2020-03-18
Ritornano i confini ma non per i migranti
L'Europa chiude le frontiere, ma non ai richiedenti asilo. Sì, non sto scherzando: un cittadino che non sia residente nel continente, anche se in stato di necessità, d'ora in poi e fino a nuovo ordine non potrà atterrare in un Paese della Ue, perché, per impedire la diffusione dell'epidemia provocata dal coronavirus, Bruxelles ha deciso il blocco totale degli arrivi. Tuttavia lo stop non varrà per i migranti, i quali potranno continuare a sbarcare nonostante il Covid-19.Ribadisco, anche se la notizia vi appare incredibile, non si tratta di una fake news, perché a spiegare che il divieto d'ingresso non si applica agli extracomunitari è stato il portavoce della commissione europea, tal Adalbert Jahnz, il quale, commentando la decisione presa da Bruxelles, a precisa domanda dei giornalisti ha risposto che «ogni restrizione deve essere bilanciata con il principio di non respingimento e gli obblighi del diritto internazionale». Tradotto, si possono rispedire a casa tutti gli altri, ma non i migranti: quelli bisogna per forza accoglierli, perché il coronavirus non riguarda i richiedenti asilo o presunti tali, quasi che il Covid-19 faccia distinzione fra profughi e non.Che poi dall'Organizzazione mondiale della sanità arrivi l'allarme per la situazione in Africa, dove si teme un'esplosione di contagi con l'aggravante che i sistemi sanitari di quei Paesi non sono in grado di reggere l'emergenza di una pandemia, è naturalmente un dettaglio che i cervelloni dell'Europa non considerano rilevante per sospendere - per lo meno in via precauzionale - l'accoglienza. Perché si possono chiudere gli aeroporti a chi è in viaggio d'affari o di studio, ma non i porti a chiunque si dichiari vittima di qualche cosa, fossero anche le mutazioni climatiche. Ovviamente la direttiva di Bruxelles riguarda principalmente l'Italia, perché è qui che si concentra il maggior numero di sbarchi. Dunque, un Paese che deve affrontare una pandemia ed è costretto a chiudere in casa i propri cittadini, privandoli del diritto di uscire e di fare quello che vogliono, non può chiudere la porta a chi arriva dall'Africa. Immaginiamo anche che, di conseguenza, le navi della Marina militare e della Guardia costiera saranno obbligate a continuare a prestare soccorso ai cosiddetti barconi, oppure a fare da scorta alle navi delle Ong che puntualmente si presenteranno nelle nostre acque territoriali. In pratica, mentre è costretta a fermare tutto, bloccando le proprie aziende per evitare che l'epidemia faccia altre vittime, l'Italia secondo la Commissione europea non deve interrompere l'industria degli sbarchi, lasciando che gli scafisti continuino indisturbati a fare affari d'oro sulla pelle dei profughi e, a questo punto si può dire, pure su quella degli italiani.Bruxelles ovviamente non si pone neppure il problema di un possibile contagio di chi, in questo caso, sarebbe costretto a prestare assistenza. Né si cura delle forze dell'ordine che, già impegnate a far rispettare il divieto di uscire di casa, dovrebbero preoccuparsi pure di altri migranti e della loro assistenza. Senza dire poi che forse, visto il momento, i soldi dei contribuenti dovrebbero essere impiegati per assistere gli italiani e non gli extracomunitari. Ma questa è l'Europa, un'unione di interessi che non è ancora riuscita a imporre regole certe per la distribuzione nell'area Schengen delle mascherine contro il coronavirus, ma detta legge sui migranti, decidendo anche che cosa debbano fare i singoli Stati. Naturalmente, quella che ci ingiunge di tenere i porti aperti mentre si chiudono le frontiere è la stessa Ue che fino a ieri plaudiva alla Grecia che fermava i siriani in fuga dalle bombe. Ovvio, quelli erano diretti in Germania, non in Italia. Perché «il principio di non respingimento e gli obblighi del diritto internazionale» valgono a giorni alterni e a seconda di quale Stato sia coinvolto. Ma allora tanto vale cambiare nome: anziché Unione europea chiamiamola Ipocrisia europea, perché di questo si tratta.