2021-11-16
Gli Usa ora combattono l’inflazione a suon di maiali da macellare a razzo
Allevamento di suini nell'Iowa (Getty Images)
Biden vuole rimuovere i limiti alla produzione della carne suina per intervenire sul carovita. La Casa Bianca cerca di correre ai ripari per evitare di perdere le elezioni di metà mandato che si terranno fra un anno.L'inflazione americana non smette di correre e il presidente Joe Biden sa bene che se non troverà il modo di frenare l'aumento dei prezzi questo finirà per avere un impatto negativo sulle elezioni di metà mandato attese per l'8 novembre 2022. Tra le idee sicuramente più fantasiose per salvare il Partito democratico tra un anno, l'amministrazione Biden sta valutando una proposta di legge che permetta ad alcuni impianti di macellare i maiali più velocemente a fronte di un aumento del personale. La proposta è stata avanzata da Quality pork processors, un colosso del settore della carne con sede in Minnesota che ne avrebbe parlato con alcuni sindacati. D'altronde, non è un segreto che a casa dello Zio Sam si consumi molta pancetta e una macellazione più veloce aiuterebbe le società ad abbassare i prezzi, dando un po' di ossigeno ai consumatori. In realtà la questione, oltreoceano, è discussa da tempo. La precedente amministrazione Trump aveva rimosso i limiti di velocità sulla produzione del maiale, ma un tribunale americano si era opposto chiamando in causa la sicurezza dei lavoratori. Oggi, però, con i prezzi del bacon alle stelle la questione è tornata a farsi sentire. Del resto, il mese di ottobre verrà ricordato negli Usa come quello che ha toccato quota 6,2% (dopo il 5,4% di settembre), il valore più alto dal 1990. Il dibattito sulla carne di maiale, dunque, non è causale. Come spiega Antonio Cesarano, chief global strategist di Intermonte, tra le cause principali dell'inflazione ci sono gli affitti (che pesano per il 33% sull'indice con cui si calcola e che hanno raggiunto il massimo dal 2019) e l'alimentare (che vale il 14% e che ha toccato il picco dal 2008). Si capisce, dunque, perché Biden stia tentando in tutti i modi di far calare il prezzo della carne e dei beni di prima necessità. Anche e soprattutto sotto il profilo degli investimenti l'aumento dell'inflazione pesa come un macigno. Il meccanismo, spiega Cesarano è noto: «Quanto più aumentano le pressioni inflattive, tanto più aumentano le attese di una possibile reazione della Fed sul fronte tassi, ma allo stesso tempo tanto più aumenta anche il timore che la domanda possa poi risentirne negativamente a causa dell'erosione del potere di acquisto».Negli Stati Uniti gli elettori ne sono ben consapevoli. L'inflazione galoppante ha già fatto scendere ai minimi storici l'indice di gradimento del presidente. Secondo l'ultimo sondaggio commissionato da Abc e Washington Post a Langer research associates, solo il 31% degli intervistati crede che il capo della Casa Bianca abbia mantenuto la maggior parte delle promesse fatte in campagna elettorale. Inoltre, i risultati dell'indagine contengono non solo un giudizio negativo sulla performance del presidente (appena il 39% lo giudica positivamente nella gestione dell'economia, considerata in cattiva salute dal 70% degli intervistati), ma anche un campanello di allarme per i Democratici sulle loro prospettive alle elezioni di midterm: secondo il sondaggio, se il voto si tenesse oggi il 51% degli elettori registrati sosterrebbe il candidato Repubblicano al Congresso, mentre solo il 41% quello Democratico. D'altronde i numeri parlano da soli. Secondo Intesa Sanpaolo, l'inflazione negli Stati Uniti dovrebbe iniziare a scendere il prossimo anno, ma resterà comunque a livelli alti. Nel 2022 sarà a quota 2,6% per poi calare intorno al 2% nel 2023. Ora Biden cerca quindi di correre ai ripari e la speranza è che un secondo pacchetto di stimoli all'economia possa frenare la volata dei prezzi. L'inquilino di 1600 Pennsylvania avenue ha già fatto sapere che intende ridurrei i costi di molti servizi. In primis, Biden intende spingere per l'aumento della produzione di petrolio, anche attingendo a riserve strategiche se necessario. Inoltre, spera di tagliare i dazi alla Cina, fattore che aiuterebbe a stappare il collo di bottiglia che blocca al momento la catena produttiva, ma rischierebbe di irritare ancora di più gli elettori della Rust belt, la zona più produttiva degli Usa che si estende dallo Stato di New York fino al Wisconsin sudorientale e al Minnesota.La Fed, poi, potrebbe dare una sforbiciata ai tassi entro la fine dell'anno, per poi farli rialzare nel 2022, ma qui l'amministrazione dem dovrebbe stare molto attenta. Il rischio che si pone è quello di soffocare la ripresa dell'economia e, anche in questo caso, gli elettori non ne sarebbero felici in vista delle elezioni di midterm. Senza considerare, poi, la scelta del nuovo numero uno della Fed. Il presidente Biden potrebbe, nel febbraio 2022, propendere per il più moderato Jerome Powell (riconfermandolo, dunque) o per la progressista Lael Brainard, «rea» però di essere troppo incline a costosi stimoli. Anche questa sarà insomma una scelta importante per il futuro di Biden e del Partito democratico. Tutte questioni che il presidente dovrà risolvere in tempi brevi se vorrà avere qualche speranza di ottenere un secondo mandato.
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