2024-07-14
Marco Ferradini: «Prendi una donna, trattala male. Quel verso piacque alle femministe»
L’autore di «Teorema» racconta: «Il mio era un pezzo contro la violenza di genere, nei rapporti non si è proprietà del partner. Le fan si riconobbero nel brano: davvero snobbano gli uomini troppo innamorati...».Se, alla rabbia di chi è stato piantato, Riccardo Cocciante ha opposto la sua indignazione in Bella senz’anima e se Fabrizio De André ha cantato, in La ballata dell’amore cieco, la crudeltà di una donna assetata di sadismo nei confronti di un malcapitato, Marco Ferradini ha elaborato un cocente abbandono amoroso subito, in un brano così perfetto, Teorema, di fronte al quale nemmeno la più agguerrita femminista ha mai pubblicamente manifestato un cenno di rivolta. Quella dell’amore, infatti, è la landa della contraddizione e dell’alchimia, dove la sola legge che vale è quella della libertà dei due partner. E, l’unico teorema che regge, è che «non esistono leggi in amore». Il cantautore, nato il 28 luglio 1949, che oggi vive nelle colline della Brianza, ha sempre raccontato, nei suoi brani, storie vere e, di fronte all’eterna tentazione di comprendere se sui sentimenti possano essere costruiti assiomi, la sua conclusione è che la cosa preferibile è trascenderne il mistero in musica e poesia. Come ricorda il suo paese natale, Casasco d’Intelvi, nelle alture attorno a Como?«Le pietre, i profumi, l’odore della legna, i boschi, le lunghe passeggiate, con mia madre, a raccogliere castagne. Sono tornato molto spesso su a rivederlo. Penso che ognuno di noi ha una specie di elastico legato alla schiena. Ci allontaniamo dal punto in cui siamo nati, compiamo un enorme giro e, poi alla fine di questo giro, l’elastico ti riporta al punto di partenza».E gli abitanti? «Non ho un bel ricordo. La vita era dura, non c’era lavoro, la gente di quelle valli non conosceva la solidarietà. Se potevano negarti un bicchiere d’acqua, lo facevano volentieri. Poi, quando hanno iniziato ad arrivare turisti da Como e Milano, si sono un po’ ammorbiditi. Venni via da quel paese, con i miei genitori, a otto anni».Vi trasferiste a Milano?«Sì, anche perché mia sorella, Elettra, di qualche anno più grande di me, stava già a Milano e ha facilitato l’arrivo. Andammo a vivere in via Ripamonti, un quartiere della periferia Sud, ma vicino al centro. Andavo a scuola, ma con lo studio non andavo d’accordo. Al mio paese non avevo un buon rapporto con gli insegnanti, un po’ maneschi. Ho studiato per i fatti miei, soprattutto musica, mai cose imposte. Sono sempre stato molto libero e sono arrivato, a questa età, libero come un gatto».Un brano del suo primo album si chiamava Gatto. Ama ancora i gatti?«Eh certo! Ho Pimpy, un gattone rosso, bello matto, incomprensibile però molto affettuoso, un bel rapporto». I suoi che professione hanno fatto?«Mio padre aveva un’impresa di pulizia e mia madre la collaboratrice domestica. Di origini umili, orgogliosi di esserlo».A Milano si tuffò subito nella musica… «Mi feci regalare una chitarra, una Eco con spalla mancante tipo jazz, ho imparato a suonarla da autodidatta. Poi ho cominciato formando i primi gruppi nelle cantine. Questo era il bello di Milano. Formai Drogheria Solferino, poi i Balordi, ho conosciuto Simon Luca, che mi ha fatto partecipare al primo coro del suo album. Lì ho incontrato Paola Orlandi. La mia voce le piacque molto e mi fece entrare nel suo coro. Partecipai, come vocalist, alla registrazione di tantissimi album dell’epoca, con Eros Ramazzotti e Toto Cotugno, Giorgio Gaber e Dario Fo, Gianni e Marcella Bella, Pupo, Patty Pravo…». C’è la sua impronta anche in famosi cartoni dell’epoca.«Ci chiamò il maestro Vince Tempera. Io ero quello che, in Ufo Robot, declamava “Lame rotanti!”, “Alabarda spaziale!”. Ancora oggi, nei miei concerti, faccio un piccolo pot-pourri di queste sigle cui ho partecipato, anche Mazinga, così, per divertimento…». Debuttò a Sanremo 1978 con il brano Quando Teresa verrà. Un uomo, con un gatto, attendeva l’arrivo di una ragazza. Si concludeva con «Tutto in libertà». Jean Paul Sartre, in L’essere e il nulla, osservava che, in un amore, c’è sempre una forma di costrizione e di dominio da parte dei due partner. Ma è davvero pensabile una coppia i cui componenti siano completamente indipendenti, non litighino, non siano gelosi? Sembrano teorie costruite in laboratorio…«Quelli erano tempi postsessantottini, in cui ancora si parlava di amore libero, l’uscire da schemi mentali e rivoluzionare sé stessi creando una nuova forma di affettività. Ma era pura utopia perché, nell’amore, sarebbe bello dire ti amo e quindi ti rendo libero. È esattamente quello che non riusciamo a fare perché, se ami una persona, quasi la vorresti schiava. Da qui vengono però tutti i nostri guai». «Prendi una donna, dille che l’ami, / scrivile canzoni d’amore. / Mandale rose e poesie. E sta sicuro che ti lascerà…». Teorema, del 1981, nacque da una delusione amorosa? «Io ho sempre scritto su situazioni che ho vissuto sulla mia pelle. Anche le donne di cui parlo nelle canzoni sono tutte reali. La donna di Quando Teresa verrà è stata per molti anni la mia ragazza di quel tempo. Quando è finito questo rapporto, diciamo nel 1980, sono andato in crisi e, finita quella storia, mi sono trovato da solo, in agosto, in quell’appartamento a Milano, in via Padova, cercando di ricostruire me stesso e i cocci di quella storia. Nel Qdisk uscito nel 1981, Schiavo senza catene, un concept album, ci sono quattro canzoni. Schiavo senza catene parla di quest’uomo che rimane solo a Milano rendendosi conto di essere uno schiavo senza catene, perché senza quella donna non c’è libertà. In Questa sera, quest’uomo, sempre io, un musicista, di sera, in una Milano deserta, accende l’amplificatore e si mette a suonare la chitarra come un pazzo, un modo per tirar fuori rabbia e angoscia, finché arriva la polizia e smette. La terza canzone è Weekend. Telefoni a un amico, che si chiama Herbert Pagani, con lui decidi di passare un weekend in montagna per dimenticare, respirare». Il weekend da cui è nata la quarta canzone, Teorema?«Sì, un weekend con Herbert Pagani in uno chalet a Mucugnaga, in Piemonte. Si respira ossigeno, si cammina, arriva la sera, soli in camera, sono i primi di settembre, ci si chiede perché le donne più le ami e più scappano, si cerca di capire se c’è una costante o se è un caso isolato. Ma ci si rende conto che senza le donne il week end un po’ così, e da lì nasce la canzone Teorema». Qual è la filosofia che emerge dal brano? «È un uomo ferito che racconta molto sinceramente sé stesso. Insegna agli uomini a non cadere nella disperazione. E a non usare le mani. La donna non è di tua proprietà e nemmeno l’uomo lo è di una donna. Se ami veramente una persona la devi lasciare anche libera. Quindi è una canzone contro la violenza sulle donne. Lascia aperta la porta del cuore e vedrai… Questo è il sunto della canzone. Non ci sono altre interpretazioni». Ha rivisto Teresa dopo questa canzone?«Quel rapporto durò quattro anni, dal 1976 all’80. Poi, nessun segnale pervenuto. Dal 1981 ho una nuova compagna, Caterina, e siamo ancora qua. Da Caterina ho avuto una figlia, Marta Charlotte Ferradini. Ha 40 anni, e anche lei fa la cantautrice». Teorema divenne una sorta di colonna sonora generazionale. Molti maschi abbandonati da mogli e morose ancor oggi vi si riconoscono. «Sì, diciamo che i maschi l’hanno utilizzata di più, l’hanno forse apprezzata di più. Ma la canzone non va interpretata nel senso che le donne vanno trattate male. Io trovo che i miei fan sono forse più maschi che femmine. C’è una questione psicologica che non riesco a dipanare: quando ami troppo una persona, l’altra dà per scontato il tuo amore e quindi ti snobba. È probabile che le donne non amino vedere l’uomo troppo innamorato e preferiscano essere loro a soffrire un po’ d’amore. L’uomo non sa e non ama soffrire d’amore, mai». «Prendi una donna, / trattala male / Lascia che ti aspetti per ore / (…) Cerca di essere un tenero amante, / ma fuori dal letto, nessuna pietà / E allora sì, vedrai che t’amerà». Reagirono male le femministe? «Esattamente l’opposto. Furono le donne per prime ad ascoltare questo pezzo. Un sabato pomeriggio, a una radio di Milano, dove feci per due ore il dj, lo misi per la prima volta. Siccome era una radio di sinistra dell’epoca, mi aspettavo un cazziatone tremendo dalle femministe. Molte donne, invece, telefonarono, dicendo “che bel pezzo”, riconoscendosi». Sui paradossi femminili Pavese formò una poetica esistenziale. Quando un amore funziona?«Secondo me il filo deve rimanere sempre teso. Nel rapporto, l’amore non deve mai essere dato per scontato. Devi rimanere in uno stato di nebulosa e costante tensione».L’uomo tende a innamorarsi dell’ambiguità, che istiga la gelosia. E la donna? «Nel mio ultimo album, 13 brani inediti, quattro dei quali cantati insieme con mia figlia Marta, c’è la canzone L’uva e il vino. È la storia di una donna stanca di uomini violenti e prevaricatori, che incontra un uomo che è il loro opposto. Lei gli dice “sei una persona splendida, la più bella del mondo, ma, credimi, non potrei mai innamorarmi di te”». Nel 2000 Aldo, Giovanni e Giacomo hanno riscoperto Teorema per il film Chiedimi se sono felice. «È stato un film molto visto e ha avuto un rimbalzo incredibile su di me. Il brano è stato rivitalizzato e portato alle nuove generazioni».Rimpiange qualcosa della Milano della sua giovinezza? «Beh, io Milano non la capisco più. È diventata come Londra, una città sconfinata che ha perso completamente la propria anima. Sta diventando bella, ma in funzione di vendersi, di prostituire la bellezza per ottenere denaro e successo internazionale. Preferisco le cittadine di provincia, dove ci si guarda in faccia. È un accorgersi che ci sono anche gli altri».
«Las Muertas» (Netflix)
Disponibile dal 10 settembre, Las Muertas ricostruisce in sei episodi la vicenda delle Las Poquianchis, quattro donne che tra il 1945 e il 1964 gestirono un bordello di coercizione e morte, trasformato dalla serie in una narrazione romanzata.
Ecco #DimmiLaVerità del 9 settembre 2025. Il deputato di Azione Fabrizio Benzinai commenta l'attacco di Israele a Doha, la vicenda di Flotilla e chiede sanzioni nei confronti dei ministri di Israele.