditori compiacenti, disponibili a predisporre contratti di lavoro fittizi o società create in vista dei “click day” oltre che di di professionisti che curavano la documentazione necessaria per far risultare regolari le richieste di ingresso tramite i decreti flussi. Si servivano di intermediari, anche operanti in Bangladesh, incaricati di reclutare cittadini stranieri e di organizzarne l’arrivo in Italia, spesso dietro pagamento e con sistemazioni di fortuna.
I profitti illeciti derivanti dalla gestione delle pratiche migratorie sono stimati in oltre 3 milioni di euro, considerando che ciascuno degli stranieri fatti entrare irregolarmente in Italia versava somme consistenti. Non a caso alcuni indagati definivano il sistema una vera e propria «miniera».
Nel corso delle indagini nel luglio 2024, i Carabinieri del NIL di Chieti hanno eseguito un intervento a Pescara sorprendendo due imprenditori mentre consegnavano a cittadini stranieri documentazione falsa per l’ingresso in Italia dietro pagamento.
Lo straniero destinatario del provvedimento cautelare svolgeva funzioni di organizzazione e raccordo con l’estero, effettuando anche trasferte per individuare connazionali disponibili a entrare in Italia. In un episodio, per recuperare somme pretese, ha inoltre minacciato e aggredito un connazionale. Considerata la gravità e l’attualità delle esigenze cautelari, è stata disposta la custodia in carcere presso la Casa Circondariale di Pescara.
Nei confronti degli altri 19 indagati, pur sussistendo gravi indizi di colpevolezza, non vi è l’attualità delle esigenze cautelari.
Il Comando Carabinieri per la Tutela del Lavoro, da anni, è impegnato nel fronteggiare su tutto il territorio nazionale il favoreggiamento dell’immigrazione irregolare, fenomeno strettamente collegato a quello dello sfruttamento lavorativo.
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