2023-04-08
Marisa Francescangeli: «Al mio rientro pregherò ancora in classe»
Marisa Francescangeli (Ansa)
La maestra elementare sospesa per 20 giorni dopo aver recitato due orazioni e fatto costruire un rosario: «Chi ha sofferto di più sono stati i bambini. È una vicenda che mi lascia allibita. E ci deve inquietare perché non sappiamo dove sta andando la scuola».La voce è rotta dall’emozione, le parole lasciano trasparire un filo di stanchezza. Il Venerdì Santo di Marisa Francescangeli è stato senza dubbio di passione, data l’eco mediatica scatenata dal caso che l’ha vista, suo malgrado, protagonista. Una vicenda che, nella sua tragica semplicità, può essere facilmente riassunta. La maestra elementare, 58 anni, di San Vero Milis, piccolo paese in Provincia di Oristano, è stata sospesa dall’insegnamento per 20 giorni e ha visto anche decurtato il suo stipendio, perché, a pochi giorni dal Natale, ha «osato» recitare insieme agli alunni di una classe terza della scuola dove lavora, la preghiera dell’Ave Maria, quella del Padre Nostro, oltre ad aver promosso la realizzazione, da parte dei piccoli alunni, di un braccialetto con delle perline, rappresentante un rosario. Tanto è bastato, a due mamme, per chiedere l’intervento punitivo del preside, scattato molti mesi dopo i fatti. Il caso è diventato subito politico. «Siamo alla follia. Buona Santa Pasqua a questa maestra, un abbraccio ai suoi bambini», ha scritto sui social il vicepremier e ministro delle Infrastrutture e dei trasporti, Matteo Salvini, condividendo la notizia. Fratelli d’Italia ha annunciato un’interrogazione parlamentare al ministro dell’Istruzione, Giuseppe Valditara: «La cultura cattolica è parte integrante e fondamentale del panorama culturale italiano e pertanto se ne deve poter parlare liberamente all’interno della scuola. Non siamo disponibili ad arretrare di un metro in merito alla difesa dei nostri valori», hanno fatto sapere i meloniani.E lei, la professoressa che ha alzato un vespaio, che cosa pensa di tutto quello che le è accaduto? Lo spiega nell’intervista che ha voluto concedere al nostro giornale.Partiamo dalla fine: che cosa le lascia questa esperienza? «È un’esperienza che mi ha lasciato davvero allibita. Ritengo che quanto accaduto nella mia scuola sia un fatto grave, soprattutto per le motivazioni addotte per la mia sospensione. Cosa posso pensare di una scuola dove i tutti i bambini praticano religione e poi ci si lamenta per due preghiere recitate nel periodo del Natale? La ritengo una cosa assurda. In questo momento a me interessa soltanto tornare dai miei bambini per riabbracciarli. E, soprattutto, riprendere a lavorare. Questo è il mio intento più grande».Pensa che i bambini abbiano sofferto per quanto accaduto? «Sicuramente. Chi ha risentito di più di questa vicenda sono proprio loro. Io ho preso questa iniziativa proprio in favore dei miei bambini e, quindi, ritengo che tutto quello che ne è conseguito sia un’ingiustizia che si riverbera nei loro confronti. Vengono privati della loro insegnante in un periodo molto importante dell’anno, abbiamo appena imparato come bisogna studiare e come procedere per imparare insieme. È devastante, per un bambino, perdere il proprio insegnante in questa fase».Se tornasse indietro, rifarebbe tutto quanto? «Per quanto riguarda la classe terza dove due mamme si sono lamentate, non avevo ricevuto alcuna autorizzazione. Non era la mia classe, mi sono trovata lì per una sostituzione. Avevo delle perline avanzate dai lavori che avevamo fatto con una quarta e allora ho pensato di fare questa cosa, di prendere questa iniziativa di creare un piccolo rosario. Con il senno di poi, però, non lo rifarei. Ho fatto le mie scuse ai genitori che hanno protestato per l’iniziativa. Se avessi saputo che poteva dare fastidio, non l’avrei certamente fatta. Da persona e da insegnante, rispetto il pensiero degli altri. Non mi permetto di passare sopra o plagiare le persone. Perché mi hanno accusato anche di questo, di aver voluto plagiare dei bambini con due preghiere e un rosario. Con i miei bambini, quando spiego, parto dalle loro esperienze, da quello che loro conoscono. È fondamentale anche nell’insegnamento, li rispetto. Cerco di capire prima quello che vogliono i bambini, perché così si sentono più interessati e coinvolti durante una lezione. Invece sono passata come la maestra che plagia i suoi alunni. Non lo voglio fare con nessuno, sono più rispettosa di tanti altri, figuriamoci se lo faccio con i più piccoli».E una volta che sarà rientrata in classe (la sospensione è iniziata lo scorso 27 marzo e terminerà il 15 aprile, ndr), lo farebbe di nuovo? «Certamente. Con la mia quarta, dove ho chiesto e ottenuto il consenso di tutti i genitori, io continuerò a far recitare le preghiere».Perché, secondo lei, recitare una preghiera in classe ha dato così tanto fastidio? «Non lo so. Se lei mi chiede oggi il perché di tutto questo, non lo so proprio. Evidentemente, si sono sentiti condizionati perché avevo regalato un semplice rosario. Ma è solamente il mio pensiero, perché le due mamme che hanno protestato mi hanno detto solo che non dovevo farlo. “La scuola è laica”, mi dicevano, e io “non lo potevo fare”. Quando c’è stato il confronto con loro, organizzato dalla scuola, mi sono resa disponibile a fare delle scuse, ho fatto tutto in buona fede. E mi sono scusata. Pensavo che la cosa fosse finita lì, invece è andata avanti. Mi hanno accusato di non fare il mio dovere e di insegnare soltanto canti sacri. Sono insegnante di musica, abbiamo fatto una lezione sul pop, una sul canto sardo e poi anche una su quello cristiano, per insegnare ai bambini che ci sono generi musicali diversi. Certo che poi, in una recita di Natale, mi sembra ovvio che i canti e lo spettacolo di fine anno debbano vertere sulle cose di Natale, non parlo certo di Arlecchino in quel periodo, no? Ad Halloween, quando si parla di morte dappertutto, questi genitori non si sono sentiti traumatizzati, per la festa del Natale, invece, sì. Voglio stendere un velo pietoso su questa vicenda, non ho voglia di pensare alle cattiverie delle persone».La scuola, anche italiana, è sempre più sotto attacco di un modello di educazione aperto, inclusivo, fluido. Si vuole far imparare l’educazione sessuale, non solamente binaria, anche ai più piccoli, e poi ci si scandalizza perché si recita una preghiera dentro un’aula. Dove sta andando la scuola? «È questa la domanda centrale, il cuore di tutto. Dove vogliamo far andare la nostra scuola? Perché, facendo in questo modo, l’unica cosa che otteniamo è di causare un danno ai nostri figli, che sono il futuro. C’è davvero da aver paura, oggi, per come viene affrontato l’insegnamento. La vicenda che mi ha visto coinvolta la ritengo grave, anzi gravissima. Se la scuola non è educativa, che cosa deve essere allora? Anche la mamma eletta come rappresentante di classe nella sezione incriminata ha dato le dimissioni perché si vergognava di quanto accaduto. Spero che tutto questo putiferio scaturito dalla mia vicenda possa servire per migliorare le cose. Io ho avuto l’appoggio, in queste settimane, di tantissime persone. Mi dispiace per chi non vede le cose nel modo giusto».Ha avuto modo di parlare con i suoi alunni? «Li ho sentiti tutti, mi volevano salutare. Mi hanno chiamato prima le mamme che, poi, mi hanno passato i bambini. Quello che non mi fa star tranquilla è che sono bastate le voci di due madri per creare tutto questo. Tutte le altre sono rimaste sconvolte per la vicenda. Figuratevi voi: i bambini, a volte, mi chiamano mamma».
Elly Schlein (Imagoeconomica)
Edoardo Raspelli (Getty Images)