2022-11-23
«Manovra coraggiosa e con scelte politiche»
Giorgia Meloni presenta una legge di Bilancio da 35 miliardi, di cui 21 per il caro energia. Prime sforbiciate al Reddito di cittadinanza: «Il sussidio ha lasciato un buco di 40 miliardi nelle casse dello Stato». Per 660.000 percettori misura al capolinea in pochi mesi.Una manovra «coraggiosa» e «coerente con gli impegni che abbiamo preso con il popolo italiano», che «non si limita a un lavoro ragionieristico» ma fa delle «scelte politiche», che «ricalca e racconta di una visione politica». Giorgia Meloni ha iniziato la conferenza stampa di ieri mattina partendo dalle definizioni della legge di bilancio approvata lunedì notte. Sottolineando che l’approccio avuto «è come quello di un bilancio familiare, quando mancano le risorse non sei lì a preoccuparti per il consenso, ma su cosa sia giusto fare». La manovra vale 35 miliardi, di cui 21 dedicati al caro energia che saranno finanziati a deficit mentre per la parte restante le risorse arriveranno da una riorganizzazione delle tax expenditures, dall’aumento della tassazione sugli extra profitti delle società energetiche fino al 31 luglio 2023 (con il passaggio dall’attuale aliquota dal 25% al 35%) e da una riduzione delle spese governative. A cominciare da quelle per il Reddito di cittadinanza. «Una misura sbagliata che va completamente riformata», ha ribadito la premier riferendosi al provvedimento bandiera del M5s, che ha creato «un buco di 40 miliardi nelle casse dello Stato». Nella manovra licenziata dal suo governo viene dunque previsto uno stop alla misura per coloro che sono considerati occupabili. Questi ultimi, infatti, riceveranno il sostegno per altri otto mesi nel 2023, poi basta. Per 660.000 percettori circa, su 2,4 milioni di cittadini raggiunti dalla misura, che sfuggono ai Centri per l’impiego, quindi, la misura è arrivata al capolinea. Per loro ancora pochi mesi di sussidio, poi niente più beneficio. I fragili e gli anziani, invece, continueranno a beneficiare del sostegno mensile per tutto l’anno prossimo, in attesa di una revisione complessiva dello strumento che arriverà nel 2024. «Intanto stabiliamo che si continuerà a tutelare chi non può lavorare, a cui aggiungiamo le donne in gravidanza. Per gli altri verrà abolito alla fine di quest’anno», ha detto Meloni. «Dal 2023 non potrà essere percepito per più di 8 mesi e decadrà al rifiuto della prima offerta di lavoro», ha aggiunto, ricordando che tra le novità introdotte c’è anche l’obbligo della presenza sul territorio nazionale. Quali sono gli altri punti principali della legge di bilancio? Facciamo una rapida ricognizione. Per gli autonomi viene innalzata la soglia (a 85.000 euro) della flat tax, che viene introdotta anche come tassa incrementale. Tornano i voucher fino a 10.000 euro l’anno per alcuni settori come l’agricoltura e i lavori domestici mentre viene sospesa anche per il 2023 l’entrata in vigore di plastic e sugar tax. Quanto alle pensioni, per il 2023 viene introdotto un nuovo schema che permette di uscire dal lavoro con 41 anni di contributi e 62 anni di età; per chi resta al lavoro è prevista une decontribuzione del 10%. Viene confermata «opzione donna» con alcune modifiche, così come l’«Ape sociale», e si attua l’indicizzazione delle pensioni al 120%. È confermato l’esonero contributivo del 2% per i redditi fino a 35.000 euro e del 3% per quelli inferiori ai 20.000 euro. Viene stabilita al 5% l’aliquota per i premi di produttività per i dipendenti fino a 3.000 euro. Sono previste agevolazioni per le assunzioni a tempo indeterminato con una soglia di contributi fino a 6.000 euro per chi ha già un contratto a tempo determinato, in particolare per le giovani donne e i percettori del reddito di cittadinanza. La manovra dispone inoltre un intervento di «tregua fiscale» per cittadini e imprese con la cancellazione delle cartelle fino al 2015 che hanno un importo inferiore a mille euro e la rateizzazione dei pagamenti fiscali non effettuati nel 2022 senza aggravio di sanzioni e interessi per chi a causa dell’emergenza Covid e caro bollette non ha versato le tasse. Viene prevista una minisanzione del 5% sui debiti del biennio 2019-2020. Dal primo gennaio 2023 la soglia per l’utilizzo del contante viene elevata da mille a 5.000 euro. Per le famiglie si riduce l’Iva dal 10% al 5% per i prodotti per l’infanzia e l’igiene intima femminile. Viene inoltre creato un fondo di 500 milioni per realizzare una «carta risparmio spesa» (una social card) per i redditi inferiori ai 15.000 euro. L’assegno unico viene maggiorato del 50% per il primo anno e di un ulteriore 50% per le famiglie composte da tre o più figli. Sempre sul tema della questione energetica, «l’altra scelta fondamentale riguarda le famiglie perché lo Stato interviene per calmierare le bollette fino a 15.000 euro di Isee. La platea si allarga e la misura si concentra sulle famiglie più bisognose», ha precisato Meloni. Fin qui, una sintesi di quello che c’è nella manovra. Quello che manca, ancora una volta, sono provvedimenti per quella fetta di popolazione che potrebbe essere definita borghesia ma che semplicemente non rientra nei parametri delle esenzioni, agevolazioni, o dei bonus, ma che rispetta le scadenze fiscali, lavora e guadagna abbastanza per spendere facendo girare il Pil. Non solo. Il ministro Giorgetti ha rimarcato la postura della manovra evidenziando il «coraggio di prendere scelte anche impopolari» ma ha anche sottolineato alcune continuità con il governo Draghi. «Abbiamo rifinanziato le cose giuste che ha fato il precedente governo, una parte di queste scelte erano in qualche modo obbligate». Sul fronte energetico, la tassazione degli extraprofitti punta a creare un tesoretto in attesa del price cap europeo per il gas che «continua a essere fondamentale», ha detto ieri la premier. Il problema è che così si continuano a versare soldi per riparare i danni senza fare niente per tappare la voragine.