2021-11-24
Parigi sul Trattato del Quirinale: «Faremo come con Stellantis»
Emmanuel Macron (Getty Images)
Il presidente francese arriverà a Roma domani e firmerà il patto venerdì. L'Eliseo nega il rischio che l'Italia venga depredata, però poi cita come esempio virtuoso l'accordo che ha di fatto distrutto il nostro settore auto.Sempre più vicina la data della firma del Trattato del Quirinale. A fornire i dettagli dell'agenda della due giorni di incontri non è Roma ma Parigi. Il presidente francese, Emmanuel Macron, arriverà a Roma direttamente dalla Croazia, dove comincia oggi una visita ufficiale, a metà pomeriggio di giovedì. Il primo impegno sarà un incontro con il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, che lo dovrebbe ricevere dopo le 17. Poi Macron si sposterà a Palazzo Chigi per un colloquio a due con il presidente del Consiglio Mario Draghi, della durata prevista di 45 minuti. Al termine, l'incontro sarà allargato ai ministri e alle delegazioni. La sera il capo dell'Eliseo farà ritorno al Quirinale per una cena offerta da Mattarella. Il trattato Italia-Francia sarà firmato venerdì mattina. Seguirà una conferenza stampa, quindi il presidente francese andrà in Vaticano per l'udienza da papa Francesco fissata secondo il cerimoniale prima dell'ora di pranzo. Nel pomeriggio, di nuovo in aereo, Macron farà ritorno a Parigi. Insomma, una toccata e fuga che però secondo molti osservatori sarebbe destinata a cambiare il prossimo decennio europeo. Ieri mattina il Financial Times ha dato la sua interpretazione con termini ancora più secchi. «Draghi e Macron vogliono rafforzare la loro influenza sull'Ue», ha titolato. Dall'altro lato, ha scritto sempre il quotidiano della City «Macron può beneficiare di una relazione più salda, mettendo d'accordo anche i moderati del suo Paese e assicurarsi una garanzia ulteriore per le elezioni del 2022. C'è il pericolo», ha concluso l'editoriale, «tuttavia, che nonostante la presenza di Draghi e Macron al potere, potrebbero esserci frizioni sul fronte degli investimenti, da sempre materia di contrasto tra i due Paesi». Secondo la testata, durante l'incontro si parlerà «anche di una possibile vendita di armi dell'azienda italiana Leonardo a un concorrente francese». Un tasto delicato che il Ft tocca volutamente con l'intento di infilare il dito nella piaga. Dalle decisioni inserite nel Trattato in temi di industria della Difesa dipenderà anche il futuro di grandi progetti che fino a ora si sono mossi sull'asse Roma-Londra. Importanti investimenti che spostati da un dossier all'altro faranno la differenza. Certo, ci saranno anche aspetti positivi. È di ieri l'indiscrezione di un progetto d'investimento comune di Total ed Eni in Libia. Appare nel complesso chiaro che nessuna forza politica voglia opporsi alla scelta di un legame bilaterale con Parigi e al tempo stesso tale scelta è frutto di una serie di indicazioni pervenute dalla Casa Bianca. Nell'era di Joe Biden, Roma e Parigi devono cooperare per controllare il Mediterraneo, per arginare le pulsioni dell'impero blu targato Recep Tayyip Erdogan e trovare un nuovo equilibrio post Merkel con l'intento di dialogare con la Cina di Xi Jinping. E al tempo stesso bloccare l'avanzata della Via della seta. Il rischio concreto è che un tale accordo in futuro, dopo Mario Draghi, possa significare maggiore stabilità a fronte di cessione di ricchezza sovrana. E questo sarebbe un dramma. A farci alzare maggiormente le antenne è la conferenza stampa che si è tenuta ieri pomeriggio all'Eliseo. Sollecitato dai giornalisti francesi è intervenuto sul tema il consigliere di Macron, Alexandre Adam che l'ha presa un po' alla larga prima di arrivare al punto. «Ho visto che a volte viene fatto un paragone tra il futuro Trattato del Quirinale e quello franco tedesco. Il parallelo è valido solo in una certa misura», ha spiegato. «Con la Germania si trattava di un trattato di riconciliazione. Questo è un accordo con un partner, un vicino con il quale abbiamo un'eredità culturale comune. Ciò a cui punta questo trattato è stabilizzare le relazioni a lungo termine, per conferire lor un'altra dimensione, fornendo un insieme di meccanismi robusti di consultazione e cooperazione». Adam ha poi aggiunto che oltre ai comitati di cooperazione transfrontaliera ci sono altri progetti che saranno annunciati domani. «Penso alla messa in atto di attività congiunte nell'innovazione tecnologica, la mobilità degli artisti, una migliore collaborazione tra le nostre polizie alla frontiera. Quello che vorrei sottolineare», ha puntualizzato, «è che questo trattato è stato negoziato essenzialmente durante il 2021. Il negoziato si è svolto in eccellenti condizioni di comprensione e di volontà di collaborazione. Constatiamo che, in quello che definirei un allineamento dei pianeti nella relazione franco italiana, ci sono molte convergenze nel rilancio del multilateralismo; sul progetto di sovranità europea sostenuto oggi anche da Mario Draghi». Rispondendo infine alle critiche della stampa italiana (in sintesi quasi esclusivamente alla Verità), Adam ha tenuto a precisare che non ci sarà alcun atteggiamento predatorio. «Penso che sia assolutamente falso. Dobbiamo guardare alla realtà. Ci sono degli autentici successi di complementarità economica franco italiana», ha concluso. Salvo citare come esempio proprio la nascita di Stellantis: «Una cooperazione mutualmente». Una semplice frase che illumina come un faro il progetto. Adam ha omesso tutto ciò che è stato fatto per boicottare Fincantieri, per spostare tutti i progetti spaziali su Thales e infine per azzoppare tutta la filiera dell'auto. Il numero uno di Stellantis è stato recentemente in Italia per promettere investimenti su una giga factory a Termoli. Un progetto che serve solo a tenere buoni i politici, ma che difficilmente ricostruirà la filiera dell'automotive tricolore. Siamo in attesa della firma di venerdì. Ma questo dell'Eliseo più che un messaggio distensivo ci è sembrato un lapsus freudiano.
Il primo ministro del Pakistan Shehbaz Sharif e il principe ereditario saudita Mohammed bin Salman (Getty Images)
Riyadh e Islamabad hanno firmato un patto di difesa reciproca, che include anche la deterrenza nucleare pakistana. L’intesa rafforza la cooperazione militare e ridefinisce gli equilibri regionali dopo l’attacco israeliano a Doha.
Emanuele Orsini e Dario Scannapieco