2025-02-17
Macron prova a tenere insieme l’Ue
Schiacciato dalla crisi interna, il presidente francese oggi incontrerà i leader europei, Ursula e Rutte. Un’iniziativa vana, per fingere che l’Unione conti qualcosa nei negoziati.Se uno si crede il Re Sole e finisce in un cono d’ombra come minimo ha una vertigine di rancore. Capita al presidente francese Emmanuel Macron, alle prese con una crisi politica ed economica come Parigi non subiva da decenni, che per ripicca al discorso che James David Vance, il vice di Donald Trump, ha tenuto due giorni fa alla conferenza sulla sicurezza a Monaco, ha convocato per oggi un summit dei principali capi di Stato e di governo europei a Parigi. A dire il vero anche Marina Berlusconi non è convinta delle mosse di Trump e da imprenditrice sottolinea: «Alla lunga l’azione di Trump potrebbe dividere al comunità occidentale, spero che gli Usa da sempre garanti dell’Occidente non abbiano oggi un presidente che diventa il rottamatore dell’Occidente stesso». Ma la convocazione del vertice di Macron è irrituale dà ragione a Vance: l’Europa, anche nelle forme, non ha un gran rispetto della democrazia. Anche se il vice di Trump è sotto accusa dai tedeschi perché ha incontrato la leader dell’Afd Alice Weidel e non Olaf Scholz, il cancelliere al tramonto. Macron non ha alcun titolo per convocare il summit, ma spera che a livello continentale la sua strategia funzioni come funzionò contro Marine Le Pen: la grande adunata del fronte repubblicano per evitare che la destra, anche se vince le elezioni, vada al potere. All’Eliseo però ci sarà anche Giorgia Meloni. Non è però un caso che a Macron si sia accodato l’altro «irrilevante» d’Europa: il cancelliere tedesco Olaf Scholz che tra sei giorni - in Germania si vota il 23 febbraio - riceverà probabilmente la lettera di licenziamento dagli elettori. Per pararsi dai colpi «dell’avversa fortuna elettorale» i due ex padroni del continente si convincono che Vance è venuto ad annunciare l’alba dell’ultra-destra mondiale. Da qui la chiamata d’urgenza alla compattezza dell’Europa. Si traveste tutto questo da difesa degli ideali: la verità è che Macron ha paura di perdere il suo preteso primato nell’eventuale costituzione di un esercito europeo - indispensabile se gli accordi di pace Usa-Mosca prevederanno una forza di interposizione europea sul fu fronte ucraino - e Scholz teme di non partecipare al banchetto della ricostruzione di Kiev. A Parigi si va prima di tutto a difendere gli interessi di Parigi e Berlino e poi forse quelli dell’Europa, ammesso che Bruxelles conti ancora qualcosa. L’Italia non è stata esclusa dal summit, ed era difficile farlo, visto che Giorgia Meloni e il nostro governo sono i più accreditati per cerare un ponte con l’amministrazione Trump. Al tavolo del presidente francese ci saranno oltre a Meloni e Scholz anche i capi di governo di Polonia, Spagna, Olanda e Danimarca, Ursula von der Leyen, Mark Rutte - segretario generale della Nato - e il premier britannico Keir Starmer. Singolare perché fino a ieri Londra è stata allineata a Washington. Appare evidente che la prima preoccupazione è di essere tagliati fuori dalle trattive di pace. Una preoccupazione che però è già stata risolta dall’inviato Usa per l’Ucraina, il generale Keith Kellogg, che ha chiarito nel vertice del «Quint» (vi partecipano Usa, Germania, Francia, Italia e Regno Unito) l’intenzione di escluderli dal tavolo. La ragione? L’Europa doveva far rispettare gli accordi Minsk e non lo ha fatto e questo - è la convinzione dell’amministrazione Trump - ha innescato il conflitto ucraino. La filosofia americana è: chi sbaglia paga. Su Macron ha fatto pressione il presidente ucraino (in eterna prorogatio) Volodymyr Zelensky convinto di un attacco russo in estate attraverso la Bielorussia a paesi dell’Unione che «si deve dotare di un proprio esercito». A giustificare il vertice - parole di Macron - è l’urgenza di «studiare una strategia congiunta per avere peso in una trattativa sull’Ucraina che Donald Trump e Vladimir Putin, intendono condurre come una partita a due».