2021-08-16
Per Macron in arrivo un autunno rovente
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Dopo una pausa di circa un anno, con l'introduzione della vaccinazione obbligatoria per certe categorie della società e l'imposizione del green pass, il presidente della Repubblica francese è riuscito a rianimare il movimento di protesta dei gilet gialli.Come già avevano fatto tra il 2018 e i 2020, il presidente francese e i suoi ministri hanno ricominciato a disprezzare i loro concittadini in giallo e quelli che si sono riuniti in piazza contro i nuovi provvedimenti, ma dietro alla tracotanza dell'élite europeista-Lgbt-ambientalista che governa a Parigi attualmente, in realtà c'è chi ha iniziato a preoccuparsi. Come analizzava qualche giorno fa su Le Figaro, Jean-Philippe Dubrulle - direttore dell'ufficio studi dell'istituto demoscopico Ifop - «al contrario di altri dirigenti europei, il nostro presidente non fa alcun mea culpa e i suoi sostenitori l'hanno eletto per questo. Il problema è che una parte importante del Paese non è assolutamente recettivo a questo stile di governance».In effetti l'ultimo autunno della presidenza Macron si annuncia molto caldo. Le avvisaglie sono già sotto gli occhi di tutti. Basti pensare che migliaia di persone sono scese in piazza a Parigi e altrove, anche nel bel mezzo delle ferie estive, e anche dopo un anno di pandemia, lockdown e coprifuochi vari. Se tra i manifestanti ci sono alcuni elementi estremisti e antisemiti, la maggior parte dei contestatori rappresenta quella Francia, ormai non più solo periferica, che continua a diffidare del proprio capo dello Stato. Tra i settori che esprimono la propria antipatia per il leader transalpino, c'è quello della sanità che già ai tempi dei sabati in giallo aveva gridato in piazza il proprio malcontento per la mancanza di risorse umane e finanziarie, ma anche per la burocratizzazione del settore. Come è avvenuto in Italia, anche in Francia, l'obbligo vaccinale imposto al personale sanitario è stato la classica goccia che fa traboccare il vaso. Questo provvedimento è stato percepito come un tradimento da molti tra infermieri, medici, inservienti, attivi in ospedali e altre strutture sanitarie. Quando, nel febbraio 2020, la prima ondata del Covid si è abbattuta violentemente anche sulla Francia, i lavoratori del settore sanitario sono stati celebrati come eroi. Per mesi, tutte e sere alle 20:00, i francesi andavano alla finestra per applaudire coloro che, in cliniche, ospedali e ambulatori, stavano cercando di salvare migliaia di vite. Non va dimenticato inoltre che, il 14 luglio 2020, nella parata per la festa nazionale aveva sfilato anche una piccola rappresentanza di quei medici, infermieri e altri addetti della sanità, che si erano trovati in prima linea durante il primo lockdown. Un anno dopo la gloriosa discesa degli Champs-Elysées, il personale sanitario si è ritrovato a vestire i panni degli untori refrattari al vaccino contro la malattia uscita dai laboratori cinesi.L'attacco contro questa categoria è arrivato anche da chi, ai vertici dello Stato, avrebbe dovuto cercare la sintesi, favorire l'unione nazionale e invece ha fatto esattamente il contrario. Oltre al presidente della Repubblica, anche il primo ministro Jean Castex e il ministro della Salute, Olivier Véran, non hanno usato giri di parole per attaccare medici e infermieri. Quest'ultimo, ad esempio, ha dichiarato sprezzante il 7 agosto scorso «delle manifestazioni (contro il green pass, ndr) ne abbiamo abbastanza. Smettiamola!». Chissà cosa sarebbe successo se un ministro del governo di Viktor Orban o di quello di Jair Bolsonaro, avesse detto ai manifestanti ungheresi e brasiliani: «ci avete stufato, tornatevene a casa». Forse da Parigi, Berlino, Roma e Bruxelles, sarebbero arrivate condanne e minacce di embarghi. Il tutto sostenuto a una rassegna di articoli indignati scritti dalle testate mainstream di mezzo pianeta. E invece, il capo della Sanità francese non ha avuto problemi a trattare la libertà di espressione come una seccatura.A questo punto, sono tornate ad affiorare le «vecchie» recriminazioni dei Gilet Gialli e la protesta, come detto, ha ripreso fiato. Questo perché la pandemia è stata anche una cartina di tornasole delle carenze nelle quali è sprofondato anche il sistema sanitario francese, dopo decenni di tagli imposti (anche) dalle regole di budget europee.Uno degli effetti dell'obbligo vaccinale per il personale sanitario potrebbe potenzialmente portare ad un congestionamento ancora più grave degli ospedali e delle strutture di cura. Come spiega ha spiegato alla Verità Maxime Nicolle, una delle figure del movimento dei Gilet Gialli «diversi infermieri, medici, badanti, con i quali sono in contatto, intendono ritardare al massimo fino al 15 settembre l'utilizzo del pass sanitario in ambito professionale. Ma ce ne sono già molti che hanno cambiato lavoro o che meditano su questa opzione». Se questa tendenza fosse confermata, Macron dovrebbe anche assumersi la responsabilità di aver ulteriormente indebolito la Santé Publique francese, a causa della propria testardaggine e indisponibilità al dialogo.Ma la possibile ondata di dimissioni non sarà l'unico fronte sul quale i rappresentanti della macronia si troveranno a combattere. Già nei primi giorni di questo mese si sono tenuti vari scioperi nella sanità che, almeno per ora, hanno riscosso un successo limitato. Secondo il nostro interlocutore però la cosa non si fermerà qui. Secondo Nicolle in effetti green pass e siero obbligatorio, «saranno l'elemento scatenante di qualcosa di più importante». Questo anche perché «ci sono tantissime persone che partecipano alle manifestazioni contro il pass sanitario, nonostante il tentativo dei media mainstream di stigmatizzarli».Non si può escludere nemmeno un altro fattore di tensione con il quale potrebbe confrontarsi il capo dello Stato francese: l'atteggiamento assunto da Parigi nei confronti Pechino. Tra i francesi, non sono pochi quelli che vorrebbero che le responsabilità cinesi nello scoppio e la diffusione della pandemia fossero riconosciute. Ma, nei primi quattro anni di mandato, il leader transalpino ha dato prova di essere forte con i deboli e piuttosto debole con i forti. Anche per questo, l'autunno di Macron potrebbe essere davvero molto caldo.
Tedros Ghebreyesus (Ansa)
Giancarlo Tancredi (Ansa)