2019-02-08
Macron disperato dichiara guerra all’Italia
L'Eliseo richiama l'ambasciatore da Roma bollando come «inaccettabili» le politiche del nostro esecutivo. È roba che non si vedeva dal tempo di guerra. Logorato sul fronte interno, il leader transalpino ha sbroccato.I giornali francesi sostengono che Emmanuel Macron sia un po' nervosetto. Da quando si è insediato all'Eliseo non c'è niente che gli vada per il verso giusto. Divenuto presidente, pensava che quello sarebbe stato il suo trampolino di lancio per costruirsi una carriera da statista europeo. Invece il suo si è rivelato un salto nel vuoto, con un alto rischio di schiantarsi a terra. Intendiamoci, guidare un Paese come la Francia, la cui grandeur s'è conservata solo nelle ambizioni, non dev'essere facile. Se ne accorse anche il predecessore di Macron, il quale venendo dopo Nicolas Sarkozy riteneva che la sua sarebbe stata una passeggiata. In realtà Francois Hollande capì subito che invece la camminata sarebbe stata sui carboni ardenti e per questo si consolò tra le braccia della giovane Julie Gayet, un'attrice per cui liquidò la compagna Valérie Trierweiler. Anche Sarkozy mitigò le tensioni dovute alle difficoltà del ruolo consolandosi con Carla Bruni. Al povero Emmanuel, invece, tocca Brigitte, più che una moglie una nonna, e le serate non devono essere particolarmente allegre.Risultato, ogni tanto monsieur le president si fa sopraffare dall'ira e gli scappa di picchiare i pugni sul tavolo per rimarcare di essere il comandante in capo. Dev'essere questa la ragione per cui ieri se l'è presa con l'Italia, richiamando l'ambasciatore. La sua non è stata una dichiarazione di guerra solo perché di questi tempi non si fanno le guerre. Ma se avesse potuto, Macron avrebbe schierato le sue truppe al confine, dando prova di avere i muscoli. Oddio, uno schieramento i francesi l'hanno già messo in atto, disponendo i gendarmi lungo la frontiera. I poliziotti di Parigi hanno l'ordine di non lasciar passare nemmeno uno spillo che sia immigrato. Dunque, non soltanto appena trovano che uno abbia varcato le barriere nazionali lo prendono e lo riportano indietro, ma ora si sono messi anche a setacciare i convogli ferroviari, bloccandoli fino a che non sono certi che a bordo non vi sia neppure un passeggero extracomunitario. A un capotreno italiano che si è azzardato a chiudere le porte prima che i doganieri avessero completato le perlustrazioni delle carrozze a caccia di stranieri, è stata contestata l'interruzione di pubblico servizio, con la minaccia di arresto. Nella foga di inseguire gli immigrati, una pattuglia transalpina ha addirittura sconfinato in casa nostra, rischiando a sua volta le manette.Insomma, i nervi sono tesissimi, e non sono certo quelli fra Italia e Francia, ma semmai quelli dell'inquilino dell'Eliseo. Il quale da settimane è nel mirino dei gilet gialli, che corteo dopo corteo hanno ottenuto che il presidente procedesse a passo di gambero, smontando una a una gran parte delle riforme su cui aveva basato la sua riscossa economica. I gilet gialli ormai sono l'ossessione di Macron, il quale li vede ovunque e li teme più di Marine Le Pen, convinto che vogliano spodestarlo. Così, quando ha visto che il grillino Luigi Di Maio si faceva fotografare in compagnia dei capi della rivolta, non ci ha visto più e ha richiamato l'ambasciatore. Neppure il dossier sulla Tav, che il vicepremier grillino gli aveva fatto recapitare come regalino, addirittura prima di mostrarlo a Matteo Salvini, è bastato a tranquillizzarlo. Il ramoscello d'ulivo dell'analisi costi-benefici non è parso sufficiente. Così Macron è andato alla guerra contro il nostro Paese, convinto che dopo le polemiche sul franco delle colonie e i selfie con i gilet gialli si fosse passato il segno, invadendo l'autonomia francese. Monsieur le president cerca insomma di fare un po' il gallo, arruffando le piume, nella speranza di dimostrare la sua forza e recuperare un po' nei sondaggi che lo vedono al minimo storico. Certo, l'argomento scelto per gonfiare il petto e mostrare i bargigli non è il più convincente possibile. Soprattutto se a fare l'offeso è colui che pochi mesi fa, rivolgendosi all'Italia, disse che la nostra posizione in fatto di immigrati «è vomitevole e immonda», denunciando «il cinismo e l'irresponsabilità del nostro Paese». Lo stesso capo di Stato che mesi fa ha ricevuto all'Eliseo Roberto Saviano come se si trattasse del capo di un'opposizione perseguitata in Italia.Tuttavia Macron deve aver pensato che se in Francia non gli riesce di mostrare il pugno di ferro, forse valeva la pena di provare a esibirlo fuori dai confini nazionali, confidando di dare prova della sua statura politica. Noi siamo del parere che forse sarebbero state sufficienti un po' di gocce di Xanax, così da non perdere la pazienza, ma tant'è. E alla fine anche questo scatto di nervi passerà. Ps. L'unico rischio che intravediamo è dato dal Pd, i cui vertici sono subito andati in soccorso del presidente francese, dissociandosi dai comportamenti della maggioranza pentaleghista. Essendo noto che da tempo nel Partito democratico non ne azzeccano una, c'è il pericolo che la solidarietà di Martina e compagni per Macron sia il bacio della morte.
(Guardia di Finanza)
In particolare, i Baschi verdi del Gruppo Pronto Impiego, hanno analizzato i flussi delle importazioni attraverso gli spedizionieri presenti in città, al fine di individuare i principali importatori di prodotti da fumo e la successiva distribuzione ai canali di vendita, che, dal 2020, è prerogativa esclusiva dei tabaccai per i quali è previsto il versamento all’erario di un’imposta di consumo.
Dall’esame delle importazioni della merce nel capoluogo siciliano, i finanzieri hanno scoperto come, oltre ai canali ufficiali che vedevano quali clienti le rivendite di tabacchi regolarmente autorizzate da licenza rilasciata dall’Agenzia delle Dogane e dei Monopoli, ci fosse un vero e proprio mercato parallelo gestito da società riconducibili a soggetti extracomunitari.
Infatti, è emerso come un unico grande importatore di tali prodotti, con sede a Partinico, rifornisse numerosi negozi di oggettistica e articoli per la casa privi di licenza di vendita. I finanzieri, quindi, seguendo le consegne effettuate dall’importatore, hanno scoperto ben 11 esercizi commerciali che vendevano abitualmente sigarette elettroniche, cartine e filtri senza alcuna licenza e in totale evasione di imposta sui consumi.
Durante l’accesso presso la sede e i magazzini sia dell’importatore che di tutti i negozi individuati in pieno centro a Palermo, i militari hanno individuato la presenza di poche scatole esposte per la vendita, in alcuni casi anche occultate sotto i banconi, mentre il grosso dei prodotti veniva conservato, opportunamente nascosto, in magazzini secondari nelle vicinanze dei negozi.
Pertanto, oltre al sequestro della merce, i titolari dei 12 esercizi commerciali sono stati denunciati all’Autorità Giudiziaria e le attività sono state segnalate all’Agenzia delle Dogane e dei Monopoli, per le sanzioni accessorie previste, tra le quali la chiusura dell’esercizio commerciale.
La vendita attraverso canali non controllati e non autorizzati da regolare licenza espone peraltro a possibili pericoli per la salute gli utilizzatori finali, quasi esclusivamente minorenni, che comprano i prodotti a prezzi più bassi ma senza avere alcuna garanzia sulla qualità degli stessi.
L’operazione segna un importante colpo a questa nuova forma di contrabbando che, al passo con i tempi, pare abbia sostituito le vecchie “bionde” con i nuovi prodotti da fumo.
Le ipotesi investigative delineate sono state formulate nel rispetto del principio della presunzione d’innocenza delle persone sottoposte a indagini e la responsabilità degli indagati dovrà essere definitivamente accertata nel corso del procedimento e solo ove intervenga sentenza irrevocabile di condanna.
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