2019-05-04
Ma il migrante non viene penalizzato
Il magistrato afferma che il solo domicilio limiterebbe i diritti del profugo. Non è vero: garantiti i servizi primari. L'Anm contro il ministro: «Le sue parole ci delegittimano».Cosa sancisce la «vergognosa sentenza» del Tribunale di Bologna che ha scatenato le ire del ministro dell'Interno Matteo Salvini? In pratica obbliga il Comune del capoluogo emiliano a concedere la residenza a due migranti richiedenti asilo, che non erano stati iscritti all'anagrafe in virtù del decreto Sicurezza. Quindi la decisione si scontra con le disposizioni del provvedimento varato dal vicepremier leghista, che vieta l'iscrizione dei rifugiati. «Sentenza vergognosa, se qualche giudice vuole fare politica e cambiare le leggi per aiutare gli immigrati, lasci il tribunale e si candidi con la sinistra», commenta a caldo Salvini. «Ovviamente faremo ricorso contro questa sentenza, intanto invito tutti i sindaci a rispettare, come ovvio, la legge». Accogliendo il ricorso dei due migranti, il giudice Matilde Betti, che è stata uno dei candidati di Magistratura democratica - la corrente più di sinistra delle toghe - al Csm, scrive nel verdetto: «Questa interpretazione offre una lettura della norma coerente col quadro normativo costituzionale e comunitario, altrimenti di dubbia tenuta». Inoltre negare la residenza, secondo il magistrato bolognese, rende «ingiustificatamente più gravoso» l'esercizio di tutta una serie di diritti. Nelle carte si specifica quali: senza un documento di identità è difficile non solo avere un medico di base, ma anche prendere la patente, iscriversi a un corso professionale o aprire un conto in banca e quindi lavorare, dal momento che lo stipendio viene versato su conto corrente. In sintesi, il Tribunale di Bologna non accorda il permesso di soggiorno ma sostiene che in attesa di una decisione in merito, il richiedente asilo soggiorni un tempo sufficiente perché gli sia concessa l'iscrizione all'anagrafe necessaria a ottenere «i suoi diritti costituzionali». Quindi conclude Betti: «Nel rispetto degli articoli 2 e 10 della Costituzione, non può prevedersi una discriminazione nei confronti dei richiedenti asilo regolarmente soggiornanti che limiti il diritto alla iscrizione anagrafica».Se così fosse lo stesso ragionamento dovrebbe valere per tutti gli stranieri che presentano domanda, tuttavia fonti del Viminale sottolineano che sentenze di questo tipo non intaccano la nuova legge sulla sicurezza: non sono definitive, riguardano soltanto singoli casi e per modificare la norma serve un pronunciamento della Corte costituzionale, che non c'è.C'è poi da smentire il fatto che il richiedente asilo sia abbandonato a sé stesso: la legge del governo Conte assicura che abbia comunque diritto all'erogazione dei servizi primari, come il sistema sanitario o la scuola per i minori, che vengono garantiti con il solo domicilio. Il decreto prevede solo che il permesso di soggiorno per richiesta asilo, pur valendo quale documento di riconoscimento, non può essere utilizzato come documento valido l'iscrizione anagrafica. Il titolare di permesso di soggiorno per richiesta d'asilo potrà ottenere l'iscrizione anagrafica esibendo un altro documento valido a dimostrare la regolarità del soggiorno in Italia. Ma, ripetiamo, i servizi primari sono sempre garantiti dal semplice domicilio.Tornando al caso di Bologna a esultare è soprattutto il sindaco dem Virginio Merola, che per primo ha dato la notizia sul suo profilo Facebook: «Saluto questa sentenza con soddisfazione, il Comune la applicherà senza opporsi», scrive nel post, «il ministro Salvini fa propaganda ma i fatti lo smentiscono, è ingiusto negare la residenza ai richiedenti asilo». E conclude: «Un ministro fa ricorso ma non minaccia i giudici di essere di parte. Io rispetto la legge e applicherò la sentenza». Alla voce del primo cittadino si unisce anche il segretario della Cgil, Maurizio Landini: «Salvini deve sapere che le leggi devono rispettare la Costituzione e i giudici fanno rispettare la Costituzione».Che il decreto Sicurezza non rispetti la Carta è però solo una convinzione del sindaco del Pd, della Cgil e di alcuni giudici, visto che la Corte costituzionale non è mai intervenuta. Di certo gli esempi di magistrati che si ergono a legiferatori ci sono e in diversi campi. Salvini si augura infatti che si torni ad affrontare in Parlamento il tema della riforma della Giustizia, che «dovrà prevedere che anche i giudici, come tutti gli altri lavoratori, se sbagliano pagano. Perché in Italia a non pagare eventuali errori ci sono solo i giudici e Fabio Fazio». Immancabile la replica dell'Anm, l'Associazione nazionale dei magistrati, secondo cui le parole di Salvini «delegittimano la magistratura alludendo al fatto che le sentenze possano essere influenzate da valutazioni politiche»