2023-07-17
Massimiliano Giansanti: «La Ue ci farà ridurre le coltivazioni»
Massimiliano Giansanti (Ansa)
Il leader di Confagricoltura: «Sarà l’effetto del Green deal. Dovremo mangiare di meno o importare da Paesi che si attengono a chissà quali standard. Con l’olio di soia che svendiamo potremmo produrre biocarburanti».Massimiliano Giansanti, presidente di Confagricoltura, quali sono i numeri italiani?«L’agroindustria va dal campo alla tavola. È il primo settore in Italia. Contribuiamo al Pil nazionale per circa 572 miliardi di euro; il 26-27% del reddito nazionale. Occupiamo poco più di 4 milioni di persone nell’agroindustria. Nel 2015 esportavamo 27 miliardi, addirittura dopo il Belgio. Dal 2015 al 2022 siamo arrivati a 62 miliardi di euro. L’Italia è la prima in Europa come valore aggiunto. Su ben 34 prodotti (che vanno dall’ortofrutta al grano e al riso) siamo i leader mondiali». Nessuna criticità?«Accompagnavo in Giappone il commissario europeo all’Agricoltura. Su quei banchi c’era l’ortofrutta spagnola e non la nostra. Il prodotto spagnolo arriva prima e costa meno. Confidiamo che il ministro Salvini dia concretezza alle sue proposte avanzate. Oggi per portare il grano da Potenza a Bari migliaia di camion percorrono una mulattiera. I produttori di insalata della Campania trovano più conveniente esportare il prodotto a Dubai imbarcandolo nell’aeroporto di Amsterdam».Siamo autosufficienti da un punto di vista alimentare?«No! Ma mentre in Svezia importano il 70% di ciò che consumano, noi produciamo il 75% di quello che mangiamo. Manca poco per arrivare al 100%. Sarebbe ulteriore Pil per 150 miliardi».Un 7% in più di crescita…«A tutto vantaggio dei conti pubblici. Il nostro comparto è strategico ma le regole europee limitano la nostra capacità produttiva. Ci impediscono di esprimere il nostro potenziale». Avete un problema di carenza di forza lavoro?«Sì, soprattutto nel periodo in cui è entrato in pista il reddito di cittadinanza. Tanti oggi gli operai che vanno e vengono dall’estero. Molti di loro neppure residenti e che quindi non finanziano il nostro welfare. Abbiamo lavorato con i sindacati per riconoscere un significativo aumento retributivo. Ma dobbiamo ancora fare tanto. Il decreto flussi che noi sollecitiamo è farraginoso. Serve un anno per ottenere una regolarizzazione. Molte le commesse cui le nostre aziende devono rinunciare per la mancanza di forza lavoro».Con l’aumento dei prezzi fate affari d’oro!«In alta inflazione i settori che stanno in cima alla filiera hanno un beneficio iniziale. Poi però l’aumento dei costi dei fattori produttivi arriva per tutti. Nel nostro caso supera spesso il 100%. Consideri però che in Italia l’inflazione sui beni alimentari è stata pari al 13%. Al di sotto di Paesi come Francia Germania e Polonia dove ha addirittura superato spesso il 30%». Si fa un gran parlare della CO2 che emetterebbe il vostro comparto…«Rumore di fondo che fa eco e che rimbomba. Abbiamo le migliori performance mondiali in termini di riduzione dell’utilizzo dei prodotti fitosanitari. È impensabile costruire un modello europeo se poi non troviamo un accordo o con la Cina, o con gli Stati Uniti o con l’India. I migliori studi delle università americane ci dicono che il Green deal europeo comporterà una riduzione della nostra produzione. O mangiamo di meno o importiamo ciò che non produciamo più da altri Paesi che si atterranno a chissà quali standard. Ci stiamo uccidendo con le nostre mani!».Nel Parlamento Ue è stata approvata la legge sul ripristino della natura. Già il nome mi sembra demenziale… ecco!«È vero che le parti più dannose per l’agricoltura sono state stralciate. Ma non mi fido. Qualcuno vuol ripresentarle. L’agricoltura ha bisogno di acqua e questo significa argini dei fiumi ben tenuti. Ma se dietro la tutela della biodiversità si nasconde l’impossibilità di affrontare il problema delle nutrie che con le tane indeboliscono gli argini non si arriva da nessuna parte. Gli agricoltori non lavorano dentro un container. Noi per primi siamo interessati alla tutela della natura».La guerra dell’Europa al packaging del monouso la spaventa?«Altra follia europea. Come si può concepire una busta di insalata che abbia un peso minimo di 1,5 kg? Immagini il costo ambientale ed economico del recupero di una bottiglia di vino venduta in Australia col suo cartone».Vi lamentate di non essere stati considerati un settore energivoro.«Se ci avessero dato le tariffe riconosciute ad altri, l’impatto sul carrello della spesa sarebbe stato molto più basso». Biocarburanti sì o no?«Una grandissima opportunità. Gardini prefigurava l’agricoltura al centro della chimica. Abbiamo olio di soia che dobbiamo svendere e con cui potremmo produrre biocarburanti».