2025-06-21
Macron piazzista delle armi francesi investe 1,7 miliardi sul nemico di Starlink
L’Eliseo diventa primo azionista di Eutelsat e firma un ordine da 1 miliardo. Guido Crosetto: diamo dei nuovi input alla Nato.C’è un fotomontaggio sul profilo X del presidente Macron che racconta più di mille discorsi. Ritrae lo schermo di un iPhone con la foto di un Rafale, il caccia da combattimento di ultimissima generazione usato principalmente dall’Aeronautica e dalla Marina francese e prodotto dalla transalpina Dassault Aviation, che «chiama» l’Europa per garantire (si legge nelle poche righe di commento dell’inquilino dell’Eliseo) la sicurezza di tutti i cittadini del Vecchio continente. Ora, è vero che siamo nei giorni del Salon du Bourget, una delle principali fiere internazionali dell’aeronautica e dello spazio, che si tiene ogni due anni presso l’aeroporto di Le Bourget vicino a Parigi. È vero che Macron tende spasmodicamente al protagonismo, il fenomeno è aumentato esponenzialmente in coincidenza con l’inarrestabile calo dei consensi degli ultimi anni, ed è sotto gli occhi di tutti che la difesa e il riarmo sono diventati il nuovo focus dell’Europa. Ma così è oggettivamente troppo. Il presidente che a mo’ di piazzista mette in vetrina i mezzi di offesa dell’industria militare del suo Paese come fossero delle bottiglie di champagne o una forma di camembert o roquefort ci dice che si è superato il segno. Ma visto la piega che stanno prendendo le ultime uscite del banchiere prestato alla politica, sorprende fino a un certo punto. E del resto se c’è una cosa nella quale Macron non si smentisce mai, questa è la capacità di mettere sempre gli interessi e la convenienza sua e di riflesso della Francia prima di ogni altra cosa. L’ultimo esempio ci è dato da Eutelsat, la società di telecomunicazioni satellitari a trazione franco-inglese (ha anche piccole quote cinesi) che era già balzata agli onori delle cronache finanziarie a inizio marzo per guadagni in Borsa spropositati (+400%) rispetto ai fondamentali. Parlavamo di un gruppo con perdite che sfioravano il miliardo, che arrivava da un raffica di avvicendamenti nelle posizioni apicali e soprattutto che rispetto al suo principale competitor, Starlink, era indietro anni luce. La Verità ha già ricordato in più di un’occasione le differenze quantitative e qualitative tra le capacità a oggi dei due gruppi. La rete OneWeb di Eutelsat, infatti, può contare su meno di 700 satelliti che sono in orbita a un’altezza superiore ai 1.000 chilometri, contro i 7.000 e passa di Starlink fermi intorno ai 500 chilometri. Più ripetitori ci sono a minore altezza e maggiore è la sicurezza e la resilienza della connettività. I satelliti di Starlink, inoltre, trasferiscono via laser le comunicazioni tra loro e poi le inviano a terra poggiando su ripetitori grandi quanto un foglio A4, più veloci e decisamente meno costosi rispetto a quelli di Eutelsat. Si potrebbe continuare all’infinito, tant’è vero che secondo gli esperti serviranno anni perché Eutelsat possa garantire le stesse performance di Starlink, eppure su Eutelsat si sta concentrando l’impegno di Macron(il presidente ne avrebbe parlato anche con la Meloni nel recente incontro a Roma) per trasformare l’azienda nel primo operatore satellitare europeo. Ieri la svolta, quando il governo transalpino ha annunciato un investimento da 717 milioni di euro per portare la propria quota al 29% del gruppo (era al 13%), diventandone il primo azionista. L’operazione rientra in un aumento di capitale complessivo da 1,35 miliardi, che ha l’obiettivo di sfidare i giganti americani.Poche ore prima, lo stesso esecutivo guidato da Emmanuel Macron aveva firmato un accordo decennale con Eutelsat per la fornitura di connettività alle forze armate del Paese. L’intesa da 1 miliardo prevede l’accesso prioritario alle risorse spaziali della costellazione OneWeb, l’hosting di missioni ausiliarie delle forze armate francesi, così come la manutenzione delle condizioni operative e di sicurezza.Del resto, Macron da mesi ha puntato tutte le sue esigue speranze di riguadagnare consensi sul riarmo. Insieme a Berlino sta spingendo i bilanci dell’Europa in quella direzione e punta sulla pioggia di miliardi che potrebbero arrivare dalle fonti più diverse. Ieri, per esempio, il Consiglio dei governatori della Banca europea degli investimenti (Bei) ha approvato il nuovo tetto 2025. Si arriva a quota 100 miliardi con un incremento dei finanziamenti destinati soprattutto alla sicurezza e alla difesa (ieri c’è stato il primo finanziamento per una base militare), ma anche alle reti energetiche e al nuovo programma TechEU per rafforzare la leadership tecnologica dell’Europa. Mentre i negoziati alla Nato - la discussione verte sulla quota del 5% del Pil per le spese militari - sembrano più in salita. Ieri c’è stata polemica per la posizione spagnola, tutti gli alleati, hanno infatti definito «irricevibile» la linea di Madrid che si è tirata fuori. Intanto il ministro italiano della Difesa Guido Crosetto ha spiegato: «Il centro del mondo non sono più Usa e Ue e la Nato si deve adeguare al nuovo quadro geopolitico per svolgere ancora la sua funzione e mantenere la sua ragione d’esistere. Se è nata per garantire la pace e la mutua difesa deve prendersi questo compito parlando con il Sud del mondo».