2021-12-29
Dopo due anni mancano ancora infermieri
Mesi a parlare di rafforzamento della Sanità. Risultato: la Federazione lamenta l’uscita dalla manovra dei fondi promessi. Rispetto alla popolazione, il nostro Paese ha il 25% di personale in meno sulla media Ue.Tanto osannati come gli eroi nelle ondate epidemiche, gli infermieri sono stati dimenticati dal governo. Nella legge di bilancio 2022, due emendamenti previsti fino all’ultima versione sono infatti spariti, come denuncia la Federazione degli ordini delle professioni infermieristiche (Fnopi). Un provvedimento riguarda l’assegnazione-ponte dell’indennità specifica infermieristica, stanziata dallo scorso anno, ma mai assegnata. Il secondo interessa l’incremento del numero dei docenti-infermieri nelle università dove, attualmente, opera in media un operatore ogni 1.350 studenti. Il tutto si aggiunge alla mancata assunzione dei 9.600 infermieri di famiglia previsti nel 2020, con relativi stanziamenti, ma dei quali solo 3.000 hanno avuto il posto. I soldi quindi ci sono: devono solo essere assegnati, almeno per l’indennità prevista da oltre un anno. «Un brutto segnale», secondo la Fnopi, un nulla di fatto che equivale a «una scarsa considerazione di professionisti di cui, a quanto pare, i servizi sanitari non possono fare a meno, ma che in questo modo davvero non hanno alcun incentivo per mantenere il livello di impegno avuto finora nonostante le decine di morti e gli oltre 128.000 contagiati da inizio pandemia». Non sono stanziamenti stratosferici. «Sono 380-400 milioni già stanziati nel 2020 necessari a erogare 950 euro l’anno lordi agli infermieri, praticamente 70-80 euro in più al mese in busta paga», spiega alla Verità Fnopi. Sono fondi erogabili con la chiusura del nuovo contratto che però si è aperto l’estate scorsa ed è ancora in fase di contrattazione. L’emendamento - sostenuto trasversalmente da partiti della maggioranza e della minoranza e svanito nel nulla - chiedeva di erogare subito questa somma già stanziata, dopo più di un anno di ritardo. Sulla questione è intervenuto il ministro della Pubblica amministrazione Renato Brunetta rassicurando che «si stanno concludendo i contratti di sanità ed enti locali» e «che entro pochissime settimane, e comunque a decorrere dal 1° gennaio 2021, sarà erogata l’indennità» al personale infermieristico. Troppo ottimistica, per il sindacato Nursind, la visione di Brunetta. Secondo il segretario nazionale Andrea Bottega, il ministro «dovrebbe sapere che ciò che viene definito al tavolo contrattuale è solo un’ipotesi di accordo. Tale ipotesi, infatti, poi deve essere vagliata da diversi organi di controllo, ragion per cui occorrono almeno quattro mesi per ricevere in busta paga gli aumenti definiti nel contratto», e che gli infermieri attendono già da oltre un anno, senza venir meno ai loro doveri. L’altro emendamento «scomparso nel nulla», prevede la possibilità di aumentare il numero di docenti-infermieri nelle università. «Oggi ce n’è uno ogni 1.350 studenti contro uno ogni 6 di altre discipline», spiega Fnopi. «Sono professori che hanno già ottenuto l’abilitazione all’insegnamento ma non possono insegnare perché non sono stati stanziati i 2 milioni previsti per il 2022 e i 6 milioni l’anno dal 2023. Diciamo di aumentare gli infermieri», osserva Fnopi, «ma serve qualcuno che insegni. I paragoni sono antipatici, ma per i medici sono stati stanziati quasi 500 milioni in tre anni».L’allarme della Federazione degli infermieri è condiviso dalla Commissione europea che, nel report State of Health in the Eu del 2021, evidenzia per il nostro Paese un dato (purtroppo) ben noto. «L’Italia impiega meno infermieri rispetto a quasi tutti i Paesi dell’Europa occidentale e il loro numero - 6,2 per 1.000 abitanti - è inferiore del 25% alla media Ue. Vista la diminuzione del numero di infermieri laureati dal 2014, le carenze di personale in questo settore sono destinate ad aggravarsi in futuro». Nello stesso report la Commissione Ue incalza l’Italia anche sul provvedimento - previsto a maggio 2020, ma inadempiuto - per l’introduzione dell’infermiere di famiglia e comunità: una nuova figura di operatore sanitario con competenze avanzate per potenziare il ruolo dell’assistenza domiciliare e sostenere l’attività delle Usca, le Unità speciali di continuità assistenziale. «Il governo», si fa notare, «ha stanziato 480 milioni di euro per assumere circa 9.600 infermieri nel corso del 2021 che però, secondo il dato emerso nelle prime bozze della revisione dell’assistenza sul territorio (Dm 71 Modelli e standard per lo sviluppo dell’assistenza nel territorio) nonché nei calcoli dell’Agenzia nazionale delle aziende sanitarie (Agenas), risultano insufficienti: ne occorrono infatti, come minimo, uno ogni 2-3.000 abitanti, ovvero circa 20-30.000 in più, ma anche dei 9.600 già previsti, sempre secondo Agenas, non se ne sono trovati oltre 3.000».La speranza di Fnopi è che «questi emendamenti spariti vengano ripescati in qualche altro provvedimento che possa essere approvato a breve, visto che non c’è da spendere niente, almeno per il primo». Intanto è di ieri la notizia che la Francia ha assegnato un aumento mensile di 100 euro agli infermieri che lavorano nei reparti di terapia intensiva degli ospedali. Il premio verrà corrisposto a partire da gennaio 2022.