2025-03-17
Marco Rizzo: «Il Pd è il partito della guerra. L’Ue ha connotati dittatoriali»
Il leader di Democrazia Sovrana Popolare: «Il nemico degli europei non è Mosca, ma Bruxelles. L’immigrazionismo cancella lo Stato di diritto, le pensioni e la sicurezza».Marco Rizzo, leader di Democrazia Sovrana Popolare, è reduce dalla «contromanifestazione pacifista» tenutasi sabato a Roma, in concomitanza con la marcia per l’Europa organizzata da Michele Serra con il Pd. Due piazze, due mondi diversi?«La nostra era la piazza per la pace, l’altra era la piazza della guerra. La nostra era una piazza apartitica, dove sventolavano solo i tricolori: l’altra era la piazza dell’ipocrisia. L’Unione europea sceglie il riarmo e questi scendono in strada a sostenerla? Diciamo la verità: quella della sinistra ufficiale era una piazza di guerrafondai, Cgil e Anpi compresi». E il Pd? «Il Pd dovrebbe chiamarsi Pdg: partito-della-guerra. Si sono spaccati su una risoluzione del Parlamento europeo per continuare ad attaccare la Russia senza limiti. Forse vogliono arrivare in Siberia con i carri armati...»Quella risoluzione rilancia l’Ucraina nella Nato, e chiede di aumentare l’assistenza militare a Kiev, ma il Pd è esploso al momento del voto. «La solita psicanalisi di gruppo, pantomime già viste. Questo accade perché il comportamento di Trump sta cambiando completamente la dinamica del totalitarismo globalista. E l’Europa sta tirando fuori il suo vero volto». E quale sarebbe il vero volto dell’Europa? «Mi fa orrore l’Europa che blocca le elezioni in Romania e arresta il candidato vincente. La democrazia vale solo se vincono loro? Quando il loro candidato europeista ha perso le speranze di vincere, hanno cominciato a parlare di “infiltrazioni” straniere». Sta dando ragione al segretario di Stato Vance, quando dice che «in Europa la libertà di parola è in ritirata»?«Ha ragione. Il nemico dell’Europa non sono i russi o i cinesi. Il nemico dell’Europa sta dentro i confini europei. C’è un elemento dittatoriale nei gruppi dirigenti europei». Dittatoriale?«Dittatoriale è il piano di riarmo lanciato da Von der Leyen senza consultare nessuno. Dittatoriale è il cancelliere tedesco in pectore che cambia la Costituzione forzando la mano con un Parlamento scaduto, senza attendere che si insedi quello eletto». Qualcuno parla di Unione (Sovietica) Europea…«Peggio. Perlomeno l’Urss, nel bene e nel male, intendeva fare gli interessi dei lavoratori. Qui si fanno gli interessi delle élite politiche e finanziarie». Perché in Europa si accelera la contrapposizione alla Russia, mentre Trump cerca di intavolare le condizioni di una tregua? «È molto semplice. Se gli Usa e la Russia si mettessero d’accordo, magari anche con la Cina - ammesso che nel frattempo non sparino a Trump - per questa gentaglia globalista europea la pacchia è finita». È finita in che senso?«L’unica strada che ha la nomenclatura europea occidentale per mantenere il potere è fare la guerra. Non hanno più la fiducia della gente, hanno dimostrato di saper raccontare solo balle, abbiamo un Parlamento europeo corrotto che prende soldi dal Qatar e dalle aziende dei telefonini, e probabilmente ancor più denaro dalle imprese farmaceutiche». Dunque?«Dunque le élite europee, ormai con le spalle al muro, si salvano solo sulla punta delle baionette. È come una tigre che sta morendo e si sente in trappola: può fare cose pericolose». Sta paragonando l’emergenza militare con le emergenze dei tempi che furono?«Sì, prima ci fu emergenza sanitaria, e poi l’emergenza del debito e dello spread. Oggi il patto di stabilità vale zero. Il rigore è solo un ricordo. Quello che non si poteva fare per la sanità, il lavoro e l’istruzione, oggi viene consentito per comprare missili e cannoni. Quando la gente si troverà in coda in ospedale per le liste d’attesa, troverà di fronte a sé un carro armato. Possibilmente elettrico e sostenibile». Come si sta muovendo Donald Trump?«Se fa scoppiare la pace, io sarò il primo a gridare: viva Trump. Oggi viene demonizzato a reti unificate da gente che fa lo zerbino degli americani da decenni. Si sono inginocchiati ai miliardari americani da sempre, Elon Musk compreso, che era un eroe fintantoché liberal. Per una volta che gli Usa lavorano per la pace, si smarcano. È un’ ipocrisia incredibile. E strumentale».Cioè?«Mi viene da ridere quando vedo il Corriere della Sera e Lilli Gruber che si scoprono improvvisamente filopalestinesi, solo perché c’è il filmato orrido di Trump su Gaza. Poco importa che con Biden al potere ci sono stati 100.000 palestinesi uccisi: adesso il problema è diventato il video surreale su Gaza. In realtà a certi personaggi non interessa nulla dei palestinesi, ma colgono la palla al balzo per attaccare la Casa Bianca, ora che a governare non ci sono più i loro amici». La scena nello Studio ovale con Zelensky è stata un’umiliazione? «Va bene, mettono in croce Trump perché ha un carattere un po’ brusco. Ma io preferisco un boxeur a uno come Biden, vanesio e svanito, sotto la cui presidenza sono morti mezzo milione di ucraini e di russi. Quanto a Zelensky: c’è qualcuno che ancora lo considera un prodotto autoctono? Andiamo. Zelensky è un prodotto americano, e gli americani lo trattino pure come vogliono». Dunque, lei che non è mai stato filoamericano, oggi si sta ricredendo?«Il mio antiamericanismo non era contro il popolo americano, ma contro l’imperialismo degli Stati Uniti. Se gli Usa smettono di essere imperialisti, e consentono la coabitazione pacifica nel mondo, io starò dalla loro parte». Coabitazione pacifica? Chi ci assicura che, dopo un’eventuale tregua, Putin non coltivi appetiti sui Paesi baltici, o su altre zone di confine? «La Russia ha solo 150 milioni di abitanti, a fronte del mezzo miliardo dei Paesi europei. Chi può realisticamente pensare che Putin possa invadere Parigi o Berlino? È una balla colossale. I russi non vogliono territori: semmai vogliono venderci il gas a basso costo e difendere le loro materie prime. E poi non accettano di sentirsi minacciati, come si sentirebbero minacciati gli Stati Uniti se qualcuno piantasse dei missili in Messico». In ogni caso, in queste ore il premier inglese Starmer rilancia un’alleanza «dei volenterosi» per contrastare militarmente la Russia. E questo dopo le sortite di Macron sulla necessità di mobilitare truppe europee, magari condividendo lo scudo nucleare francese. «L’Unione europea, in questi giorni più che mai, non esiste. Basti pensare che i leader si sono riuniti in Gran Bretagna, cioè fuori dall’Ue. Hanno chiamato 16 capi di governo su 27, hanno convocato i turchi, i canadesi. Non c’è ancora il funerale, ma l’Unione è morta».Come sarebbe?«Hanno perso la guerra. Hanno mandato tutte le armi possibili contro la Russia, e Putin ha vinto». Ha vinto? «La Russia ha combattuto contro 50 Paesi, e tutto finirà con una pace in linea con i rapporti di forza. E se alla pace si dovesse arrivare, come potrebbero gli europei riaprire la guerra? Per quale motivo? Per salvare la poltrona di Macron, che ha il consenso di un francese su dieci?»E gli altri?«Starmer è lì che barcolla. La Von der Leyen, se si votasse oggi per il Parlamento europeo, non sarebbe presidente. Con questo personale politico, e 800 miliardi tolti al welfare, mi chiedo cosa pensino di fare: provocare la Russia? Se l’Europa fa la guerra alla Russia finisce distrutta, non fosse altro per il fatto che Mosca ha 6.000 bombe atomiche». Dunque gli europei non possono tagliare i ponti con gli Stati Uniti di Trump?«Non possono e non debbono. Gli Usa ci stanno indicando la strada della pace. Mi accuseranno di dire cose di destra, ma pazienza: se piove, non posso dire che c’è il sole solo per distinguermi dalla destra». Quindi?«Nella nostra piazza di sabato c’era anche l’ambasciatore Bruno Scapini: ha fondato un comitato per la neutralità dell’Italia. Dobbiamo diventare un Paese neutrale, come l’Austria e la Svizzera, che commercia con tutto il mondo, dagli Usa alla Cina, dalla Russia ai Paesi arabi». Insomma vuole essere equidistante da tutto e tutti?«No, semmai voglio essere equivicino». Come può l’Italia diventare un Paese neutrale, con la basi americane all’interno del suo territorio?«Vedremo, poco alla volta, cosa succederà. Di sicuro una super-Nato europea fa ridere. E se davvero Trump vuole chiedere il 5% per la difesa ai Paesi europei, la vecchia Nato chiude». Senza Alleanza atlantica, chi difende l’Europa? «Non vedo da chi dovremmo difenderci. La vera minaccia è costituita dai flussi sregolati di migranti conseguenti allo sfruttamento occidentale dell’Africa. L’immigrazione fuori controllo cancellerà lo Stato sociale, le pensioni, e l’insicurezza andrà alle stelle». Come fa a dire che l’insicurezza arriva dai migranti e non dai russi?«I russi e i cinesi, ripeto, non vogliono attaccarci. Al massimo vogliono muovere una guerra economica: ma a quel tipo di guerra si risponde con lo sviluppo e la ricerca, non con le bombe a mano. Dunque, basta soldati. Piuttosto, assumiamo poliziotti e carabinieri per garantire la sicurezza nelle nostre città».
(Guardia di Finanza)
I Comandi Provinciali della Guardia di finanza e dell’Arma dei Carabinieri di Torino hanno sviluppato, con il coordinamento della Procura della Repubblica, una vasta e articolata operazione congiunta, chiamata «Chain smoking», nel settore del contrasto al contrabbando dei tabacchi lavorati e della contraffazione, della riduzione in schiavitù, della tratta di persone e dell’intermediazione illecita e sfruttamento del lavoro.
Le sinergie operative hanno consentito al Nucleo di polizia economico-finanziaria Torino e alla Compagnia Carabinieri di Venaria Reale di individuare sul territorio della città di Torino ed hinterland 5 opifici nascosti, dediti alla produzione illegale di sigarette, e 2 depositi per lo stoccaggio del materiale illecito.
La grande capacità produttiva degli stabilimenti clandestini è dimostrata dai quantitativi di materiali di contrabbando rinvenuti e sottoposti a sequestro: nel complesso più di 230 tonnellate di tabacco lavorato di provenienza extra Ue e circa 22 tonnellate di sigarette, in gran parte già confezionate in pacchetti con i marchi contraffatti di noti brand del settore.
In particolare, i siti produttivi (completi di linee con costosi macchinari, apparati e strumenti tecnologici) e i depositi sequestrati sono stati localizzati nell’area settentrionale del territorio del capoluogo piemontese, nei quartieri di Madonna di Campagna, Barca e Rebaudengo, olre che nei comuni di Caselle Torinese e Venaria Reale.
I siti erano mimetizzati in aree industriali per dissimulare una normale attività d’impresa, ma con l’adozione di molti accorgimenti per svolgere nel massimo riserbo l’illecita produzione di sigarette che avveniva al loro interno.
I militari hanno rilevato la presenza di sofisticate linee produttive, perfettamente funzionanti, con processi automatizzati ad alta velocità per l’assemblaggio delle sigarette e il confezionamento finale dei pacchetti, partendo dal tabacco trinciato e dal materiale accessorio necessario (filtri, cartine, cartoncini per il packaging, ecc.), anch’esso riportante il marchio contraffatto di noti produttori internazionali autorizzati e presente in grandissime quantità presso i siti (sono stati infatti rinvenuti circa 538 milioni di componenti per la realizzazione e il confezionamento delle sigarette recanti marchi contraffatti).
Gli impianti venivano alimentati con gruppi elettrogeni, allo scopo di non rendere rilevabile, dai picchi di consumo dell’energia elettrica, la presenza di macchinari funzionanti a pieno ritmo.
Le finestre che davano verso l’esterno erano state oscurate mentre negli ambienti più interni, illuminati solo artificialmente, erano stati allestiti alloggiamenti per il personale addetto, proveniente da Paesi dell’Est europeo e impiegato in condizioni di sfruttamento e in spregio alle norme di sicurezza.
Si trattava, in tutta evidenza, di un ambiente lavorativo degradante e vessatorio: i lavoratori venivano di fatto rinchiusi nelle fabbriche senza poter avere alcun contatto con l’esterno e costretti a turni massacranti, senza possibilità di riposo e deprivati di ogni forma di tutela.
Dalle perizie disposte su alcune delle linee di assemblaggio e confezionamento dei pacchetti di sigarette è emersa l’intensa attività produttiva realizzata durante il periodo di operatività clandestina. È stato stimato, infatti, che ognuna di esse abbia potuto agevolmente produrre 48 mila pacchetti di sigarette al giorno, da cui un volume immesso sul mercato illegale valutabile (in via del tutto prudenziale) in almeno 35 milioni di pacchetti (corrispondenti a 700 tonnellate di prodotto). Un quantitativo, questo, che può aver fruttato agli organizzatori dell’illecito traffico guadagni stimati in non meno di € 175 milioni. Ciò con una correlativa evasione di accisa sui tabacchi quantificabile in € 112 milioni circa, oltre a IVA per € 28 milioni.
Va inoltre sottolineato come la sinergia istituzionale, dopo l’effettuazione dei sequestri, si sia estesa all’Agenzia delle dogane e dei monopoli (Ufficio dei Monopoli di Torino) nonché al Comando Provinciale del Corpo nazionale dei Vigili del fuoco di Torino nella fase della gestione del materiale cautelato che, anche grazie alla collaborazione della Città Metropolitana di Torino, è stato già avviato a completa distruzione.
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