2025-05-15
Comizi e sparate sull’atomica: Macron sabota la pace a Kiev per restare a galla in Francia
Il presidente tenta di celare la sua debolezza interna con un intervento di tre ore in tv, dopo aver vagheggiato di piazzare armi nucleari transalpine in Polonia.Martedì sera, i telespettatori francesi hanno assistito a uno spettacolo impietoso: quello del loro presidente, Emmanuel Macron, che per ben tre ore, su Tf1, ha cercato di difendere il suo operato degli ultimi sette anni. Dire che il capo dello Stato francese non abbia fatto una bella figura è un eufemismo. Sarà forse anche per questo che il leader d’Oltralpe ha fatto dichiarazioni forti. Per esempio, si è detto «pronto ad aprire» al dispiegamento di aerei militari francesi armati di «bombe» nucleari in altri Paesi del Vecchio continente perché «c’è sempre una dimensione europea nella dissuasione nucleare» che però «non si definisce nel dettaglio per mantenere l’ambiguità» strategica. Tra gli «altri Paesi europei» in cui Macron potrebbe piazzare le armi nucleari francesi ci sarebbe la Polonia, ma i dettagli saranno definiti dal presidente transalpino «in modo molto ufficiale nelle prossime settimane e mesi». Certo, Macron ha precisato anche che il posizionamento dei velivoli militari con testate nucleari d’Oltralpe potrà avvenire solo a «tre condizioni», ovvero che «la Francia non paghi per la sicurezza degli altri», che non si privi di «quello di cui abbiamo bisogno per noi» e che «la decisione finale spetti sempre al presidente della Repubblica, capo delle forze armate».Nonostante le precisazioni, le parole dell’inquilino dell’Eliseo non erano delle boutade, perché quando si parla di bombe atomiche si parla pur sempre di guerra. E così meno di 24 ore dopo le dichiarazioni del leader parigino è arrivata la risposta di Mosca. Come riportato dall’agenzia di stampa russa Ria Novosti, il portavoce del Cremlino Dmitry Peskov, ha dichiarato che «la proliferazione di armi nucleari in Europa non favorirà la sicurezza, la prevedibilità e la stabilità nel continente». Durante la trasmissione fiume di martedì sera, che a qualcuno avrà forse ricordato quella della tv russa in cui è intervenuto Vladimir Putin il 19 dicembre scorso e durata quattro ore e mezza, Macron ha parlato anche del sequestro dei beni russi in Francia. Secondo lui tale soluzione non è praticabile perché «non abbiamo il quadro legale per farlo». Il presidente francese ha mostrato i muscoli anche nei confronti di Washington parlando di dazi e di guerra commerciale. Macron si è detto «ragionevolmente ottimista» in merito alle discussioni con la Cina e ha promesso che «ci si batterà» per «tornare alla situazione precedente» nei confronti degli Stati Uniti. Chissà se, in seguito, il suo staff gli avrà spiegato che non tutti i Paesi europei hanno voglia di favorire l’economia di Pechino e che, in realtà, la potenza commerciale francese non è poi esattamente la stessa degli Usa. D’altra parte, il leader transalpino ci ha abituati a tutto. Come quando, dopo i funerali di papa Francesco, ha cercato di imbucarsi un incontro improvvisato tra leader nella basilica di San Pietro, tentando poi di far finta di niente quando il presidente degli Stati Uniti, Donald Trump, gli ha detto davanti alle telecamere «Non sei al posto giusto qui. Ho bisogno che tu mi faccia un favore, non devi essere qui».Da quando, la sera del 9 giugno 2024, ha sciolto l’Assemblea nazionale come ripicca per la pesante sconfitta rimediata dal suo partito alle elezioni europee dell’anno scorso, Macron ha iniziato una parabola discendente alla quale ha cercato di opporsi in ogni modo, anche a costo di gesticolare pur di avere un po’ di visibilità in patria o all’estero. Il ritorno alla Casa Bianca di Donald Trump, la nascita del governicchio di Friedrich Merz in Germania e le evoluzioni della guerra in Ucraina e delle crisi mediorientali hanno messo ancora più in difficoltà il capo di Stato francese che, forse, sperava di risalire nei sondaggi con la trasmissione di martedì sera e invece niente, o quasi. Certo, i dati dell’auditel francese hanno rilevato 5,7 milioni di telespettatori e il 29,7% di share, ma le domande che vari cittadini comuni, imprenditori, esperti, invitati allo show gli hanno posto, non gli hanno dato scampo. Sarà forse anche per questo che, magari per accattivarsi le simpatie degli elettori di sinistra e rispettare almeno una delle sue promesse elettorali, Macron ha detto di auspicare che la legge sulla fine vita «sia votata». E pazienza se nella proposta di legge sulla «dolce morte» in discussione nel parlamento francese stiano saltando tutti i paletti e si apra la porta a derive inquietanti. Delle derive rispetto alle quali hanno parlato varie personalità tra cui: il presidente della Conferenza episcopale francese, Monsignor Eric de Mouilns-Beaufort, il gran rabbino di Francia, Haïm Korsia e vari collettivi di sanitari. Macron è pronto a tirare dritto tanto da paventare «un referendum» come possibile «via per sbloccare» un eventuale stallo parlamentare. Parafrasando un vecchio slogan elettorale di Silvio Berlusconi, verrebbe da dire che, tra l’ipotesi di dislocare bombe atomiche in Europa e la smania per l’approvazione di una nuova legge sull’eutanasia e il suicidio assistito, il presidente francese voglia arrivare ad ottenere «più morte per tutti». Meglio riderci sopra come ai tempi delle declinazioni umoristiche dello slogan del Cavaliere. Tuttavia qualche timore resta anche perché la situazione politica transalpina non è delle più tranquille. Ieri, il premier François Bayrou è stato sentito dalla commissione parlamentare che indaga sui presunti abusi della scuola cattolica di Betharram, nella quale hanno studiato anche i suoi figli. La maggiore di questi, Hélène, ha rivelato alcune settimane fa in una intervista al settimanale Paris Match di essere stata tra le vittime di violenze verbali e fisiche. Bayrou è estraneo ai presunti abusi, ma davanti ai parlamentari è apparso in difficoltà tanto che il deputato di estrema sinistra (Lfi) Paul Vannier ha parlato di «una contraddizione molto importante» nelle dichiarazioni del premier in commissione. Verrebbe da chiedersi: se dovesse cadere il suo governo, con quali uscite Macron cercherà di rimanere a galla in patria e all’estero?
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