2021-12-04
Mancano i medicinali e Sileri fa spallucce
La soluzione del sottosegretario alla Salute contro l’emergenza dei magazzini vuoti? Comprare i prodotti sul mercato estero. Sarà la Difesa a occuparsi di acquistare oltre confine principi attivi e materie prime per la produzione dei farmaci in Italia.Alla fine l’Aifa chiama l’esercito. Per risolvere il problema della carenza dei farmaci, dei vaccini e soprattutto dei loro principi attivi, interverrà l’Agenzia industrie difesa.La situazione è seria e lo dimostra il fatto che siano stati ingaggiati i militari, come già avvenuto in altre situazioni da inizio pandemia. Da due anni a questa parte, l’intervento della Difesa è stato richiesto più volte: in occasione della campagna vaccinale fallimentare di Domenico Arcuri, anche lì denunciata dalla Verità, e di recente per effettuare gli screening nelle scuole dopo l’avvio disastroso del ministro dell’Istruzione, Patrizio Bianchi. In tutte le occasioni bisognava andare a sopperire un’inefficienza, un malfunzionamento degli apparati già esistenti.Nella serata del 2 dicembre, Nicola Magrini, il direttore generale dell’Agenzia italiana del farmaco (Aifa) e Nicola Latorre, il direttore generale dell’Agenzia industrie difesa (Aid), hanno firmato un accordo di collaborazione per potenziare in modo sinergico le attività in ambito farmaceutico. Messa così non sembra nulla di eccezionale, ma nel quadro della scarsità dei principi attivi già segnalata da Nomisma e in uno scenario in cui i farmaci e i vaccini carenti stanno diventando un problema sistemico su tutto il territorio, questo accordo sembra assomigliare ad un auto commissariamento. Lo scopo dell’intesa è quello di prevedere la produzione di medicinali carenti sul mercato nazionale o europeo. La produzione dovrebbe svolgersi all’interno dello stabilimento chimico farmaceutico militare di Firenze, che con l’occasione, si occuperà anche di produrre e distribuire la cannabis medica. Non solo produzione, ma anche logistica. Infatti l’accordo prevede la collaborazione di Aid anche nelle procedure di acquisto, importazione, stoccaggio e distribuzione di medicinali, vaccini, antidoti e materie prime destinate a produzioni farmaceutiche difficilmente reperibili. Uno dei problemi più grandi infatti è che fino ad adesso sembrava che non dovesse occuparsene nessuno. Le istituzioni in queste settimane in cui La Verità teneva la guardia alta sui farmaci e i vaccini carenti, hanno risposto normalizzando l’emergenza.«Non ho ricevuto segnalazioni, se i farmaci si importano dall’estero il problema è risolto». Così ha risposto il sottosegretario di Stato al ministero della Salute, Pierpaolo Sileri, interpellato sulla carenza dei farmaci e dei vaccini non Covid, a margine di un convegno «Quale sanità dopo il Covid», organizzato in Senato da Franco Zaffini di Fratelli d’Italia. Il sottosegretario ha poi respinto la sua competenza in materia, rimandandola ad Aifa. L’Agenzia durante il tavolo delle indisponibilità, già aveva risposto che il problema della carenza esiste, riconoscendo la difficoltà dal punto di vista sistemico. «Il tema della scarsità dei principi attivi è un tema cruciale di cui si occupa anche l’Europa. La delocalizzazione delle produzioni meno remunerative ha generato una vulnerabilità. Sicuramente avere delle produzioni di materie prime critiche in Europa sarebbe importante». Durante la presentazione del lavoro, Aifa ha aggiunto che ricevono «tutt’oggi quantità di segnalazioni di indisponibilità dalle farmacie sul territorio pur non essendo assolutamente legittimati a riceverle».Una storia già vista e rivista. Come ogni volta che viene fuori un problema grosso, ci si mette di mezzo la competenza. Se le cose vanno bene si fa a gara a prendersi il merito, ma quando c’è un affare da risolvere, parte il ballo della burocrazia. Regioni, istituzioni, ministeri, gli uffici locali sanitari, la colpa è sempre del vicino. In questo caos organizzativo, come sempre accade, ci rimettono i cittadini che non possono curarsi come dovrebbero. Come nel caso degli antibiotici: decine di famiglie milanesi hanno denunciato la carenza di antibiotici a base di amoxicillina, nelle stesse settimane in cui impazza l’epidemia di bronchiolite.I farmaci arrivano a singhiozzo, per alcuni sembra tutto normale, ma se capiti nel momento sbagliato rischi di aspettare giorni. «Io due settimane fa cercavo Klacid o gli altri due alternativi e non li ho trovati né a Milano, né a Firenze, né in Versilia», riportano sui social. I farmacisti nelle motivazioni potevano leggere «out of stock o Aifa blocked». Non solo a Milano, anche al Sud la situazione si è fatta seria. Come riportato dal Quotidiano del Sud, anche in Puglia si fa fatica a trovare alcuni farmaci e in questo caso sono i pediatri a lanciare l’allarme: «Sono esaurite le scorte di claritromicina. Il mancato approvvigionamento sta creando problemi seri». Il medicinale è indicato nei bambini dai 6 mesi ai 12 anni di età e viene utilizzato per trattare le tonsilliti, le faringiti, le bronchiti, le polmoniti batteriche e le polmoniti atipiche. Anche per i vaccini carenti quelli dei bambini sono i più a rischio scarsità. Eppure secondo le istituzioni l’emergenza non esiste e le carenze sono sotto controllo. Talmente tanto che alla fine, anche qui, è arrivato l’esercito.
Nicola Pietrangeli (Getty Images)
Gianni Tessari, presidente del consorzio uva Durella
Lo scorso 25 novembre è stata presentata alla Fao la campagna promossa da Focsiv e Centro sportivo italiano: un percorso di 18 mesi con eventi e iniziative per sostenere 58 progetti attivi in 26 Paesi. Testimonianze dal Perù, dalla Tanzania e da Haiti e l’invito a trasformare gesti sportivi in aiuti concreti alle comunità più vulnerabili.
In un momento storico in cui la fame torna a crescere in diverse aree del pianeta e le crisi internazionali rendono sempre più fragile l’accesso al cibo, una parte del mondo dello sport prova a mettere in gioco le proprie energie per sostenere le comunità più vulnerabili. È l’obiettivo della campagna Sport contro la fame, che punta a trasformare gesti atletici, eventi e iniziative locali in un supporto concreto per chi vive in condizioni di insicurezza alimentare.
La nuova iniziativa è stata presentata martedì 25 novembre alla Fao, a Roma, nella cornice del Sheikh Zayed Centre. Qui Focsiv e Centro sportivo italiano hanno annunciato un percorso di 18 mesi che attraverserà l’Italia con eventi sportivi e ricreativi dedicati alla raccolta fondi per 58 progetti attivi in 26 Paesi.
L’apertura della giornata è stata affidata a mons. Fernando Chica Arellano, osservatore permanente della Santa Sede presso Fao, Ifad e Wfp, che ha richiamato il carattere universale dello sport, «linguaggio capace di superare barriere linguistiche, culturali e geopolitiche e di riunire popoli e tradizioni attorno a valori condivisi». Subito dopo è intervenuto Maurizio Martina, vicedirettore generale della Fao, che ha ricordato come il raggiungimento dell’obiettivo fame zero al 2030 sia sempre più lontano. «Se le istituzioni faticano, è la società a doversi organizzare», ha affermato, indicando iniziative come questa come uno dei modi per colmare un vuoto di cooperazione.
A seguire, la presidente Focsiv Ivana Borsotto ha spiegato lo spirito dell’iniziativa: «Vogliamo giocare questa partita contro la fame, non assistervi. Lo sport nutre la speranza e ciascuno può fare la differenza». Il presidente del Csi, Vittorio Bosio, ha invece insistito sulla responsabilità educativa del mondo sportivo: «Lo sport costruisce ponti. In questa campagna, l’altro è un fratello da sostenere. Non possiamo accettare che un bambino non abbia il diritto fondamentale al cibo».
La campagna punta a raggiungere circa 150.000 persone in Asia, Africa, America Latina e Medio Oriente. Durante la presentazione, tre soci Focsiv hanno portato testimonianze dirette dei progetti sul campo: Chiara Concetta Starita (Auci) ha descritto l’attività delle ollas comunes nella periferia di Lima, dove la Olla común 8 de octubre fornisce pasti quotidiani a bambini e anziani; Ornella Menculini (Ibo Italia) ha raccontato l’esperienza degli orti comunitari realizzati nelle scuole tanzaniane; mentre Maria Emilia Marra (La Salle Foundation) ha illustrato il ruolo dei centri educativi di Haiti, che per molti giovani rappresentano al tempo stesso luogo di apprendimento, rifugio e punto sicuro per ricevere un pasto.
Sul coinvolgimento degli atleti è intervenuto Michele Marchetti, responsabile della segreteria nazionale del Csi, che ha spiegato come gol, canestri e chilometri percorsi nelle gare potranno diventare contributi diretti ai progetti sostenuti. L’identità visiva della campagna accompagnerà questo messaggio attraverso simboli e attrezzi di diverse discipline, come illustrato da Ugo Esposito, Ceo dello studio di comunicazione Kapusons.
Continua a leggereRiduci
Mark Zuckerberg (Getty Images)