2024-02-13
Su RaiUno la fiction che racconta la storia di Mameli e dell'Unità d'Italia
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Il cast del film Rai «Mameli. Il ragazzo che sognò l'Italia» (Ansa)
«Mameli. Il ragazzo che sognò l'Italia», due prime serate in onda lunedì 12 e martedì 13 febbraio, non è un polveroso viaggio a ritroso. È diverso, volutamente. Ha un incedere rock, del rock così come lo si è vissuto negli anni Settanta. È la storia di un ragazzo che ha vissuto veloce ed è morto giovane, in nome di un’idea, di un sogno, in nome di sé stesso. Mameli, non un inno, ma una rockstar. Mameli, come pretesto per raccontare il Risorgimento e, parimenti, l’audacia di un ragazzo, i suoi sogni, il suo talento. Mameli, due sole puntate in onda su RaiUno all’indomani di Sanremo, è il progetto voluto dalla Rai per diversificare la propria offerta e ripercorrere la Storia. Ripercorrerla come è doveroso fare oggi, senza la noia che certi toni accademici possono indurre, senza retorica ma con l’entusiasmo della scoperta, con curiosità. «Abbiamo cercato una chiave popolare che potesse permetterci di entrare in un momento fondante della storia del nostro Paese», ha esordito, durante la conferenza stampa di lancio, Maria Pia Ammirati, direttrice di Rai Fiction, spiegando come Goffredo Mameli sia usato (anche) come archetipo per celebrare «la gioventù ricca di sogni e di passioni, la vita di un ragazzino che si butta in battaglia senza alcuna esperienza e, insieme, il tema dell'amicizia e della passione, che allora avevano un timbro diverso da oggi».Mameli, due prime serate in onda lunedì 12 e martedì 13 febbraio, non è, dunque, un polveroso viaggio a ritroso. È diverso, volutamente. Ha un incedere rock, del rock così come lo si è vissuto negli anni Settanta. È la storia di un ragazzo che ha vissuto veloce ed è morto giovane, in nome di un’idea, di un sogno, in nome di sé stesso. La storia, ha continuato la Ammirati, «È quella di un ragazzo di diciannove anni, che scrive l'inno che noi ancora cantiamo e muore poco dopo, a quasi ventidue, per difendere una patria che ancora non c'era, per quel sogno di un'Italia unita che è costato la vita a tanti altri giovani». Mameli, con Riccardo De Rinaldis Santorelli a interpretare il protagonista, ha un sottotitolo esplicito: «Il ragazzo che sognò l’Italia». E sono queste due anime, il poeta da un lato, il patriota dall’altro, a cadenzare il racconto, portando lo spettatore a vivere un momento – quello del Risorgimento – spesso cancellato dai libri di storia. «Grazie a questa miniserie facciamo scendere dai piedistalli i nomi dei busti e delle strade e scopriamo che sono stati veri, persone in carne ed ossa», hanno detto, con un certo orgoglio, i registi della serie-evento, Luca Lucini e Ago Panini, spiegando di aver colto Mameli nel mezzo di «quell'età in cui tutto è possibile. È solo grazie alla sua energia, alla sua passione e alla sua voglia di cambiare il mondo che Mameli è riuscito a trasmettere il suo desiderio a tutti gli italiani di quel momento».Mameli poeta, dunque, e Mameli idealista, combattente. Mameli che, insieme a Nino Bixio e altri coetanei, ha lasciato Genova per partire alla volta di Milano e vivere le Cinque Giornate e spostarsi poi su Roma, per difendere il sogno di un’Italia unita. Mameli, così come la Rai ha deciso di declinarlo, è il racconto di un ragazzo che ha saputo ergersi ad eroe del Rinascimento, a motivatore e compagno. Di un ragazzo fiero e determinato, la testa sulle spalle e i desideri ben chiari. Ed è un racconto pop, rock, studiato ad hoc perché «I ragazzi che vedranno questa serie si possano avvicinare a questa persona, estremamente umana».