2024-04-12
Macron cerca consensi da comandante in capo: «Riarmiamoci alla svelta»
Emmanuel Macron posa la prima pietra di una fabbrica di esplosivi a Bergerac (Ansa)
Il presidente francese ha posato la prima pietra di una nuova fabbrica di esplosivi. Poi ha chiesto di passare a una «economia di guerra». Ma l’elettorato resta freddo.Il presidente francese Emmanuel Macron ha indossato nuovamente l’elmetto per avviare la costruzione di una fabbrica di esplosivi e prepararsi all’eventualità della degenerazione del conflitto in Ucraina.Ieri il capo dello Stato francese si è recato a Bergerac, cittadina a un centinaio di chilometri a est di Bordeaux, sul sito produttivo di Eurenco, leader europeo delle polveri e degli esplosivi. È qui che sorgerà la nuova fabbrica. Ad accompagnare il presidente c’erano anche i ministri francesi dell’Economia, Bruno Le Maire, e della Difesa, Sébastien Lecornu. Secondo quanto riferito dall’Eliseo, la fabbrica di esplosivi inizierà a produrre nel primo trimestre 2025 e potrà produrre fino a 1.200 tonnellate di polvere all’anno. Tale produzione permetterà di riempire 500.000 cariche modulari per i cannoni.Durante la cerimonia di ieri, il leader d’Oltralpe ha detto che ci si è avviati in modo «duraturo» su un percorso che porterà a «un cambiamento geopolitico e geostrategico nel quale le industrie della difesa avranno un ruolo crescente». Poi, il leader d’Oltralpe ha ribadito la necessità per la Francia di passare ad una «economia di guerra» con l’obiettivo di continuare a sostenere l’Ucraina. Senza tanti giri di parole, Macron ha dichiarato che «lo sforzo» che bisogna compiere per aiutare Kiev è «urgente» ma anche «duraturo» perché «bisogna andare veloci, con forza e in modo massiccio». Secondo il presidente francese «il mondo di cui parliamo non si fermerà nel caso la guerra finisca domani perché è in corso un riarmo massiccio» da parte «della Russia e perché ovunque in Europa si vedono aumentare le spese militari e gli ordini» all’industria bellica. Macron ha anche parlato apertamente di «rilocalizzazione» della produzione della polvere da sparo. Ma il rilancio della produzione di esplosivi non è l’unico segnale della determinazione del presidente francese a riarmare il proprio Paese. Ad esempio, l’Eliseo ha fatto sapere che anche la produzione di bombe da 250 chilogrammi è stata rimpatriata al di là delle Alpi. Inoltre la produzione di cannoni Caesar è stata triplicata, invece quella dei missili Aster dovrà aumentare del 50% entro il 2026, anche se questi incrementi produttivi non sono sufficienti, secondo il ministro della Difesa.Non è la prima volta che il presidente francese parla della necessità di passare ad una «economia di guerra», la prima volta che ne aveva parlato era nel giugno 2022. Ma da qualche mese a questa parte, il leader parigino non perde occasione per spronare l’industria degli armamenti transalpina, in modo che intensifichi la produzione. E poi non bisogna dimenticare che poche settimane fa il capo dello Stato transalpino aveva ventilato l’ipotesi di inviare dei soldati occidentali in Ucraina. Le dichiarazioni di Macron avevano scatenato una serie di reazioni da parte degli alleati Nato e la risposta di Mosca non si era fatta attendere. Il 27 febbraio scorso, il portavoce dell’ambasciata russa a Parigi, Alexander Makogonov, aveva dichiarato su Bfm Tv che «l’invio di truppe a terra» sarebbe come oltrepassare una «linea rossa» che potrebbe «scatenare la Terza Guerra mondiale» tra «potenze nucleari». Le parole incendiarie dell’inquilino dell’Eliseo avevano reso necessario l’intervento della Nato, della Germania e degli Stati Uniti che hanno escluso l’invio di soldati in Ucraina.Quello che è inquietante è che anche in un momento di fortissime tensioni geopolitiche e di fronte al rischio concreto di un conflitto, Macron non si sia chiesto se fosse opportuno fomentare lo scontro. L’impressione è che il capo dello Stato d’Oltralpe sia più attento ai sondaggi elettorali in vista delle elezioni europee, che al rischio di allargamento del conflitto provocato da Vladimir Putin. D’altra parte, già nei giorni in cui il leader di Parigi faceva queste sparate, il gradimento per il suo partito era in caduta libera. Il sondaggio realizzato il 26 febbraio scorso da Ifop per Le Figaro-Lci-Sud Radio indicava infatti che il partito macronista Renaissance, non andava oltre il 19%. Invece il Rassemblement National di Marine Le Pen e Jordan Bardella si attestava al 31% delle preferenze. Ma il tono bellicoso non è bastato a migliorare i risultati di Renaissance nelle analisi demoscopiche. Anzi, nell’edizione del 12 febbraio dello stesso sondaggio, il partito presidenziale era sceso al 18% e il Rn al 28%. Come a dire che l’immagine di Macron comandante in capo delle forze armate non fa né caldo né freddo ai francesi. È presto per dire come reagiranno gli elettori dopo la posa della prima pietra della fabbrica di esplosivi ma la tendenza che sembra delinearsi, sempre secondo il sondaggio de Le Figaro (ormai diventato quotidiano) è che a due mesi dalle europee, Renaissance non se la passi molto bene e che debba fare i conti anche con un altro concorrente. Si tratta del Partito Socialista, che ieri si attestava al 12,5%, ovvero a meno di sei punti di distanza dalla formazione macronista, ferma al 18%.In ogni caso non bisogna dimenticare che, nel lontano 2017 pochi mesi dopo il suo arrivo all’Eliseo, Macron aveva ridotto le spese militari provocando, tra l’altro, le dimissioni dell’allora capo di Stato Maggiore, il generale Pierre de Villiers. Forse tra gli elettori francesi c’è chi ha la memoria lunga ed è impermeabile alle parole di Macron con l’elmetto.
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