2024-07-04
Il M5s bussa alla sinistra europea e si mette fuori dall’asse pro Ursula
Ursula von der Leyen (Ansa)
I pentastellati chiedono di entrare a sorpresa in The Left, insieme a Ilaria Salis e Carola Rackete. I Socialisti intanto fanno arrabbiare i Popolari proponendo più transizione e più tasse. Manfred Weber tende ancora la mano a Giorgia Meloni.Il copresidente di Ecr, Nicola Procaccini: «Il gruppo di Orbán non ci preoccupa. La coalizione della Le Pen si è ispirata al nostro schema. Gli elettori transalpini resistano alle demonizzazioni».Lo speciale contiene due articoli.A due settimane esatte dal voto di «fiducia» del prossimo 18 luglio, quando Ursula von der Leyen dovrà superare l’asticella dei 361 voti (segreti) al Parlamento europeo per insediarsi per la seconda volta alla guida della Commissione europea, continua la formazione dei nuovi gruppi. La sorpresa di ieri è che gli otto eurodeputati del M5s hanno chiesto di aderire al gruppo The Left, la sinistra di Bruxelles, quella che ospita anche Sinistra italiana, con Ilaria Salis e Mimmo Lucano. Un gruppo, è bene sottolinearlo, che si prepara a votare contro la riconferma di Ursula, in occasione della fiducia del prossimo 18 luglio. Cinque anni fa, invece, il M5s fu determinante con i suoi voti per far superare a Ursula lo scoglio del via libera dell’Eurocamera. Erano altri tempi, quelli in cui i pentastellati si definivano «né di destra né di sinistra» e infatti erano capaci di governare sia con la Lega con il Pd, a condizione, manco a dirlo, che a capo del governo ci fosse Giuseppe Conte. I parlamentari europei del M5s dovranno superare un «esame d’ammissione» per entrare nel gruppo europeo di estrema sinistra. «Guarderemo con attenzione», spiega la copresidente del gruppo The Left, Manon Aubry, «alla richiesta del M5s di aderire al gruppo. Avremo una riunione del bureau e in base a quello decideremo. Il nostro gruppo è stato sempre ambizioso sulla difesa dei diritti dei migranti, lotta contro i fascismi, difesa della giustizia climatica. Non faremo alcun compromesso su ognuno di questi temi. La porta al M5s è aperta ma ci sono chiare condizioni politiche. Quindi spetta a loro decidere. Ciò avviene anche in stretta collaborazione con Sinistra italiana, perché i nostri membri italiani finora del gruppo sono di Sinistra italiana. E abbiamo un grande rispetto per i membri delle nostre delegazioni», aggiunge la Aubry, «che sono presenti prima del M5s, loro sono aperti alla cosa e questo fa parte anche del contesto di ricomposizione della sinistra in Italia. La discussione con il M5s avverrà domani (oggi, ndr) e prenderemo una decisione entro la giornata. Abbiamo domande per loro e anche per la loro strategia in Italia. Ma la grande domanda è se loro si sentono parte della famiglia della sinistra o no». Negli ultimi cinque anni gli eurodeputati del M5s non hanno aderito a nessun gruppo. Dicevamo del «no» a Ursula: «L’indicazione del gruppo The Left al Parlamento europeo», chiarisce la Aubry, «è votare contro la conferma di Ursula von der Leyen per un secondo mandato alla Commissione europea. Per noi è chiaro che il gruppo della sinistra non farà parte della futura coalizione. Penso che milioni di cittadini siano stufi di questi accordi clandestini». Le parole della Aubry si riferiscono al metodo con il quale Popolari, Socialisti e Liberali si sono messi d’accordo per spartirsi le alte cariche della Ue, senza consultare nessuno. Un atteggiamento che rende necessaria la caccia al sostegno di altri gruppi, per non correre il rischio di una clamorosa bocciatura della Von der Leyen. Il corteggiamento nei confronti dei Conservatori di Ecr, guidati da Giorgia Meloni è costante: «Il presidente Sergio Mattarella», dice alla Stampa il presidente del gruppo del Ppe, Manfred Weber, «ha ragione quando dice che l’Italia deve essere rispettata. È il terzo Paese Ue più grande, membro del G7, fondatore dell’Ue. L’Europa è impensabile senza l’Italia. I nostri criteri sono chiari: essere europeisti, pro Ucraina e pro stato di diritto. Il partito di Marine Le Pen, per esempio, non risponde a questo identikit, mentre Fratelli d'Italia ha votato a favore del Patto migrazione, una misura fondamentale. Meloni, insieme ad Antonio Tajani, è un partner ragionevole a livello europeo. Il governo italiano difende gli interessi italiani, ma lavora in modo costruttivo ai tavoli europei», aggiunge Weber, che sottolinea come durante l’ultimo Consiglio europeo «non c’è stata un’atmosfera positiva» verso Roma. «C’è però un altro fronte», dice ancora Weber, «che riguarda il partito dei Conservatori europei. È chiaro che Ecr ha due facce: una è quella costruttiva, della quale fa parte, per esempio, anche il premier ceco, Petr Fiala, e poi c’è quella del Pis (i polacchi di Diritto e giustizia, ndr). E questa probabilmente è ancora una sfida per Fratelli d’Italia». Intanto continua la partita a scacchi tra i due principali gruppi, Popolari e Socialisti. Il Ppe è orientato a proporre una piattaforma sostanzialmente di centrodestra: transizione green molto ammorbidita, sì agli accordi con i Paesi come la Tunisia per contrastare l’immigrazione clandestina, via libera a centri in Paesi terzi per le procedure di rimpatrio sul solco dell’intesa tra Italia e Albania e un freno alla decarbonizzazione. I Socialisti rispondono con un programma messo a punto ieri che, almeno stando alle indiscrezioni, va nella direzione opposta: avanti con il green, più investimenti pubblici e più tasse.<div class="rebellt-item col1" id="rebelltitem1" data-id="1" data-reload-ads="false" data-is-image="True" data-href="https://www.laverita.info/m5s-bussa-sinistra-europea-ursula-2668681387.html?rebelltitem=1#rebelltitem1" data-basename="la-destra-francese-ci-ha-seguito" data-post-id="2668681387" data-published-at="1720033291" data-use-pagination="False"> «La destra francese ci ha seguito» Nicola Procaccini (Ansa) Le elezioni francesi, i nuovi assetti europei e lo spazio che compete all’Italia nel quadro che si sta delineando, su cui molto influirà il fatto se Rassemblement national entrerà a Matignon o meno, lunedì mattina. Quando manca poco più di una settimana alla seduta inaugurale dell'Europarlamento, che ci dirà se e come Ursula von del Leyen sarà rieletta a presidente della Commissione, abbiamo fatto il punto della situazione con Nicola Procaccini, eletto nuovamente co-presidente del gruppo Ecr nella seduta di costituzione che si è tenuta ieri, che ha certificato tra l’altro l’aumento dei componenti a 84 deputati, 16 in più della scorsa legislatura. Tra le notizie più importanti, la conferma che i polacchi del Pis non lasceranno Ecr, a dispetto di alcune indiscrezioni circolate nei giorni scorsi, e che Procaccini sarà affiancato proprio da un esponente del Pis, Joachim Brudzinski. Onorevole, partiamo dalla Francia. Il risultato del Rassemblement national, anche se in Europa non state nello stesso gruppo, è stato straordinario. «Mi lasci dire una cosa, innanzitutto: il Rassemblement national già al primo turno si è presentato in una coalizione che in qualche modo ricorda quella italiana, perché si è presentata con tutto il gruppo di Marion Maréchal, che ha lasciato Reconquète per non dividere il fronte destro e fa parte dell'Ecr. Stessa cosa riguarda Ciotti, che è il legittimo presidente dei Repubblicani, quindi non parlerei soltanto di Rassemblement national, ma parlerei di unione, di coalizione, con una parte anche moderata. E questa è una delle ragioni per cui chiaramente abbiamo visto con grande positività, ottimismo e speranza questo risultato ottimo». Come andrà a finire secondo lei? L’elettore moderato francese secondo lei cadrà ancora nel ricatto emotivo dell’emergenza democratica e voterà estrema sinistra? «Mi auguro che l’elettore francese resista alla tentazione come ha resistito quello italiano. E che decida di votare sulla base dei contenuti, non sulla base del solito tentativo di “mostrificare” l’avversario politico messo in campo dalla sinistra nelle sue varie sfaccettature. Le sinistre si rifiutano di confrontarsi nel merito, demonizzano in maniera da poter scappare dal confronto e quindi ottenere il consenso attraverso questa scorciatoia tremendamente antidemocratica». Passando alla dimensione europea, cosa pensa che potrebbe cambiare con un Macron così indebolito e con una destra rafforzata? Che il Rassemblement national prenda delle responsabilità di governo immagino non vi dispiaccia. «No, assolutamente perché sono sicuramente più affini a noi di quanto non sia la controparte, anche al Parlamento europeo. Poi c’è questa scelta incredibile nel Movimento 5 stelle di entrare a far parte del gruppo dell’estrema sinistra europea, quella di Carola Rakete, di Ilaria Salis eccetera. Perché anche quella è una notizia che onestamente lascia interdetti. Credo che peraltro sia una forma di inganno nei confronti dei loro elettori, perché se a questi avessero detto “votateci alle Europee” e noi entreremo nel gruppo dell’estrema sinistra con Rakete & Co., io non credo che avrebbero ottenuto quello che hanno portato a casa». Come vede la possibilità di Matteo Salvini di saldarsi con Viktor Orbán e con il gruppo di Visegrad, in attesa di vedere cosa succederà a Parigi? «Rispettiamo le scelte degli altri. Si tratta comunque di un gruppo che fa parte del lato destro del campo e quindi noi siamo sempre stati a favore della diversificazione dell’offerta della destra, perché questo strategicamente è molto più funzionale. Quindi noi siamo favorevoli a qualunque gruppo nasca sul lato destro». Ma non avete paura che poi vi incalzino da destra, soprattutto in caso di accordo sulle nomine Ue? «La trattativa in Ue come ho già detto non viene fatta dalla Meloni sulla scorta dell’appartenenza al gruppo politico, ma sull’Italia. Il nostro Paese chiaramente ha un diritto a una posizione importante nella Commissione europea. Questo indipendentemente dall’appartenenza a un gruppo politico o all’altro». Mi hai parlato prima dell’antisemitismo di Jean-Luc Mélenchon e della sinistra. Giorgia Meloni ha inviato una lettera al partito dopo l’inchiesta di Fanpage per dire che non c’è spazio dentro Fdi per razzisti, antisemiti e nostalgici. «Condivido parola per parola quello che ha scritto la Meloni, in particolare condivido una definizione che lei ha dato di ciò che accade in quell’inchiesta giornalistica, la definizione di “atteggiamenti macchiettistici”, perché di questo si tratta. Purtroppo quella gestualità, anche se non costituiva un pericolo reale di ritorno al fascismo, è stata utilizzata in maniera molto cinica dai nostri avversari, che si sono serviti di ragazzi come di utili idioti».
«Haunted Hotel» (Netflix)
Dal creatore di Rick & Morty arriva su Netflix Haunted Hotel, disponibile dal 19 settembre. La serie racconta le vicende della famiglia Freeling tra legami familiari, fantasmi e mostri, unendo commedia e horror in un’animazione pensata per adulti.